Bielorussia, Lukashenko torna in pubblico e promette: "Armi nucleari per chi si unirà a Minsk e Mosca"
Il presidente della Bielorussia Lukashenko è tornato a parlare dopo diversi giorni in cui sembrava scomparso. In un comunicato offre armi nucleari per chi voglia appoggiare Minsk e Mosca, mossa invisa tanto da Washington quanto da Pechino
Lukashenko riappare in pubblico dopo giorni di assenza che avevano fatto fiorire fantasiose tesi sul suo stato di salute. Il presidente bielorusso, strettissimo alleato del Cremlino, ha rilasciato un comunicato in cui invita nazioni straniere che ne avessero piacere ad unirsi all’Unione di Bielorussia e Russia. Un’affermazione di poco conto, se non avesse anche affermato che in cambio Mosca è pronta a cedere a queste stesse nazioni alcune delle sue testate nucleari. Una proposta che ha fatto scattare al lavoro analisti in tutto il mondo per verificarne la veridicità, e che per vari osservatori sembra attaccare di sponda la Nato, chiaramente, e Pechino, considerato da Mosca anche troppo attiva nello sviluppo delle proprie relazioni con diverse repubbliche ex-sovietiche dell’Asia Centrale, Kazakhistan in primis.
Lukashenko torna in pubblico e offre testate nucleari a chi voglia unirsi a Minsk e Mosca
Il presidente bielorusso riappare dopo diversi giorni di assenza che avevano fatto maturare qualche dubbio sulle sue condizioni fisiche. Le voci su una sua ipotetica malattia erano state già smentite ieri, domenica 29 maggio, quando il gruppo di monitoraggio bielorusso Gayun aveva diffuso immagini dell’autocrate mentre si dirigeva alla propria residenza a Minsk.
Oggi poi, Lukashenko ha rilasciato una nota ripresa dall’agenzia Tass in fa gli auguri al presidente azero Ilham Aliyev e a tutto l’Azerbaijan per la festa nazionale del Paese. Non è questo, tuttavia, l’argomento che ha maggiormente attratto l’attenzione dei media internazionali attorno al comunicato del presidente bielorusso. Nella nota, infatti, viene riportato anche un invito particolarmente esplicito rivolto a non specificate nazioni estere per Unirsi all’Unione di Bielorussia e Russia (ente sovranazionale esistente dal 1999). In cambio, è la promessa di Lukashenko, riceveranno armi nucleari dalla Federazione.
Le domande attorno all’offerta di Lukashenko
Alla diffusione della notizia, analisti di tutto il mondo si sono gettati al lavoro più frenetico per capire se le parole del bielorusso siano veramente un’offerta che Mosca ha intenzione di onorare, o se si tratta piuttosto di una provocazione all’occidente.
Secondo alcuni osservatori, poi, l’affermazione potrebbe inserirsi in un dossier diverso da quello del conflitto ucraino e dello scontro con la Nato. Nelle ultime settimane ha infatti avuto luogo un importante summit di diverse ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale con la Repubblica Popolare Cinese. Al termine degli incontri, è apparso chiaro a tutti gli osservatori che ormai Pechino ha iniziato a vantare un sempre più esplicito patronato su Paesi da decenni sotto la sfera d’influenza russa, Kazakhistan in primis. Una delle ipotesi più accreditate, quindi, è che quella di Lukashenko sia un’offerta, chiaramente benedetta dal Cremlino, per convincere le nazioni centro asiatiche a non abbandonare l’orso per il dragone, di fatto comprandone l’amicizia con la cessione di un bene che appare da diversi mesi sempre più prezioso in tutto il mondo. Questa teoria spiegherebbe quindi l’evidenziazione operata dal presidente bielorusso proprio nei confronti dei rapporti russo-kazaki: “A nessuno dispiace che il Kazakistan e altri Paesi abbiano le stesse strette relazioni che noi abbiamo con la Federazione Russa. È molto semplice unirsi allo Stato dell'Unione di Bielorussia e Russia. Tutto qui: ci saranno armi nucleari per tutti”.
Se fosse vero che questa mossa sia operata in chiave anti cinese, è altrettanto vero che a Washington e alleati la cosa non faccia comunque piacere. Dopo diversi anni in cui il consorzio delle nazioni con capacità nucleari non aveva aggiunto nessun nuovo membro alla propria lista, l’idea che altri soggetti possano presto disporne preoccupa non poco l’alleanza atlantica. Tanto più che chiunque accettasse la proposta sarebbe dipendente dalla tecnologia russa per il mantenimento degli armamenti. E quindi per necessità, o volontà, al fianco di Mosca sullo scacchiere internazionale.