Haley si ritira, rimane Trump, il candidato che l'establishment ancora non riesce a capire
Oltre agli scontri personali i temi della guerra e dell'economia saranno di nuovo essenziali per vincere le elezioni di novembre
Con la vittoria in 14 su 15 stati nelle primarie del Super Tuesday, Donald Trump ha chiuso la partita per la nomina repubblicana per la presidenza nel 2024. Poche ore dopo, l'unica sfidante rimasta, Nikki Haley, ha annunciato il suo ritiro. Ora il Tycoon è il candidato del partito per la Casa Bianca per la terza volta di fila, questa volta contro un Joe Biden traballante, visto da buona parte della popolazione americana come troppo vecchio per un secondo mandato.
All'inizio della stagione delle primarie, un anno fa, molti repubblicani tradizionali nel mondo politico e mediatico speravano che Ron DeSantis o Haley potessero emergere come la nuova faccia del partito, superando un Trump che si era macchiato dell'incitamento alle violenze di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Il governatore della Florida ha cercato di trovare una via di mezzo parlando sia alla base populista sia alle istituzioni, ma piuttosto che fare una sintesi ha finito per scontentare entrambe le ali del partito.
Haley, invece, ha abbracciato una linea repubblicana tradizionale, fatta di austerità per ridurre il debito pubblico e una posizione essenzialmente neoconservatrice in politica estera. Molti non hanno fatto caso ai contenuti: era sufficiente vedere una faccia giovane, vivace e attraente che offriva un'alternativa all'ex presidente con modi irruenti e una sfilza di guai giudiziari. Ma Trump non si è prestato al gioco: riprendendo i temi della sua prima campagna elettorale, ha criticato Haley per essere pro-guerra e per volere tagliare sanità e pensioni pubbliche, e ha promesso nuove misure per proteggere l'economia. La stampa ignora spesso questi aspetti di sostanza perché gli elettori sembrano poco attenti alle proposte dettagliate, ma contribuiscono a definire i contorni dello scontro politico.
Il Tycoon, infatti, è riuscito a costruirsi l'immagine di uno che si batte per l'uomo comune. Un successo incredibile, date le sue tante contraddizioni, ma intorno a Trump c'è chi capisce benissimo l'importanza di continuare a presentarsi come il nemico del sistema, un politico che diventa per definizione l'alternativa a tutto ciò che va male nella società.
Basterà per vincere a novembre? Trump ha molto lavoro da fare per allargare il consenso oltre il livello attuale di sostegno tra gli elettori repubblicani. Infatti, anche nelle ultime primarie, Haley ha raccolto tra il 20 e il 30 per cento dei voti, e i sondaggi raccontano di una percentuale simile che non intende votare l'ex presidente in ogni caso, soprattutto se dovesse essere condannato in uno dei processi giudiziari in programma nei prossimi mesi. Per vincere davvero dovrà tornare a concentrarsi di più sui contenuti e meno sulle proprie vendette personali. Tra gli elettori indecisi e indipendenti, non basta fare la vittima, serve offrire una visione migliore per il futuro.
Di questi tempi non sembra troppo difficile, date le difficoltà del suo avversario. Nonostante i numeri economici positivi, con la disoccupazione bassa e l'inflazione domata, oltre alla nuova politica industriale per ricostruire la potenza produttiva americana, le percezioni dei cittadini rimangono negative. La casa e i prodotti alimentari costano tanto, l'immigrazione dal confine sud sembra fuori controllo, e le guerre in Medio Oriente e in Ucraina danno un senso di pericolo internazionale crescente.
Biden deve convincere gli americani non solo che Trump rappresenta ancora un pericolo per la democrazia, ma anche che lui è in grado di reggere altri quattro anni. Il presidente in carica può vantare alcuni successi importanti, ma ha capito anche che deve cambiare rotta in merito ad Israele se non vuole perdere una fetta importante della sinistra e dei giovani del partito.
Sarà essenziale per entrambi i candidati "riportare a casa" gli elettori disillusi all'interno del proprio schieramento. Ad oggi sia Trump che Biden hanno grosse difficoltà in questo senso, e rischiano entrambi di perdere molti voti ai candidati minori, a partire da Robert F. Kennedy Jr. Per Biden la tentazione è di presentarsi come meno peggio dell'avversario; ma oltre agli attacchi personali e retorici, dovrà ricordare la lezione che Haley e i repubblicani tradizionali non sembrano aver ancora capito: Trump è un maestro nel presentarsi come l'alternativa ai mali dell'establishment. Per batterlo occorre esprimere una chiara strategia per migliorare la vita dei cittadini.
Di Andrew Spannaus