Biden cresce nei sondaggi, si cominciano a delineare alcuni scenari per il voto di novembre, Trump non è più favorito
Le debolezze di Trump rischiano di consegnare gli stati industriali del Midwest a Biden, ma i margini ristretti fanno temere una riedizione delle contestazioni del 2020
No, la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre non è assicurata. Anzi, da qualche settimana si vedono segni di un cambiamento importante: negli stati chiave, quelli in bilico che vengono definiti "swing states", i numeri di Joe Biden crescono, e si comincia a delineare una strada verso la riconferma del presidente in carica. Inoltre, nei prossimi mesi è facile ipotizzare che Trump sarà danneggiato da due fattori significativi: i processi penali, il primo dei quali inizierà il 15 aprile a New York, e il grande vantaggio finanziario che Biden ha nei suoi confronti.
Era settembre del 2023 quando Trump aveva superato Biden nella media dei sondaggi, riflettendo un consolidamento della base repubblicana intorno a lui e le crescenti preoccupazioni per l'età dell'attuale inquilino della Casa Bianca. In quel periodo, gli atti d'accusa contro l'ex presidente erano stati addirittura un vantaggio, poiché molti elettori repubblicani avevano accettato la narrazione trumpiana di una persecuzione nei suoi confronti.
Tuttavia, anche vincere l'80% tra chi si identifica come repubblicano non sarebbe sufficiente per Trump. Il 20% che continua a votare nelle primarie repubblicane per Haley o altri candidati - sebbene si siano ritirati formalmente - sono un potenziale problema serio. Infatti, un candidato deve conquistare ben oltre il 90% di chi si identifica con il proprio partito per avere speranze di vincere.
E poi ci sono gli indipendenti. Come sottolineato da oltre un anno, nel caso di Trump, consolidare il sostegno tra la base non è necessariamente un indicatore di forza a novembre, poiché l'opposizione a lui tra gli elettori non affiliati ad un partito o l'altro è significativa. La gente non ha dimenticato come è finita la presidenza Trump nel 2021, con l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio. E potrebbe aprirsi il processo sul tentativo di ribaltare l'elezione del 2020 proprio nelle settimane prima del voto. Anche se si prolungasse senza un verdetto oltre il 5 novembre, mettere al centro della discussione gli eventi di quel periodo non è certamente il modo migliore di convincere gli indecisi.
Dall'altra parte c'è Joe Biden, un presidente anziano e poco popolare. Biden deve lavorare molto per migliorare le percezioni nei suoi confronti. Nelle ultime tre settimane, da quando ha tenuto il discorso sullo State of the Union al Congresso, sembra che Biden abbia cambiato marcia. Si mostra più vigoroso e viaggia regolarmente per fare comizi negli stati chiave. I primi risultati sono che alcuni dei democratici che lo avevano abbandonato cominciano a tornare. La grande domanda è cosa faranno gli elettori che sono insoddisfatti da entrambi i candidati: alcuni sceglieranno un candidato terzo, come RFK Jr., ma si può ipotizzare che molti tureranno il naso e voteranno Biden per evitare il ritorno di Trump al potere.
Rimangono delle mine politiche per i democratici in questi mesi, a cominciare dalla situazione a Gaza. La Casa Bianca sta lavorando per cambiare le percezioni, permettendo il passaggio di una risoluzione all'ONU che ha fatto infuriare il governo israeliano e intervenendo direttamente per garantire gli aiuti umanitari. Un peggioramento della situazione in Medio Oriente potrebbe essere fatale per Biden, ma ormai è cosciente della necessità di cambiare rotta per recuperare il sostegno dei giovani e degli americani di estrazione araba e musulmana.
Sul fronte economico, la squadra democratica punta ad ottenere maggior sostegno grazie al miglioramento delle condizioni, con l'occupazione in crescita e l'inflazione in discesa. Una riduzione dei tassi d'interesse durante l'estate - di competenza della banca centrale, non del governo - sarebbe di grande aiuto per la classe media-bassa, che subisce l'aumento delle rate sui prestiti per la casa e altri beni acquistati a credito.
Biden si concentra in particolare sugli stati industriali che sono stati cruciali anche nelle ultime elezioni: Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Lì promuove la nuova politica industriale che ha dato il via ad investimenti importanti nelle zone colpite dagli anni di globalizzazione; e ricorda il suo sostegno aperto per i sindacati nel recente sciopero contro le case automobilistiche, che sono state costrette a concedere aumenti salariali e garanzie importanti.
Ormai la media dei sondaggi indica che Biden ha superato Trump nel Wisconsin, e che i due sono pari nel Michigan e nella Pennsylvania. Un vantaggio anche lieve sarebbe sufficiente per vincere le elezioni, senza dover ripetere il successo del 2020 in stati precedentemente repubblicani come l'Arizona e la Georgia. Si tratterebbe di una vittoria strettissima in termini di grandi elettori, aprendo la possibilità a nuove contestazioni nel conteggio dei voti. Questa volta, però, i democratici si stanno preparando, e una nuova legge varata nel 2022 dovrebbe limitare la possibilità dei politici locali di intervenire per favorire il proprio candidato, come ha cercato di fare Trump l'ultima volta.
Le incognite sono ancora molte, ma in queste settimane il vento sta cambiando. La riconferma di Biden sembra più probabile. Si attende la reazione di Trump alla nuova situazione.
Di Andrew Spannaus