Julian Assange, graffiante lettera a Carlo III dalla cella di 3x2 m nel carcere di Belmarsh : "Io prigioniero politico, onorato di risiedere tra queste mura" - TESTO COMPLETO
Il giornalista e attivistà per la libertà di stampa Julian Assange scrive una graffiante e ironica lettera dal carcere in cui è detenuto a Carlo III, invitandolo a fargli visita
Julian Assange, giornalista, attivistà per la libertà di stampa e fondatore di Wikileaks, ha scritto una lettera dal carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dove è detenuto dal 2019, indirizzata a re Carlo III. Assange, che si considera un detenuto politico incarcerato per volontà di Washington, invita ironicamente il sovrano inglese a fargli visita, per vedere, con i propri occhi, la realtà brutale in cui vivono centinaia di carcerati.
Julian Assange invita re Carlo a fargli visita in carcere
Il giornalista Julian Assange, da quattro anni detenuto nel carcere inglese di massima sicurezza di Belmarsh, ha scritto una graffiante lettera al nuovo sovrano del Regno Unito, re Carlo III, in occasione della sua incoronazione. L’attivista per la libertà di stampa, che sta ora aspettando l’estradizione negli Stati Uniti, ha chiesto ironicamente al monarca di venire a fargli visita nella cella in cui è detenuto, nel sud-est della capitale inglese. A confermare l’inoltro della richiesta, la moglie del fondatore di Wikileaks, Stella Moris, che si sarebbe anche adoperata per far pervenire la lettera al Capo di Stato.
Nelle righe scritte di suo pugno, il sarcasmo di un uomo che da anni professa essere innocente ed ingiustamente incarcerato per motivi politici. “Come prigioniero politico, trattenuto per piacere da Sua maestà in nome di un Paese straniero, sono onorato di risiedere all'interno delle mura di questa istituzione di alta classe. Il suo regno non ha limiti”.
La descrizione della realtà cupa del carcere di Belmarsh
La lettera di Assange è stata anche occasione per far conoscere al grande pubblico alcuni aspetti del trattamento riservatogli dal giorno della sua incarcerazione. Il re, scrive il giornalista, potrà venire a godersi con lui “le prelibatezze culinarie preparate per i suoi fedeli sudditi con un generoso budget di due sterline al giorno”. Assange, poi, continua: “Potrà assaporare le teste di tonno mescolate e i pasti riproposti forse fatti di pollo. E non si preoccupi, perché a differenza di istituzioni minori come Alcatraz o San Quintino, non ci sono cene in comune in una sala da pranzo. A Belmarsh, i detenuti cenano da soli nelle loro celle, assicurando la massima intimità con il loro cibo”.
La lettera attraversa momenti tragici dell’esperienza nel carcere in cui è detenuto dal 2019, parlando ad esempio di un presunto omosessuale brasiliano che rischiava la deportazione e che si sarebbe ucciso nella cella di fianco alla sua.
Assange da 4 anni è detenuto in una cella di 3x2 metri di dimensioni, nell'attesa di essere estradato negli Stati Uniti
Dal 2019, anno del suo arresto, Julian Assange vive dentro il carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a pochi chilometri da Londra. Sono 4 anni che l'attivista per la libertà di espressione si trova da solo in una cella di 3x2 metri di dimensioni, senza la possibilità di avere contatti con gli altri detenuti neppure negli orari dei pasti, consumati da solo nel suo "stanzino". Assange già dal 2010 vive tuttavia privo di libertà personali, da quando, cioè, aveva fondato il sito Wikileaks, dove sono stati raccolti centinaia di documenti riservati sulla guerra al terrore mossa dagli Stati Uniti per oltre un decennio. Le inchieste di Assange sulla conduzione delle cosiddette "missioni di pace" occidentali in Medio Oriente, e sulle numerose e ripetute violazioni dei diritti umani, avevano reso il giornalista un soggetto molto ambito dai servizi di intelligence di mezzo mondo, in primis quelli di Washington.
Nel 2012, quindi, l'attivista aveva trovato riparo nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dopo che Quito (capitale ecadoriana) aveva concesso il diritto d'asilo. Per 7 anni non uscirà più dall'edificio, fino a quando, nel 2019, il Paese sud americano torna sui suoi passi, forse per pressioni da parte di Paesi terzi, e revoca l'asilo. Scotland Yard a questo punto arresta Assange. Dopo pochi mesi, la prima richiesta di estradizione negli Stati Uniti, alla quale il team legale del giornalista fa ricorso, vincendolo. Inizia un tira e molla tra Washington e Londra, favorevoli al trasferimento oltreoceano, e gli avvocati dell'attivista, che continuano ad opporvisi. Se dovesse essere estradato, Assange rischierebbe 175 anni di carcere.
