Francia, Macron pronto a decretare stato d'emergenza: coprifuoco, chiusura luoghi pubblici e limitazione spostamenti. L'ultimo con il Bataclan nel 2015

Parigi, secondo la premier Bonne, potrebbe adottare lo stato d'emergenza per far fronte alle rivolte che da 3 giorni stanno infiammando la Francia. Attesa per la fine del vertice con Macron a riguardo

Attesa per il termine del vertice tra il presidente della repubblica francese Macron ed il suo governo, presieduto dalla premier Elisabeth Borne. Secondo molti osservatori, dopo le proteste di questi tre giorni, potrebbe essere dichiarato lo stato d’emergenza.

Attesa per la dichiarazione dello stato d’emergenza in Francia

Dopo 3 giorni di scontri si è riunita a Parigi una riunione dell’Unità di crisi, presieduta dal presidente della Repubblica Macron e dai principali membri del governo. È proprio la premier Elisabeth Borne, prima dell’inizio del faccia a faccia con il coinquilino dell’Eliseo, ad aprire alla possibilità di instaurare nel Paese lo stato d’emergenza, una soluzione estrema che da giorni viene invocata dalle opposizioni di destra, ma per la quale la maggioranza di En marche!, il partito di Macron, si era detta contraria. “Tutte le ipotesi vengono prese in esame per ripristinare l’ordine repubblicano”, ha detto stamattina Borne a chi chiedeva se all’incontro di oggi si sarebbe discusso di stato d’emergenza.

Nel Paese d’oltralpe l'état d'urgence è una limitazione applicabile dalle istituzioni alle libertà pubbliche della popolazione. Secondo la delibera 156 del gennaio 2006 del Senato francese: “Conferisce alle autorità del territorio dove è applicata dei poteri di polizia eccezionali che portano sulla regolamentazione della circolazione, sul soggiorno delle persone, sulla chiusura dei luoghi pubblici e sul sequestro delle armi”. In Francia lo stato d’emergenza viene dichiarato con decreto del Consiglio dei Ministri ed ha una durata massima di 12 giorni.

Lo stato d’emergenza è stato applicato solo 6 volte dalla fine della seconda guerra mondiale: nel 1955, nel 1958 e nel 1961 a causa della Guerra d’Algeria e del conseguente golpe dei Generali; nel 1985, in nuova Caledonia, per i tumulti scoppiati nella regione; nel 2005, a causa delle rivolte nelle banlieue (questo sarebbe il precedente citato dai sostenitori dell’applicazione dello stato d’emergenza oggi); nel novembre del 2015, immediatamente dopo gli attentati di Parigi (tra cui quello del Bataclan).