Usa, deposto lo Speaker McCarthy: nella bufera dei fedelissimi di Trump, "vascello imperfetto" tra le faglie di Washington
A McCarthy viene rinfacciato un non dovuto soccorso all’amministrazione del vituperato Biden.
Che dire a proposito del 2023 politico dell’oramai ex Speaker della Camera dei Rappresentanti USA Kevin McCarthy - cognome problematico visto che apparteneva nientemeno che a Joseph, il Senatore anni Cinquanta dal quale prende denominazione il Maccartismo - se non che sia decisamente travagliato? È vero, il 3 ottobre è stato sfiduciato ed è la prima volta che questo accade, ma già la sua elezione era stata tra le più complicate in assoluto.
Si trascinò il trascorso gennaio talmente a lungo (fino al quindicesimo scrutinio) che l’ex Rappresentante Justin Amash, passato nel 2020 tra i Libertariani, approfittando del fatto che la Costituzione non limita l’incarico agli eletti nel consesso, si propose personalmente per l’incarico da esterno (altro ‘prima volta’ storico). Oggi, ragione, motivo della sua destituzione (216 a favore della mozione di sfiducia, presentata dal collega repubblicano della Florida Matt Gaetz e naturalmente votata, oltre che da altri sette dissenzienti, dai democratici, e 210 contro) è l’aver proposto pochi giorni fa la legge, poi approvata, che ha impedito lo shutdown (la parziale chiusura delle attività amministrative federali), opera teoricamente meritoria per il Paese che la frangia estrema repubblicana non voleva assolutamente ritenendo infine l’operazione un non dovuto soccorso all’amministrazione del vituperato Biden.
Stiamo di tutta evidenza assistendo a un nuovo e più politicamente cruento confronto in casa repubblicana tra i trumpiani per così dire duri e puri, quale Gaetz assolutamente è, e gli elefantini più moderati. Confronto, indicativo di un futuro partitico tutto da creare, che invero con alti e bassi si ripete fin dal 2015, dal momento nel quale Donald Trump - suscitando la strenua opposizione dell’establishment del partito, i Bush, il successivamente defunto John McCain e Mitt Romney in prima linea - si propose per la Nomination repubblicana in vista delle elezioni presidenziali del successivo 2016, poi rocambolescamente (non per voti popolari che lo videro soccombere ma per numero degli Elettori/delegati alla nomina) vinte sconfiggendo Hillary Rodham Clinton.
Considerando gli eventi, ci si dimentica fin troppo facilmente del fatto che il tycoon è sostanzialmente un ‘Maverick’ (così venivano chiamati ai vecchi tempi i capi di bestiame non marchiati i cui proprietari non erano quindi identificabili) il quale prima di approdare definitivamente in casa Grand Old Party ha lungamente girovagato risultando iscritto nelle liste elettorali, a seconda dei tempi, tra i democratici e perfino tra i riformisti del partito fondato da Ross Perot. È in qualche modo Donald Trump un corpo estraneo - hanno cercato di metterlo fuori gioco attraverso ben due procedure di Impeachment, altra evenienza mai in precedenza verificatasi - che ha sconvolto la vita non solo politica degli americani.
Un corpo estraneo del quale evidentemente, sotto sotto, si sentiva necessità in un periodo storico di straordinaria e convulsa evoluzione. Uomo di fiera contrapposizione, suscita in alcune sostanziose parti dell’elettorato conservatore grande entusiasmo di modo che la destra religiosa formata dagli Evangelici, elettoralmente determinante in non pochi Stati, è arrivata a paragonarlo a Ciro II di Persia definendolo “vascello imperfetto” perché, peccatore quale è stato ed è, in concreto compirebbe come il grande citato imperatore allora nei confronti degli Ebrei in cattività babilonese, malgrado tutto il volere di Dio.
Molto difficile a questo momento immaginare la soluzione, comunque necessaria nel consesso camerale.
Un vecchio augurio cinese ricco di saggezza (peraltro, a volte interpretato negativamente, quasi fosse una minaccia) recita “che tu possa vivere in tempi interessanti”.
E’ quanto agli americani – al mondo, per conseguenza - sempre più accade.
di Mauro della Porta Raffo
Presidente onorario della Fondazione Italia USA