Usa, i repubblicani segnano vittorie contro l'aborto, ma rischiano di perdere le elezioni proprio per via dell'aborto

Due nuove sentenze per restringere il diritto all'aborto mettono in difficoltà Trump, che cerca di correre ai ripari

Il movimento contro l'aborto negli Stati Uniti ha messo a segno due vittorie significative negli ultimi giorni. In Florida la scorsa settimana la Corte Suprema dello stato ha ritenuto legittimo l'attuale divieto di abortire dopo la 15ma settimana di gravidanza, e ha anche spianato la strada a una nuova legge ancora più restrittiva, che permetterà la procedura solo per le prime sei settimane.

La Corte Suprema dell'Arizona, invece, ha emesso una sentenza il 9 aprile che riporterà in vigore un divieto totale dell'interruzione della gravidanza risalente al 1864, un'epoca quando l'Arizona non era ancora formalmente uno stato americano, e infuriava la Guerra Civile.

Queste decisioni sono frutto della storica sentenza Dobbs della Corte Suprema degli Stati Uniti emessa a giugno 2022, che ha ribaltato il diritto costituzionale all'aborto, rimandando la decisione ai singoli stati. Da allora, molti stati conservatori hanno emanato leggi restrittive, limitando fortemente l'accesso all'aborto nel Sud del paese e in alcuni stati del West.

La sentenza è stata il culmine di un movimento antiaborto durato 50 anni negli Stati Uniti, cavalcata da Donald Trump nella sua corsa alla Casa Bianca nel 2016. Il Tycoon aveva promesso di nominare giudici conservatori alla Corte Suprema e ha avuto l'opportunità di sceglierne addirittura tre, cementando una supermaggioranza conservatrice in termini culturali. Alcuni dei nuovi giudici avevano negato l'intenzione di cambiare la legge sull'aborto durante le audizioni per la conferma al Senato, ma ci sono voluti meno di due anni per una svolta che ha portato ad uno sconvolgimento della legislazione in materia.

Ironicamente, chi sta pagando il prezzo politico per questo cambiamento è proprio il partito repubblicano, che aveva fatto dell'aborto una questione centrale per anni. E lo stesso Trump, che comunque si vanta di aver creato le condizioni per l'eliminazione del diritto all'aborto, ha mostrato subito le sue preoccupazioni per gli effetti elettorali.

Nel 2022, pochi mesi dopo la sentenza Dobbs, i democratici hanno fatto molto meglio del previsto nelle elezioni di medio termine, in cui la questione dell'aborto ha svolto un ruolo importante nel mobilitare le donne e i progressisti più in generale. Nel 2023, ci sono stati altri segnali del peso del tema, in quanto gli elettori in alcuni stati che votano sempre per i repubblicani alle elezioni politiche hanno dimostrato di essere contrari ai divieti. Un esempio è il Kansas, dove nel 2020 Trump ha battuto Biden di 15 punti: un tentativo di vietare l'aborto nello stato è stato sconfitto in un referendum con un margine di quasi 20 punti.

Mentre gli iper-conservatori gioiscono, e pianificano i prossimi passi verso un divieto totale, compreso dell'aborto farmacologico, il Tycoon cerca invece di distanziarsi dalle decisioni impopolari. Ha affermato che la Corte dell'Arizona ha esagerato, e ha perfino detto che la governatrice democratica dello stato sistemerà le cose. Ha anche negato l'intenzione di firmare un divieto nazionale se tornasse alla Casa Bianca, nonostante le indiscrezioni degli ultimi mesi che indicavano la sua preferenza per restringere il periodo di interruzione alle prime 15 o 16 settimane della gravidanza.

Ora Trump insiste che la decisione deve rimanere nelle mani degli elettori e dei politici dei singoli stati. Rievoca la dottrina degli "states' rights", storica visione che mira a limitare il più possibile il potere del governo federale. Oltre a fare riferimento ad un passato molto problematico – era il grido di battaglia dei secessionisti che difendevano il diritto di tenere gli schiavi – di fatto avvalla il movimento per vietare l'aborto in ampie zone del paese.

Trump spera di trovare una via di mezzo sulla questione, per evitare conseguenze negative nel voto presidenziale, ma i democratici si stanno muovendo rapidamente per sfruttare la situazione. In molti stati, compresi alcuni fondamentali per la vittoria a novembre come la stessa Arizona, stanno preparando dei referendum per sancire il diritto all'aborto. Si tratta di una riedizione della strategia utilizzata nel 2004 dai repubblicani contro il matrimonio omosessuale: portare più elettori alle urne utilizzando un tema culturale controverso, e così aumentare il sostegno per la propria parte anche nel voto politico nazionale.

Di Andrew Spannaus