Il deficit pubblico degli Stati Uniti ha superato l’incredibile cifra di 34 trilioni di dollari

Vi è uno stretto collegamento tra il deficit USA e l’economia delle emergenze, ma nessuno ce lo spiega

Nei giorni scorsi, è stata data la notizia che il deficit pubblico degli Stati Uniti ha superato l’incredibile cifra di 34 trilioni di dollari. Per dare un’idea dell’enormità di questa cifra, basti pensare che è più o meno pari alla somma dei PIL di Cina, India, Germania, Giappone e Regno Unito. Il Fondo Monetario Internazionale ha risorse stimate in poco più di 1 trilione di dollari, mentre i fondi privati BlackRock e Vanguard gestiscono rispettivamente un patrimonio di 9,5 e 7,6 trilioni di dollari.

Nel nostro Paese in misura maggiore, ma anche nelle maggiori economie Occidentali, si è realizzata dal 1980 una significativa caduta del potere di acquisto dei salari. Di conseguenza, la domanda dei beni - soprattutto di quelli prodotti in queste Nazioni - è diminuita, causando una intrinseca debolezza di queste economie e una tendenza alla diminuzione dell’utilizzazione della capacità produttiva. Nel contempo, si è sviluppato abnormemente il settore finanziario, per trovare sbocco ai risparmi che tendono a superare gli investimenti e per stimolare la domanda attraverso la diffusione del credito al consumo.

A causa della caduta del potere di acquisto, i consumatori italiani cercano beni a basso costo, spesso prodotti all’estero, a scapito di quelli nazionali. In tutto il mondo Occidentale, la forbice tra i ricchi e i poveri si allarga e mentre i primi alimentano i settori del lusso, i secondi si rassegnano non soltanto a comprare beni di qualità peggiore, ma a condurre una vita a debito e godere di servizi sempre più scadenti. Non soltanto l’acquisto di una casa, ma anche quello di un’automobile e di molti altri beni essenziali costringe ad accendere un mutuo.

Un aumento della produzione di beni, in questo contesto in cui i potenziali acquirenti non hanno sufficiente potere d’acquisto, non avrebbe senso.

Tuttavia, creando le giuste condizioni geopolitiche, la finanza ha una grande opportunità di contrastare – almeno momentaneamente - la caduta dell’Impero americano, che pone le proprie fondamenta sul dollaro.

Se mancano i consumatori, creiamoli. Centinaia di milioni di dosi di farmaci sperimentali inoculate grazie agli obblighi vaccinali, armi da consumare nelle guerre in corso e in quelle future!

Pagano gli Stati, ma alla fine il conto ricade sui cittadini: Nazioni sempre più indebitate, servizi pubblici sempre peggiori, industrie statali svendute ai soliti fondi USA. Nuovi dollari vengono stampati, collocati sul mercato tramite le banche che finanziano la nuova corsa all’oro. L’industria farmaceutica e quella militare come il Klondike.

C’è però un ostacolo ed è un piccolo uomo nato a San Pietroburgo: Vladimir Putin ha capito dai tempi di Boris Eltsin e Egor Gajdar che la finanza Occidentale sogna da sempre di mettere le mani sulle ricchezze della Federazione Russa. Da 24 anni, Putin combatte una guerra a tutto campo contro la finanza Occidentale (e il Fondo Monetario Internazionale). Ed è grazie all’esperienza fatta ai tempi di Boris Eltsin e Egor Gajdar se Putin ha costantemente rifiutato di indebitare la Federazione Russa. E’ Putin, non Xi Jinping a spingere per la creazione di una valuta alternativa al dollaro. E’ sempre Putin a sostenere la necessità di creare un mondo multipolare. Illuminante in proposito la lettura di Aleksándr Dugin “Teoria del mondo multipolare”.

Così Londra - che è con New York la capitale della finanza speculativa Occidentale – combatte attivamente al fianco dell’Ucraina e invoca una guerra totale “entro vent’anni” contro la Federazione Russa.

Dall’esito di quella guerra dipende il futuro dei nostri figli. Se Vladimir Putin riuscirà nel suo intento di ridimensionare il ruolo del dollaro, l’Italia avrà l’occasione storica di cessare di essere una colonia americana.

Ma – almeno nel breve periodo – il programma della finanza dà i propri frutti: gli enormi investimenti nell’industria farmaceutica e in quella militare generano guadagni. Ma questo non è tutto: l’Occidente si riarma in vista dell’inevitabile guerra totale. Cosa fareste al posto di Putin? Aspettereste il riarmo del nemico, contando sul buon senso dei futuri leader Occidentali? Oppure scatenereste subito l’inferno, la guerra mondiale oggi, prima che il nemico sia pronto?

Un solo piccolo essere umano porta tutto il peso di queste decisioni storiche. Dall’altra parte gli Straussiani, il Deep State, la grande finanza, forse la massoneria, certamente i peggiori maiali che la Storia abbia conosciuto.

Comunque vada, non ci aspettano tempi felici.

di Alfredo Tocchi, 29 gennaio 2024