La follia delle regole europee sul deficit e sul debito, che non rispecchiano la realtà del funzionamento dell'economia
L'imminente procedura per deficit eccessivo appartiene a un modello vecchio che non favorisce la crescita reale
La Commissione europea si prepara ad avviare una procedura per deficit eccessivo nei confronti di 12 paesi europei, come anticipato dal Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Questo sembra essere un passo necessario, considerando la fine della sospensione del Patto di Stabilità e Crescita, che è stato temporaneamente abbandonato per affrontare l'emergenza pandemica negli ultimi anni.
Ora l'Europa tornerà alla gestione ordinaria, alle sue regole monetarie che sono state definite "troppo rigide", "arbitrarie" e anche "stupide" da vari politici nel corso degli ultimi anni. Lo scorso anno è stato anche fatto un lavoro per riformare il Patto, aggiustando il modo in cui vengono calcolati i criteri, ma senza modificare l'approccio di base, cioè che spendere troppo danneggia l'economia. Di conseguenza, l'obiettivo deve essere sempre quello di raggiungere il pareggio di bilancio e ridurre gradualmente il debito pubblico.
Entrambi questi obiettivi sono sbagliati e non riflettono la realtà di come funziona l'economia. Prima ancora di considerare gli aspetti tecnici, è sufficiente riflettere sul concetto generale: se la quantità di moneta in un dato paese non aumenta, si finisce in un gioco a somma zero. In altre parole, per fare investimenti sono necessarie risorse nuove, altrimenti si finisce semplicemente per spostare i fondi da una parte all'altra.
Questo è il paradigma che ci è stato presentato per decenni. Si presume di raccogliere denaro attraverso le imposte e poi utilizzarlo per coprire i costi e fare nuove spese. Quindi o si tolgono risorse alla popolazione - e nel migliore dei casi ai più ricchi - oppure si attinge al "mercato", e magari ad altri paesi come la Cina.
Tuttavia, la storia ci insegna che la crescita non avviene in questo modo. Al contrario, sono necessarie nuove risorse per generare progresso, e queste risorse sono prerogativa degli stati, che sono responsabili della stampa (o della creazione digitale) della moneta. Non si tratta di inventare nuovi meccanismi, ma semplicemente di riconoscere ciò che già accade.
Nel mondo odierno, sono le banche centrali che creano nuova moneta e lo fanno da decenni senza vincoli effettivi, cioè senza dover richiedere l'autorizzazione di un governo o di un parlamento. L'obiettivo è mantenere la stabilità sui mercati e, per questo, vengono introdotte o rimosse risorse per condurre operazioni di aggiustamento.
Durante la pandemia, le principali banche centrali hanno finanziato il debito pubblico, acquistando direttamente titoli di stato (come la Federal Reserve) o sul mercato secondario (come la BCE). Questi non erano soldi presi da nessuno, ma creati dal nulla; di conseguenza, non è necessario restituirli a nessuno. Sono risorse gratuite, vincolate solo dall'obiettivo di essere spese bene per evitare squilibri.
I governi hanno giustamente lavorato per evitare che la popolazione precipitasse nella povertà e per garantire i servizi sanitari e altre operazioni d'emergenza. In quel momento, tutti hanno compreso la necessità di aumentare la spesa per evitare disastri economici, sanitari e sociali. Tuttavia, sembra che ora il baratro sia diventato accettabile, poiché se un governo, come quello italiano, deve ridurre il debito pubblico di un punto percentuale ogni anno, ciò comporterà tagli alle spese e ai servizi pubblici, danneggiando inevitabilmente i propri cittadini.
Ma cosa succede con il debito? Questo è sempre stato usato come spauracchio per mantenere i governi in riga. Il famoso "spread", ad esempio, esiste solo perché la BCE non opera nel modo dovuto. Oggi sarebbe sufficiente che l'istituto di Francoforte intervenisse regolarmente sui mercati, come ha già fatto in passato, per garantire la stabilità del debito. Ma sarebbe ancora meglio finanziare direttamente il debito, come fanno altre banche centrali, fornendo risorse senza costringere gli stati a chiederle altrove.
Ma c'è un punto ancora più importante da comprendere: nessuno ripaga mai il debito pubblico. Il debito americano, per esempio, cresce in modo costante da 65 anni! E non si può dire che gli Stati Uniti siano crollati dagli anni Settanta in poi. Lo stesso vale per il debito italiano, nonostante i vari momenti di austerità, quando al massimo si è riusciti a ridurne la crescita tagliando il deficit.
Il punto è che il debito non è un peso, ma una risorsa. Rappresenta nuovi fondi immessi nell'economia per stimolare la crescita. La domanda è quando si inizierà a riconoscere questa realtà, avviando investimenti veramente produttivi, anziché spostare i fondi da una parte all'altra nel vano tentativo di rispettare regole ottuse e irrealistiche.
Di Andrew Spannaus