Giorno della memoria, Russia esclusa dalla celebrazione ad Auschwitz: la memoria violentata

È accaduto realmente, i russi sono stati esclusi dalla celebrazione della giornata della liberazione di Auschwitz

La memoria storica è una cosa ottima, direi quasi un imperativo categorico della vita pubblica. Più che mai nel tempo della cancel culture, che pretende di spazzare via il passato con un colpo di spugna come se mai fosse esistito, il dovere del ricordo della memoria diventa innaggibile. Non c'è progetto senza memoria, non c'è vita degna senza ricordo e senza aspettativa. Come diceva Adorno, la funzione educativa della memoria si condensa in questa prescrizione: che Auschwitz non si ripeta mai più! Che sia tributato imperituro rispetto alle vittime di quell'orrore! Altra cosa è l'uso ideologico della memoria, che è cosa ampiamente criticabile: nel pieno rispetto delle vittime e dell'orrore che hanno patito, la memoria non può essere convertita in una clava morale sugli europei, colpevolizzati in eterno e dunque in eterno destinati ad accettare la presenza occupante, sul proprio territorio, di una delle forze che li ha liberati. Vale a dire degli Stati Uniti d'America con le loro basi militari disseminate su tutto il territorio europeo. Né può essere utilizzata oggi come un'arma contro i russi, che nel 1945 peraltro liberarono Auschwitz dall'orrore nazista (già, non furono gli americani, nonostante le rappresentazioni hollywoodiane). Insomma, celebrare la memoria non significa incorporarla ideologicamente in un progetto di politica presente, offendendo le vittime che l'orrore hanno a suo tempo subito. Siamo davvero sicuri che escludere i russi dalla celebrazione della giornata della liberazione di Auschwitz sia un buon servizio reso alla memoria? O forse si tratta di una offesa violenta e inaccettabile alla memoria stessa? Sì alla memoria storica, no ai suoi usi ideologici.

di Diego Fusaro