Assange, conclusa l'udienza finale contro estradizione negli USA: esito in altra data. La moglie: "Protestare fino a liberazione"

Il giornalista australiano rischia fino a 175 anni di prigione per la vicenda Wikileaks

La seconda udienza sull'appello finale della difesa di Julian Assange, giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, presso l'Alta Corte di Londra si è conclusa senza un verdetto. Il tribunale ha annunciato che la sentenza sarà emessa in un'altra data, senza fornire indicazioni precise sulla tempistica. Secondo le attese, la decisione dovrebbe essere presa nei prossimi giorni. I giudici si riservano il tempo necessario per valutare attentamente le argomentazioni contrapposte presentate dalle parti coinvolte.

Assange, conclusa l'udienza finale contro estradizione negli USA: esito in altra data

Nessun segno della presenza di Julian Assange, anche oggi, in tribunale, nella giornata conclusiva di udienza del ricorso finale della sua difesa - ultima opzione disponibile di fronte alla giustizia britannica - contro la procedura di estradizione. Ieri la moglie Stella e gli avvocati difensori avevano informato i due giudici d'appello che l'attivista “non sta bene” a causa delle conseguenze di 5 anni di dura detenzione nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh.

Le attenzioni del mondo intero, dei media e delle cancellerie occidentali, sono quindi tutte rivolte all'Alta Corte di giustizia della capitale britannica. Se il ricorso non fosse accolto, risulterebbero esaurite le possibilità di azione legale presso la giustizia del Regno Unito. Anche oggi diversi manifestanti sono riuniti dinanzi alla sede del tribunale. Stella Assange si è rivolta ai manifestanti, dicendo loro che l'esito è carico d'incognite. E che occorre protestare, “dimostrando che il mondo guarda, finché Julian non sarà libero”.

La moglie: “Protestare fino alla liberazione. Se verrà estradato, morirà”

Gli Stati Uniti pretendono che il cittadino australiano, 52 anni, sia estradato dopo essere stato accusato più volte, tra il 2018 e il 2020, in relazione alla pubblicazione su Wikileaks di file relativi alle guerre in Iraq e Afghanistan. Il sito fondato da Assange ha pubblicato centinaia di migliaia di documenti segreti del governo di Washington all'inizio dello scorso decennio, per una delle più grandi fughe di dati nella storia del Paese.

La moglie, Stella Assange, ha dichiarato: “La sua vita è a rischio ogni singolo giorno che trascorre in prigione. Se verrà estradato, morirà” e ha evidenziato le condizioni di salute fisica e mentale sempre più precarie di Julian, dopo quasi 5 anni di detenzione in isolamento. Assange resta rinchiuso in attesa del responso, malgrado nel Regno Unito da tempo non abbia più alcuna pendenza penale.

Ha quindi ricordato come queste udienze rappresentino un ultimo tentativo di fronte alla giustizia britannica per bloccarne la consegna - già autorizzata a livello politico dal governo conservatore di Londra - agli Stati Uniti. “Julian è un prigioniero politico e la sua vita è a rischio: ciò che è successo a Navalny potrebbe succedere a lui” in America, ha detto, parlando davanti al Tribunale. “Gli Stati Uniti stanno portando avanti una persecuzione politica nei confronti di un giornalista che ha esposto i loro crimini in Afghanistan. Gli Stati Uniti stanno usando il loro sistema legale per perseguire e intimidire tutti noi. Perché stiamo parlando di tutti noi, della nostra libertà di parlare senza essere accusati e incarcerati”.