G20 Brasile, Lula: "Putin non sarà arrestato, venga al vertice del 2024"; poi la marcia indietro: "Deciderà magistratura"
Il presidente del Brasile Lula ha invitato Putin al G20 di Rio de Janeiro del novembre 2024, assicurando che non sarà arrestato. Poche ore dopo, però, la marcia indietro, con la precisazione che sarà la magistratura a decidere
Una presa di posizione, quella del presidente del Brasile Luiz Inàcio da Silva Lula, che non sorprende. Il leader del gigante sudamericano, infatti, si è da tempo esplicitamente espresso in favore delle ragioni di quel sud globale fautore di un nuovo ordine mondiale a base multipolare ed è, da mesi, evidente come tale scelta programmatica porti l'uomo forte di Brasilia ad essere spesso in uno stato di frizione con l'occidente "allargato" del G7, in generale, e con chi, in particolare, fatica sempre di più a gestire il subcontinente come il proprio giardino di casa, Washington. Una decisione forse troppo netta, tuttavia, che ha costretto Lula a fare una parziale marcia indietro alcune ore più tardi, affermando che sull'ipotetico arresto dello "zar" dovrà prima esprimersi la magistratura brasiliana.
Lula tende una mano a Putin ed assicura che al G20 del 2024 a Rio de Janeiro sarebbe ospite gradito
Una presa di posizione che come detto non sorprende, quella con cui Lula ha annunciato ai reporter indiani, che lo intervistavano a margine del G20 tenutosi in questi giorni a Nuova Delhi, di essere tranquillamente disponibile ad accogliere il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin a Rio de Janeiro per il G20 che avrà luogo nel novembre del 2024 (vertice la cui presidenza è appunto affidata al Brasile). Parole che tradiscono la forte divisione registratasi durante gli incontri di questi giorni nella capitale indiana sul tema ucraino, in realtà immagine di due fazioni globali sempre più in contrapposizione su numerosi dossier.
Non solo l'apertura alla partecipazione dello "zar", quindi, ma anche l'implicito corollario, poi esplicitato dallo stesso Lula. Su Vladimir Putin, infatti, pende da marzo un mandato d'arresto di una corte penale internazionale (nata anche con l'appoggio di Brasilia) per le accuse di deportazione illegale di bambini ucraini dalle regioni conquistate del Donbass e della Crimea. Secondo la legislazione internazionale, quindi, il Presidente della Federazione dovrebbe essere arrestato non appena mettesse piede in un Paese che riconosce il mandato. Tra questi Paesi, in teoria, ci sarebbe anche il Brasile, che sembra però far prevalere le ragioni della real politik e dell'interesse nazionale.
Lula ha infatti assicurato che Putin sarebbe ospite gradito alla prossima edizione del summit dei 20 Paesi più industrializzati del pianeta e che, certamente, non rischierebbe di essere arrestato. Parole che non sono ancora state commentate da Mosca (a cui un invito di questo tipo, con le medesime assicurazioni, era giunto anche dal Sud Africa in occasione del vertice BRICS di alcuni mesi fa, ma era stato gentilmente respinto), ma comunque sufficienti a manifestare, ancora una volta, la nuova postura del Brasile che da alcuni anni a questa parte ne sta andando a definire la traiettoria internazionale: sempre più indipendente nelle proprie politiche, sempre più in rotta di collisione con Washington.
Uno stato di soffocato antagonismo internazionale che non manca di riflettersi sui rapporti tra gli apparati interni del gigante sudamericano, dove non mancano opinioni contrastanti sulla direzione del Paese. Poche ore dopo aver teso la mano a Mosca, quindi, Lula si è visto costretto a fare una marcia indietro, affermando che a decidere sull'eventuale arresto di Putin in caso di presenza al G20 dell'anno prossimo non può essere il governo, ma la magistratura, da cui è ora atteso un pronunciamento in merito. Il Presidente sudamericano, comunque, non ha mancato di sottintendere la propria idea riguardo al formale appoggio brasiliano al mandato di arresto: "I Paesi emergenti spesso firmano cose che sono dannose per loro". Facile immaginare che la questione non mancherà di infiammare il dialogo tra le varie facce del potere a Brasilia nei prossimi mesi.