La questione palestinese: il terrorismo come extrema ratio

Agnostico, trovo aberrante che un essere umano si consideri superiore a un altro perché così ha deciso il suo Dio

SCRITTI BELLICI

Molti anni fa, tra il 1986 e il 1988, ho avuto il privilegio di avere come Professore di Diritto Internazionale l’anglo canadese Leslie C. Green, a quel tempo il massimo esperto di terrorismo al mondo dopo l’egiziano Mahmoud Cherif Bassiouni.

Teneva lezione a un selezionato gruppetto di graduate students nel suo studio presso l’Università dell’Alberta - come si usava fare molti anni prima nelle università inglesi- e amava conversare con noi studenti come se fossimo suoi pari, anche se parlava sette lingue ed era un uomo di una cultura straordinaria.

Uno dei suoi argomenti preferiti era la questione palestinese. Ascoltandolo e ascoltando i miei compagni di corso, primo fra tutti Surya Kiran Gurung (che sarebbe diventato Professore di Diritto Internazionale, Ambasciatore nepalese a Mosca e poi Segretario del Senato a Katmandu), ho imparato che – se nelle questioni di diritto internazionale non vi è nulla di semplice – in quella palestinese è impossibile esprimere un’opinione senza urtare la sensibilità di qualcuno.

Una Nazione basata su un assunto religioso (quello dell’esistenza di una razza eletta da Dio), si sovrappone a una popolazione autoctona finanziata nell'acquisto di armi da chi crede nella jihad.

Ho imparato che Israele ha violato molteplici Risoluzioni ONU concernenti i territori occupati e studiato testi quali “Terrorism: Reflections on Legitimacy and Policy Considerations” di Bassiouni, nei quali l’attentato terroristico viene visto quale extrema ratio, ultimo strumento a disposizione di coloro che non siano riusciti a ottenere giustizia in altro modo.

Per tutta la mia vita, ho diffidato delle religioni. Agnostico, trovo aberrante che un essere umano si consideri superiore a un altro perché così ha deciso il suo Dio. E questo, purtroppo, capita a ebrei, musulmani ma anche cattolici (memorabile il commento fatto da uno dei relatori a un mio intervento a un raduno di cattolici tradizionalisti: “Noi siamo migliori perché dalla parte di Dio”).

Il terrorismo ha quale fine – tramite un’azione violenta – la destabilizzazione della società.

Io ho orrore della violenza in tutte le sue forme. Ho letto il capolavoro di Colum McCann Apeirogon, che racconta il rapporto tra un israeliano e un palestinese e mi sono illuso che esistesse una speranza di pace.

Ma questo è stato qualche anno fa, in un tempo vicino eppure lontanissimo in cui la guerra sembrava fuori moda.

Oggi fuori moda è il mio pacifismo. Se non esiste altro strumento, si ricorre alle armi come ai tempi dei trogloditi.

Si massacrano innocenti, si prendono ostaggi, si terrorizzano esseri umani inermi.

Ho orrore di tutto questo, ma non giudico. La propaganda insiste: “L’aggressore ha sempre torto e l’aggredito sempre ragione”. Gli Alleati che invasero la Germania avevano torto o ragione? Il bombardamento di Dresda in cui non vennero colpiti obiettivi militari ma vennero bruciati dalle bombe incendiarie 135.000 civili fu un crimine di guerra?

L’ottica Disneyana da quattro soldi con cui gli americani vedono le cose ha dilagato: un problema complesso viene ridotto a una favola per bambini. La mistificazione dei media fa il resto. Oggi più che mai le immagini delle stragi – spesso sapientemente ritoccate, aggiustate, raccontate in modo strumentale – rischiano di provocare la Terza Guerra Mondiale.

La realtà è oscena, intollerabile. Dal tempo dei miei studi in Canada sono trascorsi 35 anni e un’intera generazione di palestinesi è nata e cresciuta in un ghetto circondato dal filo spinato. Nessuno è stato in grado di ridare dignità umana a quegli sventurati.

Il Medio Oriente è la ferita sanguinante del mondo: oggi è di nuovo infetta.

Non vi aspettate una mia condanna del terrorismo, non ci sarà. L’unica condanna è alle religioni: non esiste una razza eletta, non esiste una guerra santa, non esistono inferno e paradiso ma soltanto questa nostra vita terrena. Per questo è sacra e andrebbe rispettata. E la prima forma di rispetto è concedere all’altro, al diverso da noi, pari diritti. Chiudo con le semplici parole di Colum MaCann: “Non finirà finché non ci parliamo”. Non finirà finché non cesserà la propaganda della superiorità religiosa, dell’odio, del fanatismo.

di Alfredo Tocchi, 8 ottobre 2023