Blinken in Israele: "A Gaza serve pausa umanitaria" Netanyahu: "No, nessun cessate il fuoco"; leader Hezbollah: "Usa gestiscono la guerra e dovrebbero pagarne il prezzo"

Dopo aver affermato che Tel Aviv fosse aperta ad una "pausa umanitaria", Blinken è stato smentito dallo stesso Netanyahu, che ha nettamente rotto con la linea Usa. Nelle stesse ore, per la prima volta dal 2006, appariva in pubblico il leader di Hezbollah

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken è atterrato oggi, venerdì 3 novembre, in Israele, dove ha incontrato il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riportato dal funzionario Usa, la discussione avrebbe dovuto condurre ad un'approvazione da parte di Tel Aviv di una "pausa umanitaria" delle operazioni dell'Idf, per permettere ai civili della Striscia di evacuare ed agli aiuti internazionali di entrare dal valico di Rafah. A smentire questa prospettiva, lo stesso Netanyahu, che a margine dell'incontro ha confermato non ci sarà alcun cessate il fuoco, neanche temporaneo, né sarà permesso ai rifornimenti di carburante di accedere ai territori palestinesi. Nelle stesse ore, dal Libano, il leader di Hezbollah, Nasrallah, teneva il suo primo discorso pubblico dal 2006, anno dello scoppio della guerra israelo-libanese. Il capo delle milizie filo-iraniane, strette alleate di Hamas, ha denunciato quello che definisce "l'estremista governo sionista", minacciando un intervento diretto nel nord di Israele.

Blinken in Israele propone una "pausa umanitaria" alle operazioni dell'Idf nella Striscia di Gaza 

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken è atterrato oggi, venerdì 3 novembre, a Tel Aviv, dove ha incontrato il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Argomento del faccia a faccia, chiaramente il conflitto in corso nella Striscia di Gaza, e la possibilità di un allargamento regionale. Questo è per Blinken il terzo viaggio istituzionale nello Stato ebraico dall'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, ed è stato occasione per l'americano di premere su "Bibi" in merito al tema della cosiddetta "pausa umanitaria"

“Dobbiamo fare di più per proteggere i civili palestinesi”, sono state le parole del Segretario, che, discorrendo con il Presidente Herzog, si è dimostrato ancora più esplicito: "Israele ha non solo il diritto ma il dovere di difendersi e fare tutto il possibile perché il 7 ottobre non accada più, ma il modo in cui lo fa conta". Parole che sono state immediatamente interpretate come simbolo di una crescente indisponenza a Washington per la strategia messa in campo da Tel Aviv nella repressione di Hamas. Una strategia che non ha mancato nelle ultime tre settimane di fare strage di civili palestinesi e, cosa per la Casa Bianca forse ancora più grave, isolare il fronte occidentale di cui Israele sembrerebbe volersi fare alfiere in Medio Oriente.

Una missione, quella di Blinken, apparentemente tesa ad abbassare la tensione nell'area, proponendo una politica più morbida a tutela dei civili della Striscia: "Ho parlato con i leader israeliani su passi tangibili che possano essere presi per continue consegne di cibo, acqua, medicinali, carburanti ed altri beni essenziali mettendo in atto misure per impedire sequestri di Hamas e altri gruppi terroristici. Bisogna evitare di negare il carburante per gli ospedali di Gaza". Blinken ha quindi affermato, dopo l'incontro con Netanyahu: "Abbiamo discusso come usare la pausa umanitaria per consegnare aiuti e per gli ostaggi e come fare che questa non aiuti Hamas".

Netanyahu smentisce Blinken: "Nessun cessate il fuoco, non permetteremo l'accesso di carburante nella Striscia"

A fare da contraltare alle parole del Segretario di Stato Usa, tuttavia, le affermazioni del premier Netanyahu. Il Primo Ministro israeliano, riferisce il Times of Israel, si è infatti opposto alla proposta di Washington di una pausa umanitaria, così come la possibilità di far entrare carburante (necessario al funzionamento degli ospedali, ormai al collasso) nella Striscia. "Israele rifiuta un cessate il fuoco temporaneo che non preveda il ritorno degli ostaggi", sono state le parole di "Bibi", che ha poi aggiunto, rompendo drasticamente con la linea Usa in merito al trattamento dei civili: "Israele non consentirà l'ingresso di carburante a Gaza e si oppone all'invio di denaro nella Striscia".

Il leader Hezbollah Nasrallah: "Fronte libanese si può trasformare in un'immensa battaglia, Israele ne tenga conto"

Nelle stesse ore in cui in Israele Blinken e Netanyahu si incontravano per parlare, inutilmente, di "pause umanitarie", in Libano faceva per la prima volta dal 2006 l'apparizione il leader di Hezbollah, Nasrallah. Il capo sciita, che non parlava in pubblico dall'inizio del conflitto israelo-libanese di 17 anni fa, ha assicurato che il raggiungimento di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sia "l'obbiettivo primario". Obiettivo secondario, invece, la vittoria di Hamas: "La vittoria di Gaza significa una vittoria per la Palestina, per Gerusalemme, per Aqsa, per il Santo Sepolcro e per tutti i paesi vicini".

Nasrallah ha quindi minacciato Israele, da settimane impegnato in uno scambio di attacchi a bassa intensità (principalmente reciproco lancio di razzi a corto raggio) con i miliziani Hezbollah nel sud del Libano: "La possibilità che il fronte libanese si trasformi in un'ampia battaglia è un'opzione realistica". In conclusione, quindi, il leader sciita ha descritto Israele come mero strumento della politica di Washington in Medio Oriente, arrivando a minacciare in maniera non troppo implicita gli stessi Stati Uniti: "Gli Stati Uniti sono quelli che gestiscono la guerra a Gaza e quelli che dovrebbero pagarne il prezzo".