La distruzione della diga di Kakhovskaya potrebbe essere la causa della nostra morte

Il rischio di Sindrome cinese alla centrale di Zaporizhzhia è terrificante. Le conseguenze sarebbero mortali anche per molti di noi

La centrale di Zaporizhzhia è nelle mani dell’esercito della Federazione Russa. Già il 21 ottobre 2022 il rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite, Vassily Nebenzia aveva inviato una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite rivelando il piano di Kiev di distruggere la diga di Kakhovskaya. Ieri, la diga è stata distrutta e il nocciolo del reattore della centrale nucleare rischia di restare scoperto. Senza l’acqua di raffreddamento, si rischia la Sindrome cinese descritta nel film di James Bridges del 1979.
Vittoria o morte è il motto degli invasati neonazisti. La seconda ipotesi appare oggi la più probabile. La NATO guidata da un pazzo irresponsabile manovrato da gente come Victoria Nuland e Robert Kagan deve essere fermata. Vladimir Putin deve essere fermato. Il rischio di una catastrofe nucleare non è mai stato tanto terrificante. Le radiazioni ucciderebbero gli sventurati che abitano in quella parte del mondo ma contaminerebbero il grano che mangiamo, l’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo.
Ciascuno decida per se stesso quale ritiene che sia la causa della sua morte. Per me, che sia la volontà di dominio degli Stati Uniti o della Federazione Russa non fa differenza: preferirei vivere.
Abbiamo gettato benzina sul fuoco. Abbiamo aizzato due popoli fratelli l’uno contro l’altro per motivi di interesse geopolitico. Abbiamo preso le parti degli ucraini per proteggerli dall’invasione e ora abbiamo sulla coscienza centinaia di migliaia di morti e una tragedia umanitaria senza precedenti: quindici milioni di sfollati. Non accettiamo la sconfitta militare, costi quel che costi. Addestriamo e armiamo giovani che potrebbero essere nostri figli con la piena consapevolezza che moriranno. Detesto ogni forma di retorica, ma quella patriottica e bellicista mi ripugna.
Ma la cosa che più mi ripugna, è che scientemente siamo stati manovrati. Con la mistificazione e la propaganda ci hanno fatto paura e persino popoli storicamente neutrali e pacifisti sono impazziti come topi in gabbia, hanno eretto muri, finanziato eserciti, rinunciato alla loro storica neutralità per scongiurare il pericolo del tutto inesistente di un’invasione russa.

Qualcun altro scriverà che noi - qui in Italia - non rischiamo nulla. Ecco, riflettiamo su un simile modo di ragionare, che è vomitevole. Il punto non è la nostra soggettiva sicurezza, ma il sostegno alla  guerra che uccide altri esseri umani. A distanza di sicurezza è accettabile? Rifiuto questa logica da vigliacchi! 
Concludo con parole non mie, ma che – seppure da agnostico – condivido pienamente:
“La paura non libera dal male, non risolve mai i problemi. Non vogliamo la guerra o il terrorismo dentro casa perché ne abbiamo paura. Ma perché, un po’ più in là va bene? Bisogna muoversi per la pace, perché è la pace, non perché ho paura. Credo nella pace. Il mio Dio è il Dio della pace, se no non credo neanche in Dio. È perché ci credo che mi muovo per la pace. Se vogliamo essere ancora CREDUTI non dobbiamo muoverci per la paura della morte ma per la fede nella vita. O il cristiano è per la pace o non è neppure un cristiano. O l’uomo è per la pace o non è neppure un uomo. Non solo per ragione di fede, ma per ragione di umanità”. (Ermes Ronchi)
di Alfredo Tocchi, 6 giugno 2023