Trump condannato per aggressione sessuale e diffamazione ai danni di Jean Carroll: risarcirà 5 mln di dollari

L’ex presidente era accusato di aver abusato della donna in un camerino di un centro commerciale nel 1996. Il tycoon: "Verdetto vergognoso, non so chi sia questa donna"

Donald Trump è stato condannato per aggressione sessuale e diffamazione nei confronti di Jean Carroll, giornalista 79enne che accusò di essere stata abusata sessualmente e poi diffamata. Il processo si è chiuso ieri ed ora il tycoon dovrà risarcirla di 5 milioni di dollari. L'ex presidente commenta sul social Truth il verdetto: "Non ho assolutamente idea di chi sia questa donna. Questo verdetto è una vergogna. Una continuazione della più grande caccia alle streghe di tutti i tempi".

Trump condannato per aggressione sessuale e diffamazione ai danni di Jean Carroll

È arrivato in tempi brevi il verdetto sulla denuncia presentata da Elizabeth Jean Carroll. La donna aveva raccontato di un fatto avvenuto circa trent'anni fa, quando lei era un personaggio celebre a Manhattan e guidava una rubrica sul magazine Elle. Secondo il racconto della donna, Trump avrebbe l'avrebbe costretta ad indossare un capo di biancheria intima dopo che le aveva chiesto in precedenza un aiuto per un regalo e dopo che Carroll si era rifiutata di indossarlo. Quest'ultima sarebbe poi stata sbattuta all'interno dei magazzini della Bergdorf Goodman, chiusa la porta e schiacciata contro la parete, immobilizzata.

Un racconto che non trova conferma nelle parole dell'ex premier, che ha accusato la donna di voler vendere più copie del suo libro: "Non so chi sia, non era il mio tipo", aveva dichiarato ed effettivamente il fatto che Trump non conosca la donna ritorna anche nelle dichiarazioni rilasciate dopo il processo che ha visto la giuria del tribunale di New York procedere con la condanna.

Donald Trump è incriminato anche in un altro caso, quello di aver spacciato come consulenza legale dei fondi che in realtà servirono per pagare il silenzio della pornostar Stormy Daniels che stava per raccontare i dettagli della loro storia risalente a dieci anni prima. Sul caso è stato anche messo il bavaglio social a Trump, impedendogli di condividere o postare sulle piattaforme online le informazioni ricevute dalla sua difesa durante la 'discovery' delle prove.