Non tutte le guerre si possono vincere, ma la Russia questa la perse subito, insieme con la Ucraina: una guerra al suo bivio biennale

Come è iniziata e come andrà a finire la Guerra in Ucraina

Spoiler immediato già nel titolo: eh sì, la Russia ha perso la guerra il 24.2.22, anzi, il giorno prima, anzi il mese prima, anzi probabilmente già il Natale precedente, quando Vladimir Putin decise di farsi un regalo un po' troppo ingombrante.
Putin era già entrato nella Storia mondiale, e dal portone principale, ma probabilmente non gli bastava. Ma verosimilmente non trascinò il suo feudo, pardon, il suo regno, pardon, il suo paese in guerra per mera vanità personale; questo sarebbe motivo di superficiale sottovalutazione del personaggio.

Putin ha avuto senza discussioni ampie ragioni di Stato per invadere la Ucraina, in realtà piuttosto follemente pur senza essere affatto un folle (ma forse solo un grande protagonista logorato dall'età e dalla lunga pratica dittatoriale): e non solo le ragioni pubblicamente ed ampiamente dichiarate di voler assicurare i confini con la NATO mettendo in sicurezza il suo paese-cuscinetto per eccellenza, ma anche, come sempre accade nella Storia militare, per una congerie di concause, interne ed esterne.

Certamente la lucida follia di Putin è consistita in una invasione inutile ed anche potenzialmente suicida: se Mad Vlad avesse semplicemente occupato il Donbass, in gran parte già sotto il suo controllo, con un simil-silente colpo di mano d'occupazione, con truppe senza mostrine modello Crimea, nessuno avrebbe avuto il fegato di alzare un dito.
Viceversa facendo Putin il Rodomonte all'insalata russa ha costretto gli USA, la NATO e i pupazzi euroimbecilli a muovere le inflaccidite chiappe, dovendo per forza reagire (ovviamente su piano dei cowboys, che le chiappe le hanno un po' meno flaccide), oltre chiaramente al sommo pupazzo ZELIGSKY, pagliaccio assurto a coraggioso leader bellico (e ciò gli va riconosciuto, anche se al fronte lui ci è rimasto per pochi giorni, mentre per questi due anni a crepare sono gli altri, come in tutte le guerre, dove decide la vita e la morte chi il culo ce lo ha su una poltrona).

Senza elencarle tutte codeste cause di guerra, poiché la lista sarebbe lunga, ci si limiti a statuire, oltre ogni possibile lisergica smentita, che l'obiettivo primario dichiarato da Vladimiro Putino è DIFATTI fallito immediatamente, ovvero nei primissimi giorni della offensiva. Nonostante alcuni afflitti da negazionismo seriale in stile terrapiattismo ogni tanto neghino gli accadimenti (un po' come i comunisti d'antan, che negavano che i russi avessero invaso la Polonia nel 1939 o consimili) i paracadutisti e le unità corazzate russe tentarono la presa di Kiev appunto nella immediatezza della prima offensiva del 24.2.22 ed a seguire nel mese successivo. Ovviamente per brevità non entreremo nello specifico delle battaglie dell'Aeroporto Antonov, nell'attacco all'Aeroporto Boryspil, nei bombardamenti selettivi (e non) su Kiev, nella direttrice delle colonne meccanizzate Bielorussia/Belgorod/Sumy/Kiev, nella percussione sulla capitale ucraina arrivata a circa 32km dai limiti urbani e nel fallito tentativo di accerchiamento della cintura nord-est della capitale stessa. Ci si limiti per descrizione a fini divulgativi a certificare, nuovamente, che gli obiettivi della invasione medesima sono tragicamente falliti quasi tutti, obiettivi sanciti nientemeno che per bocca di Vladimir Putin in persona non solo a reti unificate o consimili sui media russi a poche ore dalla invasione, ma anche solo pochi giorni fa nella esclusiva intervista rilasciata a Mosca al giornalista ex Fox News ora indipendente Tucker Carlson. Gli obiettivi dichiarati erano, si ripeta, strombazzati urbi et orbi e a prova di sordociechi negazionisti.
Eccoli:

