Donald Trump for President? Not in my name! Scalata nei sondaggi dopo l'incriminazione per l'assalto al Campidoglio
I dissidenti sperano nella sua rielezione. Io proprio no
SCRITTI BELLICI
Donald Trump for President? Not in my name!
I dissidenti sperano nella sua rielezione. Io proprio no
La dissidenza (quattro gatti, me compreso), è divisa su quasi tutto. Come un contenitore di immondizia indifferenziata, unisce vetero marxisti come Marco Rizzo e Andrea Zhok, “neopartigiani” come Ugo Mattei, opportunisti furbi come qualche politico fallito e qualche mio collega avvocato, ex militanti di Casa Pound come Augusto Sinagra, cattolici tradizionalisti come Monsignor Carlo Maria Viganò, marciatori in nome della consapevolezza individuale come Paolo Sceusa, cattolici catastrofisti che vedono nella contemporaneità l’inizio dell’Apocalisse e un paio di autentici malati di mente affetti da paranoia e narcisismo parossistico, piccoli dittatori falliti.
Io li critico (e non sono l’unico), ma sono i miei compagni di viaggio. Cerco di guardare a ciò che ci accomuna (il rifiuto degli obblighi vaccinali e del Green pass, il ripudio della guerra) e cerco (nel mio piccolo) di indirizzare la protesta contro i veri nemici.
Quasi tutti considerano Donald Trump un alleato. Dimenticano che è già stato Presidente e la politica americana in materia di vaccinazioni ha subito un’accelerazione proprio il 19 settembre 2019, quando firmò l’Ordine Esecutivo N. 13887con il quale semplifico l’iter di approvazione, aprendo la strada a quell’autorizzazione in via d’urgenza che ha consentito la vaccinazione planetaria con un farmaco sperimentale che non si può neppure definire vaccino.
Quanto alla questione Ucraina, il Segretario di Stato durante la Presidenza di Donald Trump Mike Pompeo ha dichiarato (e ribadito anche di recente): “Give Kyiv what it needs to win, or it'll cost the United States more in the long run (= Date a Kiev tutto ciò che ha bisogno per vincere, o il prezzo per gli Stati Uniti sarà molto più alto a lungo termine)”.
Ciò nonostante, persone autorevoli (nel loro ambito circoscritto, naturalmente. Oggi la dissidenza è esercitata non alla televisione nazionale ma sui canali Telegram, “camere dell’eco” isolate acusticamente dalle quali difficilmente esce un sussurro) come, ad esempio, Monsignor Carlo Maria Viganò invocano Donald Trump, compiendo quello che a me (agnostico) appare come un atto di fede.
No, The Donald non è un cavaliere dell’Apocalisse. E’ molte cose, ma non è un novello Crociato investito del compito sacro di sconfiggere il satanista Joe Biden
Credo che le trasmissioni americane che ci sono state propinate per tutta la nostra vita abbiano seriamente minato la nostra capacità di giudizio. Osserviamo il mondo in bianco e nero: Trump buono, Biden cattivo. A mio modesto giudizio, sono pessimi entrambi. Ma, soprattutto, il nemico è lo strapotere dei filantropi come Bill Gates. Oggi sono un giurista (dolorosamente) consapevole che il mondo è cambiato per sempre e siamo entrati nel presente distopico in cui OMS, la Fondazione Bill & Melinda Gates, i fondi BlackRock, Vanguard e State Street e il Forum di Davos dettano l’agenda dei Ministeri della salute nazionali. Ero un moderato, sono diventato un massimalista. Occorre rovesciare la cupola che regge l’Occidente, questo capitalismo neomalthusiano che vede nella riduzione della popolazione e nel transumanesimo traguardi da raggiungere entro il 2050.
Donald Trump è parte integrante di questo sistema marcio.
Come purtroppo lo sono Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, Mario Draghi, Matteo Renzi e molti altri che qui vanno per la maggiore.
Se siamo d’accordo su queste semplici considerazioni, discutiamone. Possibilmente dove ci possa ascoltare qualcuno, non sul canale Telegram di Tizio o di Caio.
Di Alfredo Tocchi, 6 agosto 2023