Putin non riconosce più sovranità della Moldavia in Transnistria, regione separatista. Nuovo Donbass?

Putin ha revocato un decreto del 2012 in cui riconosceva la sovranità parziale della Moldavia sulla regione indipendentista della Repubblica Moldava di Transnistria

Il presidente Vladimir Putin ha revocato un decreto del 2012 in cui riconosceva la sovranità parziale della Moldavia in Transnistria. Sul sito del Cremlino si legge che la decisione è stata presa per "garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali".

Russia non riconosce Moldavia in Transnistria

Vladimir Putin ha revocato un decreto del 2012 in cui riconosceva la sovranità parziale della Moldavia in Transnistria. Questo documento stabiliva la posizione russa nei confronti della regione separatista e tracciava le direttive per le politiche future nella zona. 

Per capire la portata del gesto di Putin è necessario ricapitolare brevemente la complicata storia della regione, collocata a nord est della Moldavia sul confine meridionale dell'Ucraina. La crisi secessionista che vorrebbe la Repubblica Moldava di Transnistria indipendente scoppia con la stessa nascita della Moldavia nei primi anni '90. 

Il 2 settembre 1990 la Transnistria votò unilateralmente la secessione dall'URSS e la formazione della nuova Repubblica Sovietica Pridnestrova di Moldavia. Il 27 agosto 1991 la Moldavia diviene ufficialmente indipendente dall'URSS, che sarebbe crollata il 26 dicembre di quell'anno, e comprende nei suoi confini anche l'autoproclamatasi Repubblica Moldava di Transnistria.

Nel 1992 le tensioni sfociarono in una guerra che vide fronteggiarsi l'esercito moldavo a fianco di volontari rumeni e la Guardia Repubblicana, formata per lo più da civili e da volontari russi e della vicina Ucraina. La Russia continuò a sostenere la legittimità del governo della Repubblica Moldava di Transnistria.

Nel 1993 il conflitto entrò in uno stallo con l'istituzione di un cordone per la pace sorvegliato da Russia, Moldavia e Repubblica di Transnistria: in totale c'erano 335 militari russi, 453 militari della Repubblica di Moldavia e 490 miliziani della Repubblica Moldava di Transnistria. Ad oggi la regione è militarmente occupata dalla Federazione Russa.

Questa soluzione non risolve la crisi indipendentista, ma permette agli attori di dialogare pacificamente. A favorire un negoziato stabile tra le parti c'è l'OSCE, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che vede fra i suoi membri anche gli Stati Uniti

La posizione della Russia nei confronti del governo moldavo si è ammorbidita solo nel 2003, quando ha proposto che in Moldavia si istituisse una Federazione (di fatto, quindi, dichiarando la Transnistria uno Stato interno alla Moldavia, non indipendente).

Rapporti Russia e Moldavia

La decisione russa di stamane potrebbe destabilizzare ulteriormente la zona perché è come se togliesse voce in capitolo alla Moldavia, de iure sovrana del territorio. Sul sito del Cremlino si legge che la decisione è stata presa per "garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali", con chiaro riferimento alla vicina Ucraina. 

Si potrebbe ipotizzare che Putin voglia schierarsi con i secessionisti per sfruttare la Transnistria come piattaforma per attaccare l'Ucraina da sud. 

Altri invece ritengono che Putin non arriverà a tanto, però intravedono nella decisione odierna l'ennesimo tentativo di destabilizzare uno Stato già fragile. La Moldavia, infatti, è tutt'oggi un paese complesso, con un'anima filo-europeista e una filo-russa. Inoltre, ha subito un forte impatto dalla guerra russo-ucraina: l'inflazione è schizzata al 25% e ha dovuto accogliere 700mila profughi, un numero esorbitante per un Paese di poco più di due milioni e mezzo di abitanti. 

Creare ulteriori disordini interni potrebbe creare l'occasione per abbattere il governo attuale e metterne uno più favorevole alla Russia. Già il 14 febbraio la presidente della Moldavia Maia Sandu ha paventato il pericolo di un colpo di Stato filorusso a Chișinău, la capitale. Secondo lei l'obiettivo sarebbe "fermare il processo di integrazione europea".