Il suicidio delle Nazioni europee, tra la teoria del complotto e la realtà dell’Agenda 2030

Gli Stati Uniti sono malati terminali: è desolante osservare una Nazione democratica che offra ai propri cittadini una sfida presidenziale tra Biden e Trump

Qualche giorno a Ginevra, la lettura del saggio di Emmanuel Todd La Défaite de l’Occident e i risultati delle elezioni francesi e inglesi hanno reso più salda la mia convinzione che il Professor Klaus Schwab, il “suo” storico Yuval Noah Harari e i leader di Davos e di Aspen (Giorgia Meloni inclusa) siano soltanto pupazzetti manovrati dagli Straussiani.

Gli Stati Uniti sono malati terminali: è desolante osservare una Nazione democratica che offra ai propri cittadini una sfida presidenziale tra Biden e Trump e al tempo stesso pretenda di esportare la democrazia e di governare il mondo grazie alle organizzazioni sovranazionali.

Le ipotesi più accreditate e realistiche sono due: o al Dipartimento di Stato ci sono degli idioti, o le politiche che a noi sembrano suicide sono dettate da una precisa strategia.

Personalmente, propendo per quest’ultima ipotesi.

Nel suo magistrale saggio, Emmanuel Todd non menziona mai gli Straussiani. Parla invece di neocon. La differenza non è terminologica. Leo Strauss “…inculcava il principio della nobile menzogna, ritenendo moralmente giusto mentire per un fine superiore – il potere – una condotta da applicare all’attività pubblica degli iniziati, a partire dall’agitazione dei suoi seguaci contro le lezioni di docenti di avverso orientamento. Il fine era una sorta di lotta continua applicata alla geopolitica. Uno Stato deciso a sopravvivere e a esercitare volontà di potenza (Nietzsche fu uno dei riferimenti di Strauss) deve essere permanentemente in guerra. Un coacervo di idee che influisce sulla politica estera americana da decenni, trascinato dall’influenza nell’economia, nella cultura, nei “pensatoi” riservati (think tank). L’intera architettura geopolitica e di guerra ibrida dispiegata dagli Usa dalla caduta del comunismo sovietico è stata impostata e spesso dominata dagli straussiani, presenti in ruoli chiave nelle amministrazioni sia democratiche che repubblicane.” (Roberto Pecchioli).

Gli Stati Uniti d’America sono una nazione che ha fatto dell’espansione continua una necessità vitale. Prima la conquista dell’Ovest (con lo sterminio dei nativi americani), poi la messa in atto della teoria del “destino manifesto”, ossia la convinzione che Dio abbia assegnato una missione speciale agli USA, consistente nell’espansione continua, quindi l’idea del “momento unipolare”, espressa da Charles Krauthammer.

Ricordiamoci sempre le parole del Presidente americano Woodrow Wilson: «È stato come se la Provvidenza di Dio avesse mantenuto intatto un continente, in attesa di un popolo pacifico che amasse la libertà e i diritti dell’uomo al di sopra di ogni cosa, affinché venisse e mettesse in piedi una repubblica altruista (an unself­ish commonwealth)» (Selected addresses and public papers of Woodrow Wilson, 1918, p. 127).

Quel popolo pacifico, ci tengo a ribadirlo, ha sterminato i nativi americani (per chi fosse interessato ad approfondire, suggerisco il classico Seppellite il mio cuore a Wounded Knee di Dee Brown o An Indigenous Peoples’ History of the United States di Roxanne Dunbar-Ortiz) e si è arrogato il compito di fungere da “poliziotto del mondo”.

Immagino che giunti a questo punto della lettura vi stiate indisponendo: “La solita arringa contro gli americani…”.

Sì, lo ammetto, sono diventato visceralmente antiamericano. Nonostante abbia studiato in Canada (o forse proprio per quello).

Non credo alle favole, al mito, alla propaganda. L’avere contribuito alla liberazione dell’Europa dal nazifascismo è un merito (e vale anche per l’Armata Rossa), ma non giustifica la presenza di oltre 120 basi militari sul nostro territorio (la recente pretesa di costruire una base nella tenuta presidenziale di San Rossore è semplicemente rivoltante e dà la misura della nostra sudditanza).

Ma mi preme indicare una chiave di lettura “oggettiva”. E credo che si debbano prendere in seria considerazione due elementi: il primo è il progetto mondialista. E’ sempre più chiaro che il concetto di Stato nazionale – almeno per noi europei – sia superato. La devoluzione di sovranità è evidente in materie chiave come l’emissione di moneta, la difesa e la salute pubblica (e non ho menzionato queste materie a caso ma perché la devoluzione è stata fatta atre soggetti diversi). Mentre una parte del mondo persegue un progetto basato sulla sovranità degli Stati nazionali (il multilateralismo dei BRICS), l’Occidente da decenni la demolisce. Idiozia o fine scientemente perseguito?

Io non voglio credere che gli Straussiani siano un gruppo di idioti. Credo piuttosto che lavorino alla realizzazione del governo mondiale. Vecchio progetto utopico che ha avuto celebri sostenitori (dai membri della Fabian Society come Aldous Huxley al misterioso conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi).

L’instaurazione di un governo mondiale richiede il superamento degli Stati nazionali. La cancellazione della cultura (o meglio dell’identità nazionale) tramite la cancel culture, il rimescolamento delle popolazioni tramite i fenomeni migratori, lo svuotamento di potere dei governi nazionali, la diffusione di un ateismo ignorante e privo di riflessioni (che elimina uno dei più forti elementi identitari di una comunità), il nichilismo e i nuovi culti secolari come l’ideologia green sono tutti elementi osservabili da chiunque di noi.

Quello che è meno evidente è che tutto il sistema finanziario Occidentale, vale a dire la spina dorsale di ogni aggregazione umana, è del tutto dipendente dalla tecnologia americana: non so se esista un "master switch" di internet, ma so per certo che senza internet nessun operatore - non soltanto finanziario - può svolgere la propria attività. Pensate soltanto a tutto l'home banking, o alla piattaforma usata da noi avvocati per i depositi, ormai obbligatoriamente telematici.

La Russia ( meglio sarebbe dire Vladimir Putin) ha avuto la lungimiranza di rendersi indipendente dal circuito Swift e di rifiutare le profferte dei cravattari del mondo.  

Ovviamente, la stampa mainstream ridicolizza il fenomeno in atto. Non scrive: siamo allo scontro tra due idee di progresso antitetiche: quella americana, che prevede la totale distruzione dell’identità nazionale (portata avanti con strumenti quali i media e l’industria dell’intrattenimento) per giungere al governo mondiale, punto di arrivo della filosofia del “destino manifesto” e del “momento unipolare” contro quella dei BRICS, che persegue il multilateralismo nei rapporti tra Stati nazionali sovrani con una precisa identità nazionale.

Noi non abbiamo facoltà di scelta. Senza sovranità monetaria e soprattutto totalmente dipendenti dagli americani in materia informatica siamo destinati a restare la sede di basi militari da cui partiranno (come già partono) gli attacchi a quelle Nazioni che rifiuteranno il progetto mondialista.

di Alfredo Tocchi