Colpo di stato in Perù, il presidente Castillo scioglie il Parlamento e impone il coprifuoco

Una mossa giunta nel giorno in cui il Congresso si riuniva per votare la terza mozione di impeachment contro di lui "per incapacità morale"

In Perù è in atto un colpo di stato. Lo denunciano i media del Paese, ed è rappresentato dalla mossa di Pedro Castillo, presidente peruviano che ha sciolto il Parlamento e ha dichiarato lo stato di emergenza. Castillo, ha annunciato quest'oggi la chiusura temporanea del Congresso e la convocazione di nuove elezioni parlamentari. In un messaggio alla nazione, il presidente, ha annunciato un "governo di emergenza" e ha convocato elezioni parlamentari anticipate. Una mossa giunta nel giorno in cui il Congresso si riuniva per votare la terza mozione di impeachment contro di lui. Inoltre, i ministri hanno annunciato le loro dimissioni, accusando il presidente peruviano, Pedro Castillo, di minare lo stato di diritto.

Golpe in Perù, Castillo scioglie il Parlamento

"Il Congresso ha rotto l'equilibrio dei poteri per instaurare la dittatura del Congresso con l'avallo della sua Corte Costituzionale”, ha affermato il presidente peruviano. Castillo ha anche decretato il coprifuoco a partire da oggi dalle 22 alle 4, nonché la chiusura del Congresso della Repubblica ed il sequestro della Magistratura. Il socialcomunista presidente del Perù, secondo i media effettuerà un colpo di stato sciogliendo il Congresso per impedire loro di continuare a indagare sui crimini di cui è accusato. Ed ha intimato a tutti coloro che posseggono armi di consegnarle al più vicino posto di polizia nel giro di 72 ore.

Pedro Castillo è in carica dal 18 luglio 2021 ed è attualmente messo con le spalle al muro dal Parlamento con una mozione di sfiducia per "incapacità morale". Si tratta della terza iniziativa durante l'anno, varata dall'opposizione di centrodestra ed accolta nell'ordine del giorno con 73 voti a favore, 32 contrari e 6 astensioni. Ma che non ha lasciato il Presidente con le mani in mano. Le due precedenti mozioni, respinte puntavano alla sua destituzione. Questa è prevista dalla Costituzione e nel caso in cui venisse accolta, permette al Parlamento di assumere il controllo politico dell'esecutivo a fronte del vuoto di potere generato dalla destituzione.