Nomine Ue, salta l'accordo a Bruxelles, Meloni gela von der Leyen: "Non faccio accordi già confezionati"
Popolari, socialisti e liberali hanno provato a confermare ex ante la maggioranza della legislatura precedente, un 'dispetto' che non è piaciuto al premier ungherese Viktor Orbán
Nulla da fare, nessun accordo raggiunto sulle nomine Ue nella cena di ieri sera a Bruxelles nella cena tra 27 capi di stato e di governo. La decisione è rinviata tra 10 giorni, anche perché all'Italia l'idea di un "pacchetto già confezionato" come dichiarato da Meloni, non piace. Popolari, socialisti e liberali hanno provato a confermare ex ante la maggioranza della legislatura precedente, un 'dispetto' che non è piaciuto al premier ungherese Viktor Orbán: "La volontà dei cittadini europei è stata ignorata oggi a Bruxelles. Il risultato delle elezioni europee è chiaro: i partiti di destra si sono rafforzati, la sinistra e i liberali hanno perso terreno. Il PPE alla fine si è alleato con i socialisti e i liberali: oggi hanno fatto un accordo e si sono divisi i posti di comando della UE".
Nomine Ue, salta l'accordo a Bruxelles, Meloni gela von der Leyen: "Non faccio accordi già confezionati"
Nella cena informale tra i 17 per decidere sulle nomine Ue, si è parlato di chi dovrebbe andare a ricoprire i ruoli di vertice: Commissione europea, Consiglio europeo, Parlamento europeo e Alto rappresentante per gli Affari esteri, ma l'accordo sembra ancora in alto mare. I nomi sui quali si discute sono i seguenti: von der Leyen, Antonio Costa, Roberta Metsola (riconferma) e Kaja Kallas. Una partita a scacchi dove ognuno vuole giocare la sua parte. Ne è un esempio la posizione dell'Italia, col viceministro Tajani che reclama la vicepresidenza della Commissione. La Meloni a margine del G7 aveva detto: "Quello che mi interessa è che l'Italia abbia il ruolo che le spetta nella scelta dei commissari europei e che l'Europa comprenda il messaggio dei cittadini europei". Tra le ipotesi che girano, quella di Elisabetta Belloni commissario alla Difesa, o di Daniele Franco alla delega alla Concorrenza.
Meloni sembra essere fuori dall'accordo per il bis di von der Leyen, almeno stando a quanto dichiarato dal premier polacco Donald Tusk: "Non è mio compito convincere Meloni; abbiamo già una maggioranza con Ppe, liberali, socialisti e altri piccoli gruppi, la mia sensazione è che sia già più che sufficiente". Replica Tajani: "Credo che non si possano chiudere le porte ai Conservatori perché una realtà così variegata come il Parlamento europeo non può chiudersi in una maggioranza a tre: bisogna mantenere il dialogo".
La linea di Tusk è quella adottata dal cancelliere Scholz: "È chiaro che in Parlamento non deve esserci alcun sostegno per il presidente della Commissione che si basi su partiti di destra e populisti di destra", secondo cui le europee "hanno portato una maggioranza stabile" delle stesse forze politiche "che finora hanno lavorato a stretto contatto in Parlamento. Viviamo in tempi difficili ed è importante sapere presto cosa succederà in Europa".