Iran, aperta inchiesta su morte Ebrahim Raisi, elezioni il prossimo 28 giugno, Mohammad Mokhber presidente ad interim
Il leader iraniano Khamenei ha annunciato cinque giorni di lutto nazionale per la morte del presidente
Le elezioni presidenziali in Iran sono programmate per il 28 giugno. Questo si apprende dalle fonti locali, che aggiungo che i funerali del presidente iraniano Ebrahim Raisi si terranno martedì a Tabriz, mentre il leader iraniano Khamenei ha annunciato cinque giorni di lutto nazionale per la morte del presidente Raisi. Il tutto mentre è stata aperta una inchiesta per capire effettivamente cosa sia successo nell'incidente di ieri sera, domenica 19 maggio.
Iran, aperta inchiesta su morte Ebrahim Raisi, elezioni il prossimo 28 giugno, Mohammad Mokhber presidente ad interim
A causa della morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi, morto nell'incidente che ha coinvolto l'elicottero sul quale viaggiava insieme al suo entourage, il suo primo vice Mohammad Mokhber ha assunto la presidenza con il compito di preparare nuove elezioni entro i prossimi 50 giorni. Elezioni che però dovrebbero tenersi il prossimo 28 giugno, come filtra da alcuni fonti vicine al governo iraniano. Intanto le spoglie di Raisi e delle altre vittime (almeno otto secondo la stampa iraniana) sono state portate a Tabriz, dove martedì dovrebbe avere luogo una cerimonia funebre. Tutte le attività culturali e artistiche in Iran saranno sospese per sette giorni, mentre la Guida suprema Ali Khamenei ha decretato cinque giorni di lutto nazionale. Come detto, è stata aperta anche un'inchiesta sull'incidente.
Ebrahim Raisi, chi è il presidente iraniano morto
Ebrahim Raisi è nato il 14 dicembre 1960 a Mashhad, è cresciuto in una famiglia clericale e ha ricevuto un'educazione religiosa. Come riporta l'Enciclopedia britannica, ha partecipato attivamente agli eventi del 1978-79 che portarono lo Scià all'esilio e all'istituzione di un sistema di governo basato sulla visione di Khomeini, dato che dopo la rivoluzione iraniana si dedica fin dall'inizio della sua carriera a sostenere il nascente regime contro l'opposizione interna.
Nel 1985 ha assunto il ruolo di procuratore aggiunto a Teheran. Nel 1988, durante la guerra Iran-Iraq, Khomeini ordinò l'esecuzione di migliaia di prigionieri politici che accusò di collaborare con l'Iraq, nominando Raisi in un comitato incaricato di determinare se i prigionieri fossero o meno leali al governo. Per il suo coinvolgimento nell'esecuzione di massa di migliaia di prigionieri politici è stato sanzionato dagli Stati Uniti.
Dopo l'ascesa al potere di Ali Khamenei nel 1989, Raisi iniziò la sua scalata nel sistema giudiziario iraniano. Raisi si è costruito un'immagine di critico del governo, dotato di principi e molto duro nei confronti della corruzione.
Nel 2017 si scontrò con Hassan Rouhani alle elezioni presidenziali. Raisi criticava Rouhani per aver concluso l'accordo nucleare internazionale JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action).
Dopo la sua nomina a capo della magistratura nel 2019, Raisi ha immediatamente perseguito casi di corruzione contro funzionari governativi e importanti uomini d'affari, anche se in modo selettivo.
Quando si è candidato alle elezioni presidenziali del 2021, ha continuato a presentarsi come difensore contro la corruzione del governo. Ha espresso sostegno alla negoziazione di un accordo nucleare internazionale che tenesse conto degli interessi iraniani.
Negli ultimi anni della presidenza di Raisi ci sono state moltissime proteste per la morte in custodia di Mahsa Amini, avvenuta nel 2022. La 22enne curdo-iraniana era stata arrestata con l'accusa di aver violato il rigido codice di abbigliamento della Repubblica islamica per le donne, non indossando correttamente il velo. La sua morte ha provocato un'ondata di proteste a livello nazionale e all'estero, duramente represse in patria.