Alla fine della lettera Assange ricorda al re i suoi doveri di capo della Chiesa inglese, nessuna risposta dal monarca
Nella conclusione del testo, poi, Assange si rivolge al re sottolineando la natura del ruolo del sovrano e la missione di cristiana carità che, essendo la sua un’incoronazione per diritto divino, dovrebbe definirne le azioni: “Vi imploro, re Carlo, di visitare la prigione di Sua Maestà a Belmarsh, perché è un onore degno di un re. Quando inizierete a regnare ricordate sempre le parole della Bibbia di re Giacomo, che dice che sono beati i misericordiosi”.
Non è dato sapere se questa lettera abbia mai veramente raggiunto le mani e gli occhi del sovrano di Inghilterra, né quale sarebbero state in questo caso le sue reazioni. In ogni caso, per il momento, da Buckingham Palace nessun commento, e sembra purtroppo difficile che questo breve testo avrà davvero la forza di influenzare un caso giudiziario che da anni attira le critiche di migliaia di giornalisti e attivisti per la libertà di stampa in tutto il mondo.
Di seguito, il testo completo inviato da Assange.
A Sua Maestà il Re Carlo III,
In occasione dell’incoronazione del mio sovrano, ho ritenuto opportuno rivolgervi un caloroso invito a commemorare questa importante occasione visitando il Vostro regno nel regno: la prigione di Sua Maestà a Belmarsh. Senza dubbio ricorderete le sagge parole di un famoso drammaturgo: “La qualità della misericordia non è tesa. Cade dal cielo come la dolce pioggia dal cielo sul luogo in cui si trova”.
Ah, ma cosa saprebbe quel bardo della pietà di fronte alla resa dei conti all’alba del Vostro storico regno? Dopotutto, si può davvero conoscere la misura di una società da come tratta i suoi prigionieri, e il Vostro regno ha sicuramente eccelso in questo senso.
La prigione di Sua Maestà Belmarsh si trova al prestigioso indirizzo di One Western Way, Londra, a pochi passi dall’Old Royal Naval College di Greenwich. Come dev’essere piacevole che una struttura così stimata porti il Vostro nome.
È qui che sono detenuti 687 dei Vostri fedeli sudditi, confermando il primato del Regno Unito come nazione con la più grande popolazione carceraria dell’Europa occidentale. Come il Vostro nobile governo ha recentemente dichiarato, il Vostro regno sta attualmente attraversando «la più grande espansione di posti in carcere in oltre un secolo», con le Vostre ambiziose proiezioni che mostrano un aumento della popolazione carceraria da 82.000 a 106.000 entro i prossimi quattro anni. Una bella eredità, davvero.
In qualità di prigioniero politico, detenuto per volontà di Vostra Maestà per conto di un sovrano straniero imbarazzato, sono onorato di risiedere tra le mura di questa istituzione di livello mondiale. Davvero, il Vostro regno non conosce limiti.
Durante la Vostra visita, avrete l’opportunità di banchettare con le delizie culinarie preparate per i vostri fedeli sudditi con un generoso budget di due sterline al giorno. Assaporerete le teste di tonno miste e le onnipresenti forme ricostituite che sono presumibilmente fatte di pollo. E non vi preoccupate, perché a differenza di istituzioni minori come Alcatraz o San Quintino, non ci sono pasti comuni in una mensa. A Belmarsh, i prigionieri cenano da soli nelle loro celle, assicurando la massima intimità con il loro pasto.
Al di là dei piaceri gustativi, posso assicurarvi che Belmarsh offre ampie opportunità educative per i Vostri sudditi. Come dice Proverbi 22:6: «Educa un bambino nella via che deve seguire e quando sarà grande non se ne allontanerà». Osserverete le lunghe code al portello delle medicine, dove i detenuti raccolgono le loro prescrizioni, non per l’uso quotidiano, ma per l’esperienza che allarga gli orizzonti di un «grande giorno fuori», tutto in una volta.
Avrete anche l’opportunità di rendere omaggio al mio defunto amico Manoel Santos, un omosessuale che rischiava la deportazione nel Brasile di Bolsonaro e che si è tolto la vita a soli otto metri dalla mia cella usando una rozza corda ricavata dalle sue lenzuola. La sua squisita voce tenorile è stata messa a tacere per sempre.
Avventurandosi nelle profondità di Belmarsh, si trova il luogo più isolato all’interno delle sue mura: Healthcare, o “Hellcare” come lo chiamano amorevolmente i suoi abitanti. Qui vi meraviglierete di regole sensate pensate per la sicurezza di tutti, come il divieto di giocare a scacchi, mentre è consentito il gioco della dama, molto meno pericoloso.
