Preoccupazioni per la destra in Francia, gli “estremisti” potrebbero aumentare la spesa sociale

L’Europa rischia una nuova crisi perché non ha il coraggio di non respingere l’ideologia dei parametri monetari

Arrivano gli estremisti, e l’Europa trema. Secondo un sondaggio recente, nelle elezioni francesi indette dal presidente Emmanuel Macron, è avanti il Rassemblement National di Marine Le Pen al 34%, addirittura sopra il risultato delle europee, seguito dalla sinistra del Nuovo Fronte Popolare al 29%. Il Renaissance di Macron ha recuperato qualche punto, ma rimane terzo al 22%. Potrebbero crescere ancora i centristi, in risposta all’appello del presidente “contro gli opposti estremismi”, ma sembra difficile una rimonta tale da cambiare il quadro generale entro pochi giorni.

I mercati finanziari hanno reagito male alla prospettiva di un governo in mano ai partiti fuori dal mainstream, facendo calare la borsa di Parigi e alzare i tassi sui titoli di stato francesi. Il paese ha già un deficit al 5% del PIL, e si teme che i programmi del Rassemblement National e del Nuovo Fronte Popolare peggiorerebbero la situazione. Si tratta di promesse come indicizzare le pensioni all’inflazione e ridurre le accise sui carburanti, l’elettricità e il gas. La sinistra propone anche di aumentare in modo significativo la spesa per i servizi pubblici.

I populisti, cioè, vogliono aiutare la popolazione ad affrontare l’alto costo della vita; questa strategia è chiaramente incompatibile con le regole economiche dell’Europa e la promessa fatta da Macron di riportare il deficit al 3% entro il 2027. Secondo alcuni analisti, la scommessa del presidente è che una volta al governo questi partiti si troveranno in difficoltà, poiché dovranno adeguarsi ai parametri di fronte alle pressioni di Bruxelles e dei mercati.

C’è un’altra possibilità, però: potrebbero anche infischiarsene e mettere alla prova il sistema, affermando il primato del benessere sociale rispetto ai parametri di bilancio. Sarebbe una scommessa interessante ma pericolosa per l’Unione Europea, in quanto rischierebbe di minare la fiducia nei trattati comuni e aprire la porta alla ribellione in altri paesi. Il re potrebbe trovarsi nudo, di fronte al governo di un paese importante che si rifiuta di inchinarsi.

Si dice spesso che sono le crisi a far andare avanti l’Europa. In questo caso potrebbe anche succedere, almeno in teoria. La Banca Centrale Europea ha la possibilità di acquistare i titoli del debito pubblico per combattere le pressioni dei mercati. È difficile pensare che i dirigenti UE vorranno farlo per difendere i paesi con il deficit eccessivo, ma per evitare uno sfaldamento del sistema, potrebbero essere costretti a rompere con gli schemi del passato se il governo di uno stato membro anteponesse le istanze degli elettori alle pressioni della finanza.

di Andrew Spannaus