Siria, precipita elicottero americano, 22 soldati feriti. Negli Usa aumenta la contrarietà verso l'interventismo

In Siria 22 militari americani sono stati feriti in quello che i comunicati ufficiali dell'esercito statunitense chiama "incidente" di un elicottero. Intanto, in patria aumentano i dubbi sulla continuazione dell'operazione

In Siria lo schianto di un elicottero dell’esercito degli Stati uniti provoca il ferimento di 22 soldati americani. Aumentano, in patria, i dubbi riguardo alla continuazione di un’operazione di cui non solo si vede la fila, ma per la quale si fatica anche solo a capire il senso, o la definizione. A marzo, una proposta di legge per rimpatriare i 900 militari impegnati nel Paese medio orientale è stata bocciata dal Congresso.

In Siria l’incidente di un elicottero ferisce 22 soldati americani, aumentano i dubbi sull’operazione

Secondo quanto riferisce il Comando Centrale Statunitense in Siria (CENTCOM), 22 soldati americani sarebbero rimasti feriti nello schianto di un elicottero domenica 11 giugno. Il primo a riportare il comunicato è un articolo del quotidiano pan arabo Al Sharq al Awsat, che viene poi confermato dal comunicato del comando stesso pubblicato su twitter. Nel comunicato delle forze armate americane non si fa riferimento ad attacchi contro il veicolo da parte di terzi. Stando sempre al comunicato, indagini sarebbero in corso per fare luce su quanto successo. Dei 22 feriti, 10 sarebbero gravi: per loro è stato disposto il trasferimento in strutture sanitarie lontane dall’area calda nel nord est della Siria dove è avvenuto l’incidente.

Al momento, ufficialmente almeno, sarebbero circa 900 i militari americani impegnati nel teatro siriano. Un dossier nel quale Washington era entrato con grande dispiegamento di uomini e mezzi allo scoppio della guerra civile. L’appoggio all’epoca fornito ai rivoltosi che lottavano contro Assad ha poi trovato un nuovo avversario con la nascita dello Stato Islamico di Daesh. La lotta all’Isis ha, de facto, messo da parte lo scontro con Damasco e con il potente alleato che in maniera sempre più sostanziosa teneva in piedi il regime, la Russia. Il crescente coinvolgimento di Mosca, inizialmente nella lotta ai ribelli, poi contro l’Isis, si è accompagnato al sempre più marcato disimpegno di Washington nell’area. Restano comunque ancora alcune basi nel Paese ormai tornato saldamente sotto la guida della dinastia Assad, esplicitamente ostile alla presenza statunitense, seppur sia in rapido declino.

È proprio il nuovo ritrovato equilibrio del Paese dopo almeno un decennio di massacri e stragi compiute da ambo le parti che, anche a Washington, fa ritenere a molti la Siria un dossier da chiudere definitivamente. L’ultima interpellazione ufficiale in merito è stata quella del senatore repubblicano Matt Gaetz, che nel gennaio di quest’anno ha proposto un disegno di legge al congresso degli Stati Uniti per il completo ritiro delle truppe americane da tutti i territori di Damasco. A marzo, però, il voto del congresso ha respinto la proposta: la bandiera a stelle e striscie continua a sventolare in Siria. Di fatto perpetrando quella che è una situazione di stallo che confonde non poco gli osservatori, incapaci di definirla in maniera chiara: una guerra al regime di Damasco, dove non ci si spara e dove sembra non ci siano più alleati locali su cui contare (molti si erano uniti al califfato islamico); una missione anti terrorismo, priva di un terrorismo da sconfiggere dopo il crollo dell’Isis; l’occupazione di territori dall’incomprensibile valore strategico.

Il ferimento - di ferimento si è finora parlato nei comunicati ufficiali - di ben 22 soldati e l’incidente - di incidente si è finora parlato nei comunicati ufficiali - di un elicottero dell’US Army, forse, daranno il via a nuove e diverse riflessioni sul tema Siria dalle parti di Washington.