Via della Seta, Italia fuori dal memorandum, Crosetto: "Fu un atto scellerato, ma manteniamo buoni rapporti con Cina"

Il Ministro della Difesa Crosetto ha confermato, infine, che il governo procederà per far uscire l'Italia dal memorandum sulla Nuova Via della Seta siglato da Conte con Pechino

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto esprime la postura dell’attuale esecutivo nei confronti del memorandum sulla Nuova Via della Seta firmato da Giuseppe Conte ai tempi del suo premierato con Pechino. Confermata, secondo le parole del Ministro, la volontà di Roma ad uscire dal patto con la Repubblica Popolare, quasi certamente a settembre, quando, come da accordi, dovrebbe essere o meno rinnovato. Un’operazione di uscita molto delicata che, seppur prevista dagli accordi, potrebbe rischiare di esporre alla reazione cinese i rapporti commerciali tra i due Paesi. Un rischio, sono le parole di Crosetto, che si farà di tutto per evitare.

Crosetto conferma: “L’Italia uscirà dal memorandum sulla Nuova Via della Seta”

Non usa mezzi termini il Ministro della Difesa Guido Crosetto nel commentare la scelta del governo Conte di far aderire l’Italia al memorandum con Pechino sulla Nuova Via della Seta: “La scelta di aderire alla Via della Seta fu un atto improvvisato e scellerato, fatto dal governo di Giuseppe Conte, che ha portato a un doppio risultato negativo. Noi abbiamo esportato un carico di arance in Cina, loro hanno triplicato in tre anni le esportazioni in Italia. La cosa più ridicola di allora fu che Parigi, senza firmare alcun trattato, in quei giorni vendette aerei a Pechino per decine di miliardi”. Lo dice durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, intervista che segue di alcune ore la visita della premier Meloni a Washington, definita da Crosetto come la prova dell’apprezzamento rivolto all’attuale esecutivo da parte dei partner occidentali.

Sin dal suo insediamento il governo di centro destra non aveva mai nascosto un certo fastidio per il patto sottoscritto, unici nel G7, con la Repubblica Popolare, nelle varie sedi del potere occidentale (dalla Nato all’Ue) considerato un pericolosissimo sbilanciamento nei confronti del percepito avversario del secolo.

Nonostante, tuttavia, il citato fastidio per il memorandum (tanto della maggioranza come in buona fetta dell’opposizione), gli stretti vincoli dell’accordo rendevano difficile a Roma uscirne senza compromettere drasticamente i rapporti con Pechino, ad oggi fondamentale partner commerciale. Tale situazione, tuttavia, cambierà a settembre, all’annuale rinnovo del memorandum, una finestra temporale nella quale entrambe le parti coinvolte possono esprimere la propria volontà ad “abbandonare la nave”.

Se fino ad oggi era descritta come una probabilità, le parole di Crosetto (che oltre ad essere Ministro è anche uno degli uomini più vicini alla Presidente del Consiglio) rivestono ormai l’uscita dell’Italia dal memorandum con gli abiti della certezza, o quasi. Punto fondamentale, su cui il vertice della Difesa insiste, è la necessita di non intaccare troppo pesantemente (una certa dose di reazioni economiche da parte del dragone è dato per scontato ci dovranno essere) il sistema di import-export con il gigante asiatico: “Il tema oggi è: tornare sui nostri passi senza danneggiare i rapporti. Perché è vero che la Cina è un competitor, ma è anche un partner. Non a caso la premier ha annunciato, e proprio dagli Stati Uniti, che andrà in Cina”.