La denuncia di Al Jazeera: dal 7 ottobre più di 80 giornalisti uccisi a Gaza: “I nostri giornalisti sono stati presi di mira mentre svolgevano il loro lavoro”
Da giornalista, mi schiero senza esitazioni a sostegno di Al Jazeera e invoco l’immediata liberazione di Ismail al-Ghoul
Mentre in Italia il dibattito politico si concentra sulla democraticità delle elezioni nella Federazione Russa (e che dibattito: Salvini contro Tajani, neanche al bar…), l’esercito di una Nazione democratica che ha già ammazzato più di 30.000 civili in quella che non è una guerra, non è una strage per rappresaglia ma soprattutto non è un genocidio continua ad ammazzare impunemente anche i giornalisti. Più di 80 dal 7 ottobre, un vero record. A nulla valgono le denunce di Al Jazeera. Oggi l’ennesimo episodio: dopo l’uccisione di Samer Abudaqa (ucciso il 15 dicembre scorso) e Hamza al-Dahdouh (7 gennaio) oggi è stato arrestato Ismail al-Ghoul.
Per favore, non si scrivano banalità tipo: “è una guerra”.
In guerra combattono due eserciti e i civili sono vittime collaterali, non “animali umani” da ammazzare a piacimento. Esistono Convenzioni internazionali, codici militari e – sul campo – i giornalisti non vengono uccisi, se non per errore.
Invece, la denunzia di Al Jazeera è chiarissima: “I nostri giornalisti sono stati presi di mira mentre svolgevano il loro lavoro”.
Quello che l’esercito israeliano sta facendo a Gaza è un abominio. Sabato la città di Ginevra è stata bloccata da una manifestazione pro Palestina. La polizia non è intervenuta a dare manganellate e – soprattutto – non si è dato spazio mediatico alle solite voci di sionisti che chiedono castighi esemplari per chiunque metta in discussione la legittimità dei 30.000 omicidi (o della guerra, della strage per rappresaglia, o del genocidio).
Da giornalista, mi schiero senza esitazioni a sostegno di Al Jazeera e invoco l’immediata liberazione di Ismail al-Ghoul.
di Alfredo Tocchi, 18 marzo 2024