All’interno di Hellcare si trova il luogo più glorioso ed edificante di tutta Belmarsh, anzi, dell’intero Regno Unito: la Belmarsh End of Life Suite, dal nome sublime. Ascoltate attentamente e potrete sentire le grida dei prigionieri: «Fratello, morirò qui dentro», a testimonianza della qualità della vita e della morte all’interno della Vostra prigione.
Ma non temete, perché c’è bellezza da trovare tra queste mura. Rifatevi gli occhi con i pittoreschi corvi che nidificano nel filo spinato e le centinaia di topi affamati che chiamano Belmarsh casa. E se venite in primavera, potreste persino intravedere gli anatroccoli deposti da germani reali all’interno della prigione. Ma non indugiate, perché i topi famelici assicurano loro una vita breve.
Vi imploro, re Carlo, di visitare la prigione di Sua Maestà Belmarsh, poiché è un onore che si addice a un re. Nell’intraprendere il Vostro regno, possa sempre ricordare le parole della Bibbia di Re Giacomo: «Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia» (Matteo 5:7). E possa la misericordia essere la luce guida del Vostro regno, sia all’interno che all’esterno delle mura di Belmarsh.
Il Vostro suddito più devoto,
Julian Assange
To His Majesty King Charles III,
On the coronation of my liege, I thought it only fitting to extend a heartfelt invitation to you to commemorate this momentous occasion by visiting your very own kingdom within a kingdom: His Majesty’s Prison Belmarsh. You will no doubt recall the wise words of a renowned playwright: “The quality of mercy is not strained. It droppeth as the gentle rain from heaven upon the place beneath.”
Ah, but what would that bard know of mercy faced with the reckoning at the dawn of your historic reign? After all, one can truly know the measure of a society by how it treats its prisoners, and your kingdom has surely excelled in that regard.
Your Majesty’s Prison Belmarsh is located at the prestigious address of One Western Way, London, just a short foxhunt from the Old Royal Naval College in Greenwich. How delightful it must be to have such an esteemed establishment bear your name.
It is here that 687 of your loyal subjects are held, supporting the United Kingdom’s record as the nation with the largest prison population in Western Europe. As your noble government has recently declared, your kingdom is currently undergoing “the biggest expansion of prison places in over a century”, with its ambitious projections showing an increase of the prison population from 82,000 to 106,000 within the next four years. Quite the legacy, indeed.
As a political prisoner, held at Your Majesty’s pleasure on behalf of an embarrassed foreign sovereign, I am honoured to reside within the walls of this world class institution. Truly, your kingdom knows no bounds.
During your visit, you will have the opportunity to feast upon the culinary delights prepared for your loyal subjects on a generous budget of two pounds per day. Savour the blended tuna heads and the ubiquitous reconstituted forms that are purportedly made from chicken. And worry not, for unlike lesser institutions such as Alcatraz or San Quentin, there is no communal dining in a mess hall. At Belmarsh, prisoners dine alone in their cells, ensuring the utmost intimacy with their meal.
Beyond the gustatory pleasures, I can assure you that Belmarsh provides ample educational opportunities for your subjects. As Proverbs 22:6 has it: “Train up a child in the way he should go: and when he is old, he will not depart from it.” Observe the shuffling queues at the medicine hatch, where inmates gather their prescriptions, not for daily use, but for the horizon-expanding experience of a “big day out”—all at once.
You will also have the opportunity to pay your respects to my late friend Manoel Santos, a gay man facing deportation to Bolsonaro’s Brazil, who took his own life just eight yards from my cell using a crude rope fashioned from his bedsheets. His exquisite tenor voice now silenced forever.
Venture further into the depths of Belmarsh and you will find the most isolated place within its walls: Healthcare, or “Hellcare” as its inhabitants lovingly call it. Here, you will marvel at sensible rules designed for everyone’s safety, such as the prohibition of chess, whilst permitting the far less dangerous game of checkers.
Deep within Hellcare lies the most gloriously uplifting place in all of Belmarsh, nay, the whole of the United Kingdom: the sublimely named Belmarsh End of Life Suite. Listen closely, and you may hear the prisoners’ cries of “Brother, I’m going to die in here”, a testament to the quality of both life and death within your prison.
But fear not, for there is beauty to be found within these walls. Feast your eyes upon the picturesque crows nesting in the razor wire and the hundreds of hungry rats that call Belmarsh home. And if you come in the spring, you may even catch a glimpse of the ducklings laid by wayward mallards within the prison grounds. But don’t delay, for the ravenous rats ensure their lives are fleeting.
I implore you, King Charles, to visit His Majesty’s Prison Belmarsh, for it is an honour befitting a king. As you embark upon your reign, may you always remember the words of the King James Bible: “Blessed are the merciful, for they shall obtain mercy” (Matthew 5:7). And may mercy be the guiding light of your kingdom, both within and without the walls of Belmarsh.
Your most devoted subject,
Julian Assange