Meloni a Kiev da Zelensky: "No jet all’Ucraina”. E rinnega Putin: “Aiuti Covid? Era un altro mondo”
Il premier italiano in conferenza stampa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: "Dall'Italia ogni genere di supporto militare, finanziario e civile". E poi la sviolinata: l'Ucraina "mi ha ricordato l'Italia del Risorgimento"
La conferenza stampa di Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky a Kiev è appena terminata. Il premier italiano, tra le prime cose, ha ribadito il "pieno sostegno" alla causa ucraina: "L'Italia non intende tentennare e non lo farà".
Meloni a Kiev da Zelensky: "No jet all'Ucraina"
"Al cospetto del mondo l'Ucraina ha già vinto la sua battaglia per affermare la sua identità" dichiara la leader di Fratelli d'Italia. "L'Italia darà ogni possibile assistenza perché si creino le condizioni di un negoziato" - prosegue nel suo intervento Giorgia Meloni - "ma fino ad allora darà ogni genere di supporto militare, finanziario, civile. Chi sostiene anche militarmente l'Ucraina è chi lavora per la pace".
Già, perché ormai è noto che la via per la pace è lastricata di armi e buone intenzioni. Quali armi poi, dipende dalle richieste. E Zelensky non ne ha fatte poche: sulle letterine ai pezzi grossi dell'Ue ha scritto spesso "jet". Giorgia Meloni, però, mostra ancora qualche riserva: "Quando c'è un aggredito tutte le armi sono difensive. Al momento non c'è sul tavolo l'invio di aerei, è una decisione da prendere con i partner internazionali. Ci siamo concentrati su sistemi di difesa antiaerea, Samp-T, Spada, Skyguard".
Il discorso vira poi sul tema dell'assistenza infrastrutturale: "L'Italia lavora ad una conferenza sulla ricostruzione da tenersi in aprile. Serve un cambio di passo, bisogna lavorare da adesso, penso che l'Italia possa recitare un ruolo da protagonista con le sue eccellenze strategiche". Eccellenze che, a quanto pare, funzionano meglio all'estero che in patria, date le condizioni di emergenza in cui versano ancora decine di famiglie ormai facenti parte di una specie a sé, quasi folkloristica: i "terremotati".
Ma il picco di pathos dell'intervento meloniano deve ancora arrivare. Riferendosi alla "eroica reazione di un popolo disposto a fare tutto ciò che va fatto per difendere la sua libertà, la sua sovranità e la sua identità", le sue parole si soffermano su un paragone inusuale, per dirla con un eufemismo: "Mi ha ricordato la nascita dello Stato italiano: c'era un tempo in cui si diceva che l'Italia fosse solo un'espressione geografica. Ma col Risorgimento ha dimostrato di essere una nazione. Qualcuno diceva che era facile piegare l'Ucraina perché non era una nazione. Ma con la vostra capacità di combattere avete dimostrato di essere una straordinaria nazione". Insomma, ci mancava poco che iniziasse a gorgheggiare "l'Ucraina s'è desta".
Conferenza Meloni-Zelensky a Kiev, il premier italiano a Putin: "Aiuti Covid? Era un altro mondo”
Nei confronti di Putin, poi, e dell'aggressione russa, l'inquilina di Palazzo Chigi rivendica la necessità di "essere seri": "Una pace vera si consegue ribadendo che la comunità internazionale non accetta l'invasione di Stati sovrani - tuona il premier italiano - non accetta un mondo in cui è la forza a ridisegnare i confini fra gli Stati, in cui chi ritiene di essere militarmente più forte ritiene di avere il diritto di invadere suo vicino". Un discorso delicato da pronunciare a poche ore di distanza dal rinvio, per capriccio statunitense, del voto al Consiglio di Sicurezza Onu in merito alla questione israelo-palestinese. Giusto per stare in tema di invasioni e ingerenze sui confini dei vicini.
Quanto alle dichiarazioni odierne del presidente russo dirette all'Italia, il commento è breve ma lapidario: "Non so se quello di Putin era un avvertimento ma il tempo del Covid era un altro mondo. Il mondo è cambiato dopo il 24 febbraio e non è una scelta che abbiamo fatto noi".