Usa 2024, i vertici Dem cercano di imporre Kamala Harris, strategia con doppia valenza
Harris rappresenta la continuità con Biden, ma anche un rischio che molti democratici non vogliono prendere
Joe Biden è ancora convinto di dover rimanere il candidato democratico per le prossime presidenziali. Nell'intervista rilasciata venerdì a George Stephanopoulos di ABC News, il presidente ha detto che solo un intervento di Dio onnipotente potrebbe convincerlo a farsi da parte. Rimane da vedere quale forma assumerà questo intervento: per ora si candidano per il ruolo divino il Senatore Mark Warner della Virginia, che punta a mobilitare altri ufficiali eletti per spingere Biden a ritirarsi, e alcuni grandi donatori, che hanno temporaneamente chiuso i rubinetti dei fondi per la campagna elettorale.
La strategia della Casa Bianca è duplice: da una parte Biden insiste su quanto di buono ha fatto, sostenendo che lui rimane la persona migliore per guidare il paese verso il futuro. L'argomentazione non convince i suoi critici: a sinistra, pochi contestano l'efficacia della sua presidenza, che va ben oltre quella dei suoi predecessori recenti, ma parlare dei successi passati non allevia le preoccupazioni riguardo alla sua fragilità di oggi, e soprattutto alla capacità di affrontare altri quattro anni e mezzo di impegno al massimo livello.
L'altra mossa è promuovere Kamala Harris. Si comincia a dire che l'unica alternativa sarebbe la Vicepresidente. Le motivazioni sono sia pratiche, riguardanti le regole elettorali, sia politiche, per evitare una rissa interna al partito che danneggerebbe le prospettive per novembre. Si parte dalla questione dei soldi: essendo candidata insieme a Biden, Harris potrebbe prendersi gli oltre 200 milioni di dollari nei conti della campagna elettorale, senza problemi legali. Un nuovo candidato dovrebbe rifarsi il fondo di guerra in modo indipendente, mentre i soldi di Biden andrebbero al partito, che formalmente non può coordinare con il candidato. È un tema reale, e i repubblicani stanno già studiando modi per contestare un eventuale cambio di candidato attraverso i tribunali. Ma se c'è la volontà politica, la questione finanziaria diventa secondaria, anche per via della grande energia che verosimilmente si sprigionerebbe nel mondo democratico se si dovesse voltare pagina.
Si parla anche dell'importanza di non rimuovere una candidata donna e afroamericana, che da vicepresidente dovrebbe essere l'erede naturale per la carica. Anche qui, una mezza verità: Harris sarebbe giustamente in pole position se si dovessero riaprire i giochi, ma se venisse considerata meno forte di un governatore o una governatrice di uno stato in bilico, anche i gruppi chiave dell'elettorato potrebbero capire, soprattutto perché sicuramente i democratici punterebbero su un'altra donna o un afroamericano per almeno uno dei due candidati di massimo livello.
C'è un tentativo genuino di riabilitare Harris da parte di alcuni gruppi democratici, convinti che la sua posizione avvantaggiata sarebbe molto utile per battere Trump. Sarebbe anche un modo di garantire la continuità con il gruppo di potere attuale, piuttosto che aprire ad un giovane governatore che potrebbe non accettare l'influenza del mondo Biden. Ma un altro sospetto è legittimo: proprio come hanno fatto con la decisione di ricandidarsi l'anno scorso, i suoi consiglieri potrebbero utilizzarla come arma per blindare il presidente: se l'unica possibilità oltre Biden è Harris, allora molti si convinceranno che il gioco non vale la candela.
La vicepresidente è poco popolare e ha delle evidenti debolezze, per esempio in merito all'immigrazione, dove non ha brillato nel suo ruolo di responsabile del tema. In più, nonostante la sua esperienza pratica, rimane caratterizzata per i temi culturali di sinistra, facile da etichettare come progressista della California e quindi lontana dalle sensibilità culturali della classe lavoratrice.
In realtà, Harris ha mostrato una vena molto pragmatica nella sua carriera, smarcandosi dai temi di sinistra quando le serviva politicamente. Ma le percezioni spesso sono più forti della sostanza. Siccome questa realtà potrebbe impedirle di vincere le elezioni di novembre, per i consiglieri dell'attuale presidente torna molto utile nel tentativo di mantenerlo in sella.
di Andrew Spannaus