Il riassorbimento della sorella ucraina nella madrepatria russa, con le buone o con le cattive, il ristabilimento delle relazioni amichevoli con Kiev, con le buone o con le cattive, la rimozione delle marionette degli americani dal "paese di mezzo", la denazificazione dell'Ucraina, la protezione delle popolazioni russofone oppresse dal governo ipernazionalista di Kiev, nel Donbass e nella Ucraina in genere, il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, la loro annessione alla succitata madrepatria, la messa in sicurezza del territorio annesso della Crimea, e soprattutto la prorità per la SICUREZZA nazionale russa: l'allontanamento delle unità della NATO, missilistiche, aeronautiche, terrestri, dai confini dell'impero russo, ex sovietico, già zarista. Non sono istanze discutibili, sono dichiarazioni non opinabili: e tali risultati sono praticamente quasi integralmente saltati per aria (con talune eccezioni minori) senza appello, il ventiquattro di febbraio duemilaeventidue, e sono falliti oggi e sono falliti domani, QUALUNQUE COSA ACCADA, persino, si senta bene ed anche qui senza possibilità di discussione, se le truppe russe travolgessero ogni resistenza delle Forze Armate ucraine e prendessero Kiev, a quale prezzo ovviamente non si sa, anzi si sa; a prezzi insostenibili. Se Kiev cadesse in mano russa, anzi di più: se cadesse tutta la riva destra dello Dnepr oppure anche TUTTA LA UCRAINA, Putin e la Russia si troverebbero a dover gestire una occupazione impossibile, che farebbe sembrare il Vietnam e l'Afghanistan una versione edulcorante di Disneyland.

Ovviamente i terrapiattisti non ricordano la occupazione sovietica dell'Afghanistan, che manco a farlo apposta portò alla implosione della Unione Sovietica medesima, ma transeat.
Ai terrapiattisti poi si erano aggiunti, per sommo dadaismo, gli aedi del surrealismo pacifinto e del vaticinio alla ketamina: i vari Orsini, Santoro, Montanari e purtroppo anche Travaglio, precisi nell'attribuire ragioni e colpe, scarsissimi nel fare previsioni minimamente realistiche. Alcuni che per sommo sprezzo del pericolo vaticinavano la inevitabile e irrefutabile vittoria (e pure in tempi fulminei, modello SPEZZEREMO LE RENI ALLA GRECIA) del colosso moscovita (vedi lo impavido Orsini, abilissimo e assolutamente accurato nelle analisi pregresse, quanto allucinogeno nelle conclusioni); altri talmente beghini nella religione protocristiana della PACE FRATERNA PER GLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ, da sostenere che l'unico modo per provocare la pace sarebbe stato di far perire la Ucraina sotto i carri armati russi, invincibili per definizione (si è poi visto quanto!) invocando fin da subito improbabili trattative diplomatiche (lunari a quel tempo, mentre oggi viceversa la situazione si è ribaltata, diventando la trattativa la unica opzione logica; e i pacifinti oggi hanno ragione ad invocarle, ma certamente non in quei giorni, sotto la offensiva russa che mirava a spazzare via i difensori ucraini, per quanto spesso imbarazzanti come nel caso dei battaglioni neonazisti,).

Sì, ovviamente, si parla di Santoro e Travaglio e di molti altri, anche loro campioni di analisi preliminari, ed altrettanto funambolisti nelle somme da tirare. Santoro e Travaglio per altro, a parte tali previsioni errate in stile Orsini, furono costretti ad essere PER CONTRO trai pochi a sostenere LA PURA E SEMPLICE VERITÀ nel certificare che la guerra non era cominciata il 24.2.22, ma dieci anni prima, e che i veri responsabili, eh sì signore e signori, stanno a Washington mille volte più che a Mosca. Santoro and Company furono, nonostante il credo ortodosso pacifistoide, gli unici a tenere la schiena diritta, in un paese dove certi giornalisti da Vaudeville in stile Gramelletti o Severgnetti si lanciavano in marziane difese persino delle bandiere a croce uncinata degli estremisti ucraini eredi delle Waffen SS ucraine dei cari bei vecchi tempi antichi di Heinrich Himmler e di Sepp Dietrich.

