Netanyahu equiparato ai capi di Hamas, Israele si lamenta, ma deve rispondere per l’uccisione intenzionale delle famiglie

Le rivelazioni sul bombardamento dei militanti mentre sono a casa smentiscono le obiezioni sulla cautela dimostrata dall’esercito israeliano

La decisione del procuratore capo della Corte penale internazionale ha fatto scalpore: chiede un mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant. Secondo Karim Khan, sono responsabili di crimini contro l’umanità, come lo sono i capi di Hamas, Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismail Haniyeh.

Per il premier si tratta di uno smacco enorme, essere messo sullo stesso livello dei suoi avversari. Netanyahu esprime il suo sdegno per la decisione di equiparare “i mostri di Hamas ai soldati dell’esercito israeliano, le forze militari più morali del mondo”. Parole già pronunciate in questi mesi, ma che forse Shakespeare liquiderebbe con la famosa battuta: “he doth protest too much”, cioè che il personaggio nega l’addebito con troppo entusiasmo, facendo pensare che sia vero il contrario.

I numeri li conosciamo tutti: un livello altissimo di morti tra i civili, che raggiunge l’un per cento dell’intera popolazione di Gaza. Per Tel Aviv si tratta di danni collaterali, l’effetto inevitabile dell’imperativo di distruggere Hamas. Anzi, ci raccontano delle precauzioni che prendono per evitare vittime innocenti, come avvertire prima di lanciare degli attacchi.

Le rivelazioni sui metodi dell’IDF, però, sono drammatiche. Qualche settimana fa la rivista +972, fondata nel 2010 da un gruppo di scrittori progressisti israeliani, ha raccontato l’uso di sistemi di intelligenza artificiale da parte dell’esercito per scegliere i bersagli da assassinare tra gli operatori di Hamas e della Jihad islamica palestinese.

Secondo sei funzionari dell’intelligence israeliana citati dalla rivista, all’inizio del conflitto la lista generata dal sistema “Lavender” veniva approvata senza pensarci due volte, pur sapendo che nel 10 per cento dei casi si trattava di errori.

La notizia più scioccante riguarda un altro sistema automatizzato, con il nome “Where’s Daddy?”. Eh sì, perfino nel nominare il software i militari fanno riferimento alle famiglie dei militanti, indicando la strategia seguita: come raccontato sempre dalle fonti interne, l’esercito decide espressamente di colpire gli individui sulla lista mentre sono a casa. Perché così è più facile.

“Non eravamo interessati a uccidere gli operatori solo quando si trovavano in un edificio militare o erano impegnati in un'attività militare," ha detto uno degli ufficiali ai giornalisti. “Al contrario, l'IDF li bombardava nelle loro case senza esitazione, come prima opzione. È molto più facile bombardare la casa di una famiglia. Il sistema è costruito per cercarli in queste situazioni."

In questo modo, per uccidere un singolo bersaglio ci va di mezzo tutta la famiglia, ma anche di più: i sistemi di intelligenza artificiale sono programmati per permettere fino a 20 morti collaterali. Altre fonti dicono che il limite è stato abbassato prima a 15, e fino a 5 ad un certo punto, prima di risalire perché così rendeva troppo difficile bombardare quando gli individui erano insieme alla famiglia.

Questi sono i ragionamenti dei capi dell’esercito “più morale del mondo”. Elementi che vanno a confermare l’impressione di una campagna militare senza preoccupazioni per le decine di migliaia di civili uccisi. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che la Corte penale internazionale metta Netanyahu sullo stesso piano dei suoi avversari.

di Andrew Spannaus