Victoria Nuland, dimissioni del vicesegretario di Stato Usa, accusata di aver speso 10 mld di $ e per il colpo di stato di Maidan e il rovesciamento di Yanukovich
Le sue dimissioni sono state annunciate stamani dal sottosegretario di Stato Anthony Blinken
Una decisione improvvisa e che forse arriva nel momento peggiore per quanto riguarda la situazione politico-militare in Ucraina: il vice segretario di Stato Usa Victoria Nuland, 62 anni, ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni dal suo incarico ricevuto nel 2021. La decisone diverrà ufficiale nelle prossime settimane, nel frattempo a prendere il suo posto sarà John Bass, che ricoprirà l'incarico fino all'annuncio del successore della Nuland.
Victoria Nuland, le parole di Blinken sulle sue dimissioni
Secondo il Segretario di stato Anthony Blinken, colui il quale ha annunciato di fatto le dimissioni della Nuland, negli scorsi tre anni lei ha “fatto proprio l’impegno del presidente Biden perché la diplomazia tornasse al centro della politica estera e perché la leadership globale degli Stati Uniti venisse rivitalizzata in un momento cruciale per la nostra nazione e per il mondo”. Nella sua comunicazione, inoltre, il segretario di Stato ha ricordato anche i precedenti incarichi di Nuland “sotto sei presidenti e dieci segretari di Stato”, a partire dal consolato di Canton, in Cina, fino ai vertici del dipartimento.
Victoria Nuland, una delle artefici del colpo di stato di Maidan
Il nome di Victoria Nuland é tuttavia associato a una serie di questioni fondamentali della politica internazionale degli ultimi decenni, tra cui il colpo di stato ucraino nel 2014 e il conseguente rovesciamento del governo del presidente Viktor Yanukovich. Nuland, come ammise lei stessa in una serie di incontri avvenuti a Kiev poco dopo il golpe, affermò che il Dipartimento di stato spese 10 miliardi di dollari per far permettere la nascita di un nuovo quadro dirigenziale in Ucraina. Essendo inoltre una delle componenti più anti-russe dell'amministrazione Biden, l'ormai ex vice di Blinken fu tra le figure più entusiaste nel sostenere l'Ucraina durante la guerra contro la Russia. Una guerra, a dirla tutta, favorita anche dalle politiche americane da lei dirette dal 2014 in poi.