Boris Johnson, dimissioni dell'ex Primo Ministro dopo il report sullo scandalo Partygate. Aveva organizzato feste durante il lockdown

Boris Johnson, ex Primo Ministro inglese, ha rassegnato le sue dimissioni dopo il report sullo scandalo partygate. Accusato di aver organizzato feste a Downing Street durante il lockdown e aver mentito al parlamento

Boris Johnson, ex Primo Ministro inglese, si dimette dal parlamento britannico. La decisione arriva dopo il report parlamentare sul cosiddetto Partygate, l’inchiesta che lo vedeva imputato per l’organizzazione di presunti festini a Downing Street durante le restrizioni anti covid. Attacchi da Johnson contro la commissione d’inchiesta, accusata di volerlo a tutti i costi “spingere fuori dal parlamento”.

Boris Johnson si dimette dal parlamento inglese dopo il report sullo scandalo Partygate

Fino a pochi mesi fa era il Primo Ministro del Regno Unito. Ora Boris Johnson non è più neanche deputato. E la sua intera carriera politica sembra essere a rischio. Il controverso esponente del partito conservatore, infatti, ha annunciato nella serata di venerdì 9 giugno, le sue dimissioni dal parlamento britannico. La decisione, a quanto pare, è stata presa dopo la ricezione del rapporto parlamentare riguardo all’inchiesta sul cosiddetto Partygate.

Il caso, che aveva fatto molto scalpore oltre manica, riguarda diverse feste organizzate da Johnson, all’epoca Primo Ministro, a Downing Street con alcuni colleghi del partito. Niente di male, in realtà, se non fosse che tali party infrangevano platealmente le restrizioni anti covid, varate dal suo stesso governo, che in tutto il regno tenevano imprigionati in casa, e lontani dai propri affetti, milioni di sudditi di sua maestà.

Dopo mesi di interrogazioni parlamentari, quindi, il verdetto: Johnson avrebbe mentito al parlamento riguardo alle feste organizzate durante il lockdown. È stato lo stesso ex Primo Ministro a dimettersi, senza attendere umilianti, e politicamente dannosi, obblighi, ma non l’ha certo fatto in punta di piedi. Anzi, la percezione predominante, dalle parti di Westminster, è che l’uscita di scena sia avvenuta con un gran sbattere di porte.

Poche ore dopo l’annuncio delle dimissioni, infatti, un comunicato dell’ufficio stampa dell’ex deputato attacca duramente la commissione d’inchiesta parlamentare: “Non ho mentito, e credo che in cuor loro alla commissione lo sappiano. Sanno perfettamente che quando ho parlato ai Comuni stavo dicendo ciò che sinceramente credevo fosse vero e quello che ero stato incaricato di dire, come qualsiasi altro ministro”. Johnson quindi ha sottolineato quella che a suo avviso è una pericolosa deriva delle istituzioni inglesi, manifestatasi, dice, in un complotto ai suoi danni: “La commissione è determinata a spingermi fuori dal parlamento. Non hanno ancora prodotto uno straccio di prova che io abbia consapevolmente o sconsideratamente ingannato i Comuni. Un precedente pericoloso e inquietante. Ora vengo costretto a lasciare il Parlamento da una manciata di persone, senza prove a sostegno delle loro affermazioni, e senza l'approvazione nemmeno dei membri del Partito Conservatore, per non parlare dell'elettorato più ampio”.

Attesa ora l’elezione suppletiva per il suo seggio, rimasto vacante, anche se non è ancora stata fissata alcuna data. Secondo diversi osservatori vicini al conservatore, definito da molti una persona “vulcanica”, è comunque difficile credere ad un suo totale ritiro dalla cosa pubblica. Probabile, quindi, tornare presto a sentir parlare del 58enne Boris Johnson, anche al di qua del canale.