Sudan, più di 90 vittime e centinaia di feriti nei nuovi scontri: appello internazionale per fermare le violenze
La crescita delle vittime tra forze armate e le forze di supporto rapido (Rsf) ha portato alla richiesta di Antony Blinken e James Cleverly di riprendere i negoziati per cessare immediatamente le violenze
L’esercito militare regolare si contende il potere del Sudan con quello paramilitare delle forze di supporto rapito guidato da un generale legato al gruppo Wagner, Mohamed Hamdan Dalago, con il risultato di un aumento dei morti e delle vittime nel paese. Il sindacato dei medici sudanesi ha comunicato 97 nuove vittime nel conflitto nel paese, e più di 900 feriti fra civili e militari, molti dei quali non sono capaci di raggiungere ospedali a causa delle delle difficoltà negli spostamenti sul territorio.
Sudan, più di 90 vittime e centinaia di feriti nei nuovi scontri
A Khartoum continuano i bombardamenti, che hanno portato la città a essere senza acqua ed elettricità e il territorio a essere sempre più distrutto da lancio missili, cannoneggiamenti e bombardamenti aerei, soprattutto nella parte civile. L’unione africana ha tentano di stabilire un cessate il fuoco, ma senza troppi risultati, dato che durante l’apertura di corridoi umanitari, le sparatorie non si sono fermate.
Volker Perthes, capo della missione Onu in Sudan, si è dichiarato "estremamente deluso" da questo rispetto solo parziale della tregua umanitaria di tre ore che avevano precedentemente accettato.
La maggiore organizzazione umanitaria del mondo, il programma alimentare mondiale (Pam-Wfp) delle nazioni unite, ha sospeso temporaneamente le attività in Sudan a conseguenza dell’uccisione di suoi tre dipendenti e altri due feriti del Darfur settentrionali.
L’aumento della complessità della situazione ha portato reazioni internazionali tra cui il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha condannato “fortemente” le uccisioni e i feriti, e l’intervento dei ministri degli Esteri inglese e americano a richiedere una cessazione immediata delle violenze e una ripresa dei negoziati immediata tra esercito e paramilitari. Paesi confinanti al Sudan come Egitto, Sud Sudan e Kenya hanno dichiarato la loro disponibilità a mediare.