Lunedì si apre il processo a Trump per i pagamenti a Stormy Daniels, con conseguenze per la corsa alla Casa Bianca
Falliti gli ultimi tentativi di rinvio, il Tycoon ha ben presente il rischio di perdere sostegno in caso di una condanna
Per la terza volta in appena una settimana, la richiesta di rinviare il primo procedimento penale nei confronti di Donald Trump è stata respinta dai tribunali di New York. Ora si attende l'inizio della selezione della giuria lunedì prossimo, il 15 aprile, salvo sorprese dell'ultimo momento.
L'accusa è quella di aver falsificato i libri contabili aziendali nel caso del pagamento alla pornostar Stormy Daniels di 130.000 dollari, allo scopo di evitare la rivelazione di rapporti sessuali tra i due poco prima delle elezioni presidenziali del 2016. Il procuratore Alvin Bragg afferma che l'atto di falsificazione sia connesso a un secondo reato, relativo alla violazione delle norme sul finanziamento delle campagne elettorali. In altre parole, insabbiare la pubblicazione del racconto della Daniels sarebbe stato vantaggioso per la candidatura alla Casa Bianca, il che consente di riclassificare il reato come più grave rispetto alla semplice alterazione dei libri contabili.
I tentativi del Tycoon di ottenere un rinvio sono stati numerosi. Ha chiesto ai tribunali di accertare un conflitto d'interesse per il giudice Juan Merchan, la cui figlia fa la consulente per il partito democratico. Ha anche chiesto di spostare il processo in un'altra giurisdizione, visto che, nonostante la sua provenienza da New York, la città è vista come decisamente sfavorevole per l'ex presidente, e di abrogare "l'ordine di bavaglio" imposto dal giudice che non permette a Trump di criticare pubblicamente i procuratori, i testimoni e il personale giudiziario. Rimane l'ultima possibilità, quella di ricorrere alla Corte d'Appello in composizione collegiale, ma le probabilità di un intervento per fermare il processo in extremis sono molto basse.
Dei quattro processi che attendono Trump, questo è il primo che si terrà, e forse l'unico che potrà completarsi prima delle prossime elezioni presidenziali. Negli altri, la strategia del rinvio di Trump, insieme alla lentezza iniziale delle procure che hanno aspettato anni dopo gli eventi del 6 gennaio prima di emettere gli atti d'accusa, rendono improbabile la conclusione entro il 5 novembre, data del voto.
Inizialmente l'accusa di New York è stata considerata quella più debole tra le quattro, in quanto frutto di un teorema non ancora testato, quello appunto del legame tra i due reati separati. Inoltre, le conseguenze per Trump sarebbero minori rispetto a una condanna per aver cercato di ribaltare le elezioni: rischia delle sanzioni e fino ad un massimo di 4 anni di prigione. E anche in caso di condanna, rimarrebbe libero fino a dopo la data del voto, in attesa dell'appello.
In ogni caso, le prospettive per il tycoon non sono positive. Lui lo sa bene, ed è per questo che fa ogni tentativo per evitare di finire in aula nelle prossime settimane. Un recente sondaggio Reuters/Ipsos conferma che una condanna nel processo di New York avrebbe comunque degli effetti deleteri per Trump nella campagna elettorale. Il 65% degli intervistati afferma che si tratta di accuse serie, compreso il 40% dei repubblicani e due terzi degli indipendenti.
Dunque in caso di condanna è probabile che l'ex presidente perderebbe il sostegno di alcuni elettori, una dinamica che potrebbe determinare la sconfitta nel voto presidenziale. Rimane l'incognita dell'effettiva forza di Biden, presidente anziano che viene visto come debole e inefficace da molti elettori. Tuttavia, nelle ultime settimane il vantaggio di Trump nei sondaggi, sia nazionali che negli Stati in bilico, ha cominciato a cedere. La strada è ancora lunga, e molto accidentata, per il Tycoon.
Di Andrew Spannaus