La Ucraina in realtà è ormai un paese satellite americano da anni, ed oggi lo è sempre di più e domani lo sarà ancora peggio, a maggior ragione se dovesse essere perfino occupato militarmente, generando magari una resistenza di unità partigiane o magari di eserciti in esilio ai confini perduti, in stile France Libre di Charles de Gaulle. Gli americani questo fanno di mestiere: destabilizzano ovunque possono per mantenere il loro controllo globale. Il bel risultato della invasione ucraina? Una Ucraina ancora più militarizzata e americanizzata; una rinnovata e sempiterna minaccia ai confini dell'Impero russo, laddove un accordo sullo status quo, occupando il Donbass come la Crimea, avrebbe stabilizzato una migliore pace armata.
Senza contare il disastro geostrategico (per la Russia) di Finlandia e Svezia nella NATO, forse il peggior incubo russo PROPRIO dopo la porta aperta per la NATO nelle pianure ad ovest e soprattutto ad est del fiume DNEPR.

Ma allora, a due anni secchi dall'inizio, come andrà a finire questa guerra?
La Russia la ha già persa, ma la Ucraina allora la ha già vinta? Ma neanche per idea: la Ucraina perde quanto se non molto di più della Russia: perde i territori occupati dai russi dal confine ideologico di Odessa a quello politico del Donbass, oltre al Mare di Azov, perde la sua sovranità, ormai totalmente nelle mani di Washington, ma soprattutto perde la decenza di una vita pacifica nei prossimi decenni, essendo forzata ad una economia di guerra molto proficua per parecchi, ma molto penalizzante per la maggioranza della popolazione. Chi perde ulteriormente? L'Europa, ormai imbelle e imbambolata in un servaggio agli yankee privo di ogni residuo di dignità, per giunta umiliata di fronte al mondo nell' avere un simile conflitto, sanguinario e vergognoso, al proprio interno, a maggior controprova della propria fatale decadenza.
Chi vince questa guerra? In parte gli USA, ma aver suonato le trombe di gloriose vittorie ucraine, altrettanto improbabili, li ha esposti ad ennesima figuraccia. In sostanza vince la Cina, che ha visto arrivare i russi a Pechino se non col cappello in mano, almeno in una posizione di difficoltà politica e militare (sì, anche militare: la Russia è una superpotenza, ma le guerre costano in termini non solo di soldi, ma anche di personale combattente perito in azione, poiché chi si riempie la bocca di riserve russe quasi illimitate non ha tutti i torti, ma dimentica che per mettere in linea unità operative ci vogliono mesi e mesi, e che le migliori ormai sono quasi esaurite in special modo nel primo anno di guerra, esauritosi in inutili massacri di reparti di élite utilizzati follemente come reggimenti di sfondamento novecenteschi, se non addirittura ottocenteschi); brutta faccenda per l'Orso russo vedersi costretti a trattare dal basso con gli asiatici, e soprattutto col gigante cinese, da sempre considerato poco più che un Buddha ciccione produttore di ravioli al vapore, o al massimo un rognoso parvenu.

Quindi? Come va a finire?
Probabilmente non va a finire: si chiama COREANIZZAZIONE DEL CONFLITTO, ovvero un sostanziale pareggio su un confine stabilizzato da trattative nemmeno di pace, ma di armistizio, come fu per la Guerra di Corea, la prima grande guerra seguita quasi immediatamente alla Seconda guerra mondiale. Probabilmente e sostanzialmente, perché nessuno ha la palla di cristallo che le becca tutte. Tranne il Mago Orsini e il Mago Otelma, naturalmente, e si perdoni nel caso il paragone, visto che il Divino Otelma in realtà ne diceva parecchie giuste, come del resto anche Orsini, che come già detto a parte le somme SBAJATE i calcoli li fa giusti eccome, sulla Ucraina come su Israele vs Gaza, ma questa, come diceva Hugo Pratt, è (quasi) un'altra storia.