Crisi Mar Rosso, blocco canale Suez costringe navi a circumnavigare Africa, traffico al -66%, quadruplicati costi per la rotta Shangai-Genova
Attraverso il canale di Suez passa quasi il 12% del commercio globale e il 9% di prodotti legati al petrolio
Gli scontri tra gli Houthi, Usa e Uk stanno bloccando l'accesso al canale di Suez e le navi dirette in Europa si trovano costrette a circumnavigare l'Africa. In questa situazione alcune delle più importanti aziende petrolifere, tra cui Shell, si è vista costretta a sospendere a tempo indeterminato le proprie spedizioni attraverso il Mar Rosso.
Crisi Mar Rosso, blocco canale Suez costringe navi a circumnavigare Africa
Sempre più imbarcazioni, tra cui le navi container, hanno deciso di evitare il canale di Suez per via degli scontri tra gli angloamericani e gli Houti. Pertanto le compagnie hanno deciso di dirigersi verso il capo di Buona Speranza, rotta che va da Singapore al Nord Europa e che però richiede dai 10 ai 14 giorni in più di navigazione, 3.500 miglia nautiche in più e un milione di dollari in più di carburante.
Crisi Mar Rosso, i numeri: traffico al -66%
Si può capire l'importanza del canale di Suez dai numeri. Al suo interno infatti vengono trasportati ogni giorno centinaia di migliaia di container. Nelle ultime settimane il traffico è sceso del -66% rispetto alla media storica, mentre sono aumentati i ritardi. Diverse aziende hanno iniziato a lanciare diversi allarmi sulla mancanza di componenti. Tra queste spicca Tesla, che ha fatto sapere di essere costretta “a sospendere la produzione di veicoli nella Gigafactory di Berlino-Brandeburgo tra il 29 gennaio e l'11 febbraio, ad eccezione di alcuni comparti”. In coda ci sono le segnalazioni di Ikea e Volvo (Belgio). Se si pensa che attraverso il canele di Suez passa quasi il 12% del commercio globale e il 9% di prodotti legati al petrolio, la questione legata ai ritardi non è indifferente.
Il blocco del canale di Suez e l'Italia
La notizia del blocco del canale di Suez è una notizia importante anche per l'Italia, visto che il 40% delle merci partite e/o arrivate nel nostro paese è passato da lì (per un valore di 150 miliardi di euro). Entrando nel dettaglio, sono due i motivi in particolare. Dalla vicinanza dei porti con il canale e soprattutto per la forza del nostro Paese come esportatore e importatore di materie prime. Eppure il blocco comporta l'aumento dei costi di trasporto, in particolare dalla Cina, che sono quattro o cinque volte più alti. Sotto la lente di ingrandimento c'è la tratta Shangai-Genova.