Perché nessuno parla di Robert Kennedy che sfida Biden e Trump
RFK Jr. viene trattato come uno spostato per via delle sue posizioni no-vax, ma è l'opposizione alla politica di guerra che fa più paura
Non solo Biden e Trump. Nelle elezioni presidenziali americane del 2024 ci sono anche i candidati minori, come sempre: i libertari, i verdi, e questa volta un personaggio fuori dall'ordinario, Robert F. Kennedy, Jr. Il cognome evoca storia, fama e obiettivi politici nobili, ma i media mainstream si guardano bene dal dargli troppo peso. E quando lo fanno l'etichetta è d'obbligo: complottista che da anni si oppone ai vaccini e avversa l'industria farmaceutica, con teorie stravaganti sulle origini del Covid-19.
C'è un altro tema, però, che RFK Jr. mette in primo piano, che rappresenta una spina nel fianco per l'establishment americano: l'obiettivo di "porre fine alle guerre infinite". Kennedy fa riferimento al suo zio, JFK, che sarebbe stato assassinato perché aveva provato a spezzare il potere del complesso militare industriale e "frantumare in mille pezzi" la Cia, dopo essersi convinto che l’intelligence aveva soprattutto la funzione di perseguire “un costante flusso di guerra”.
Kennedy chiede un "nuovo movimento per la pace", invocando un ruolo diverso per gli Stati Uniti nel mondo. Vuole spezzare il "connubbio corrotto" tra le grandi corporations e le istituzioni di governo, e ricorda che i piani segreti non servono quando ci sono "ortodossie che diventano istituzionalizzate", così dominando l'orientamento degli apparati dello Stato.
E' un messaggio che può fare breccia nell'opinione pubblica, soprattutto nel momento che il presidente Biden deve affrontare una rivolta tra gli elettori democratici per via del sostegno politico e materiale ad Israele. In più c'è la crescente opposizione agli aiuti per l'Ucraina, per non parlare della convinzione bipartisan che si sta andando verso una guerra con la Cina.
Dapprima RFK Jr. si era candidato alle primarie democratiche, ma dopo poco tempo ha capito che il partito non aveva intenzione di dargli spazio nonostante avesse toccato il 20 per cento nei sondaggi. Ora lavora per presentarsi come indipendente, il che richiede, però, moltissimo lavoro per raccogliere le firme necessarie per essere sulla scheda elettorale in ogni stato. Così, nonostante sia il primo indipendente a registrare un sostengo in doppia cifra dai tempi di Ross Perot negli anni Novanta, Kennedy rischia di essere azzoppato da un sistema che favorisce sempre i due grandi partiti. Con la complicità dei media che preferiscono il gioco facile di bollarlo come estremista e complottista, piuttosto che focalizzare l'attenzione sui temi più seri che solleva.
Con il suo cognome importante, il messaggio anti-sistema di RFK Jr. potrà comunque avere un impatto importante sulle presidenziali del 2024, perché dà voce al tipo di dubbi che in genere rimangono in secondo piano nella politica americana, ma che ora si spostano al centro del dibattito pubblico a causa della convergenza di una serie di crisi internazionali.
Di Andrew Spannaus