"Il silenzio è complicità”: le parole terribili del reverendo Munther Isaac da Betlemme sul genocidio di Gaza
Mentre noi festeggiamo il Natale, a Gaza esseri umani innocenti muoiono sotto le bombe
Avevo preso una decisione e credevo che fosse definitiva: non avrei più scritto. Proprio come profetizzato dal Professor Vincenzo Costa, avrei preferito il silenzio, la quiete dell’oblio alla concitazione della vita.
I tempi ci costringono a dare risposte chiare a interrogativi esistenziali, veri e propri aut aut morali: uccidere 9.000 bambini innocenti e costringere più di 2 milioni di esseri umani a lasciare le proprie case per sconfiggere Hamas è un crimine contro l’umanità? E’ accettabile che il Presidente di una Nazione Occidentale (l’unica democrazia del Medio Oriente) firmi una bomba destinata a commettere una strage in un campo profughi? E’ lecito sospendere l’applicazione della legge ai soldati dell’esercito israeliano, conferendo loro un’impunità totale che equivale al diritto di commettere crimini di guerra?
Le risposte albergano in ciascuno di noi. L’errore è che ci aspettiamo che vengano date dai Giudici. E’ un errore fatale: mai come oggi, nel mondo Occidentale sono venute meno la verità e la giustizia.
Non avrei più scritto: il mio pacifismo non interessa a nessuno. Soprattutto, non avrei più scritto per evitare di alzare i toni, passare dalla parte del torto, come prima di me è capitato a ben migliori esseri umani.
Piuttosto che incendiare – come fa magnificamente il Professor Alessandro Orsini (che stimo) – avrei taciuto.
Piuttosto che farmi dare dell’antisemita (quando sono antisionista, che è cosa ben diversa), mi sarei chiuso nel mio lutto. Sì, lutto: perché la tragica perdita di tutti i valori in cui credevo, la consapevolezza che il diritto internazionale (che ho studiato per tutta la vita) si è ridotto a una foglia di fico che non copre più le vergogne dell’Occidente e il trionfo della mistificazione, dell’ipocrisia, del doppio standard è un lutto.
Certo, avrei riletto Ernst Jünger: “Le masse, nel nostro Paese almeno, si trovano in una situazione che impedisce loro di rendersi conto delle violazioni della Costituzione. La violazione del diritto assume talvolta apparenza di legalità, per esempio quando il partito al potere si assicura una maggioranza favorevole a modificare la Costituzione. La maggioranza può contemporaneamente agire nella legalità e produrre illegalità: le menti semplici non afferreranno mai questa contraddizione”. (Ernst Jünger, Trattato del ribelle).
Magari avrei riletto Céline, la sua opera più ignobile (Bagatelle per un massacro): “(Gli) stessi Ebrei sfrontati che tirano i fili. Tra Hollywood, Parigi, New York e Mosca un circuito di montatura continua. (omissis…) Viva la buona piagnisteria ebrea! Viva il compianto in trionfo! Viva l'immensa lamentazione! Intenerisce ogni buon cuore, fa cadere con l'oro tutti i muri che si presentano. Rende tutti questi coglioni di gentili ancor più frolli, pappemolli, malleabili, infinocchiabili, anti-pregiudizio questo, anti-pregiudizio quello, « umanitari » è tutto dire, internazionalisti... in attesa, li conosco bene! di sbatterli in divisa! alla giudea! equipaggiati a granate! Nel fondo sentimentoso l'Ebreo taglia, ritaglia, gratta, raspa, avvelena, prospera. (omissis…)Viva l'eccellente geremiade! Viva i tempi moderni! Viva i buoni Soviet, super-giudei! Niente resiste alla propaganda, l'importante è metterci abbastanza oro e gli Ebrei possiedono tutto l'oro del mondo... dai Monti Urali all'Alaska! dalla California fino alla Persia! dal Klondike alla City! « City »! « Lyonnais »! sportelli a cui si aggrappano, per gemere, quei gonzi patentati d'Ariani! Lo sportello delle Lamentazioni! L'esercito dei culi in ebollizione! La corsa verso l'oro dei prestiti molli! Piangere nutre! Piangere fa sciogliere! Piangere è il trionfo degli Ebrei! Riesce meravigliosamente! Il mondo è nostro grazie alle lacrime! Venti milioni di martiri ben addestrati sono una forza! I perseguitati sorgono, pallidi, sparuti, dalla notte dei tempi, dai secoli di tortura... Eccoli i fantasmi... rimorsi... sospesi ai nostri fianchi... Léon Blum... Hayes... Zuckor... Litvinov... Lévitan... Brunschwig... Bernstein... Bader... Kerenskij... centomila Lévy... Chaplin il crocifisso... I Marx Brothers tragici... Abbiamo fatto troppi martiri... Come riscattare tutti i nostri crimini?... Li abbiamo fatti soffrire troppo... Presto, bisogna che ci prendano tutto il nostro lavoro, tutti i nostri pochi quattrini... I nostri ultimi ghelli. Bisogna che ci facciano sanguinare ancora... a fondo... due... tre... dieci guerre sanguinosissime. Bisogna abbattere tutte le frontiere con le nostre carni di vacche ariane... Troppo giusti, ora, i pogrom... per noi, Cristo d'un Dio! Tutto per noi! Troppo giusto che li organizzino. È una benedizione del Cielo! Mi farei tatuare il Golgota, io, per farmi perdonare”.
Ma non avrei più scritto, per non cadere nell’errore – ignobile – di giudicare un’intera Nazione in base a un pregiudizio razziale.
Poi ho ascoltato il meraviglioso discorso del reverendo Munther Isaac da Betlemme: “Il silenzio è complicità”. Mi sono commosso. E ho deciso di scrivere un’unica parola. Retorica, svuotata di significato, inutile: PACE.
Non esiste una guerra giusta, non esiste una razza o una religione superiore a un’altra, per me – agnostico - non esistono inferno e paradiso ma soltanto questa nostra vita terrena. Per questo è sacra e andrebbe rispettata. E la prima forma di rispetto è concedere all’altro, al diverso da noi, pari diritti. Chiudo con le semplici parole di Colum McCann: “Non finirà finché non ci parliamo”. Non finirà finché non cesserà la propaganda della superiorità religiosa, dell’odio, del fanatismo.
Il silenzio è complicità. Il reverendo Munther Isaac mi ha rivelato tutta la nobiltà, tutta l’importanza della scrittura: testimoniare la verità, dare voce alle vittime, tenere accesa la fiamma nella notte più buia.
di Alfredo Tocchi, 27 dicembre 2023