Scontri in Kosovo, Mosca conferma appoggio incondizionato a Serbia. Zakharova: "Basta accuse ai serbi, tensioni causate da Nato"
Diversi comunicati da Mosca hanno confermato l'appoggio incondizionato della Federazione alla Serbia durante questi giorni di scontri in Kosovo. Accuse alla Nato di falsificare la narrazione delle responsabilità nelle tensioni
Mosca conferma la propria vicinanza alla Serbia e a quanti in questi giorni in Kosovo hanno protestato contro il governo a trazione albanese di Pristina. Il Cremlino accusa la Nato di scarsa professionalità nella gestione delle tensioni, mentre nelle strade le violenze sembrano continuare a montare divisioni etniche che si speravano da tempo sepolte.
Mosca dichiara il proprio sostegno incondizionato alla Serbia
In queste ore un comunicato del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha confermato quanto, in realtà, era già noto da molto, ovvero che Mosca sostiene “incondizionatamente” la Serbia. Nonostante fosse cosa risaputa, comunque, in queste ore in cui le tensioni in Kosovo sembrano riaccendere la miccia etnica di una bomba che si sperava ormai disinnescata, in molti attendevano un commento ufficiale da parte della Federazione sugli scontri che hanno causato, tra gli altri, il ferimento di 14 militari italiani della KFOR Nato. Peskov ha affermato che la dirigenza russa “segue molto da vicino gli sviluppi della situazione in Kosovo ed è preoccupata. Tutti i legittimi interessi dei serbi del Kosovo devono essere rispettati e non ci deve essere posto per azioni provocatorie che violino i loro diritti”.
In concomitanza con quelle di Peskov, arrivano anche le parole del Ministero degli Esteri di Mosca, la cui portavoce Maira Zakharova ha accusato l’alleanza atlantica di scarsa professionalità nella gestione delle tensioni: “L'Occidente deve mettere fine alla sua falsa propaganda sul Kosovo e smettere di imputare gli incidenti in Kosovo ai Serbi disperati che pacificamente, e senza armi in mano, cercano di difendere i loro legittimi diritti e libertà”.
Intanto le questioni continuano a montare nel nord del Paese. Qui la popolazione di etnia serba, pur rappresentando solo il 5% della cittadinanza kosovara (a fronte del 93% di origine albanese), è maggioranza assoluta. Quando il 23 aprile ha deciso di non recarsi alle urne per le elezioni amministrative in segno di protesta verso il governo di Pristina, considerato anti-serbo, si è verificata la paradossale situazione in cui tutti i sindaci dei comuni al voto sono stati eletti tra le fila dei partiti filo-albanesi, con l’approvazione di solo il 3,4% degli aventi diritto di voto. Quando poi questi sindaci hanno cercato, negli scorsi giorni, di raggiungere i rispettivi Municipi, sono iniziate le violenze. Violenze che riaccendono odi in realtà mai sopiti e che ancora una volta fanno di questi territori un terreno di scontro tra la narrazione panslavista, ascoltata da Serbia e discendenti, proveniente da Mosca, e quella atlanticheggiante che sostiene la maggioranza albanese del Kosovo.