Giuliano Di Bernardo: "È tempo che Stati Uniti, Russia e Cina dialoghino per la pace"
Intervista esclusiva al Gran Maestro Giuliano Di Bernardo
Professore, le sue precedenti interviste hanno espresso il suo punto di vista sulla guerra di Ucraina. Lo scenario internazionale si è da allora modificato. Qual è lo stato di cose attuale?
Nelle mie precedenti interviste, raccolte in un volume e pubblicate da “Jouvence” col titolo “Guerra Russia-Ucraina: verso la terza guerra mondiale. Il punto di vista di un Gran Maestro della Massoneria”, ho fatto alcune previsioni che, più o meno, si si stanno realizzando. Per intendere lo stato attuale del conflitto, è necessario esaminarlo sui tre livelli in cui esso si svolge: la guerra e le armi, l’economia e la finanza, l’antropologia filosofica. Per quanto riguarda il primo livello, assistiamo a un cambiamento nella strategia di Putin. L’inizio del conflitto è stato denominato “operazione speciale” e non guerra. Non è solo una questione terminologica. Come la storia insegna, quando i russi dichiarano guerra, esprimono la volontà di distruggere tutto, cose e uomini. Non era questa l’intenzione di Putin. Ciò che egli voleva ottenere riguardava l’annessione delle regioni del Donbass e soprattutto mettere in sicuro la Crimea contro attacchi dell’Ucraina. Putin sapeva che l’Ucraina sarebbe stata supportata dagli Stati Uniti e dalla NATO, ma non avrebbe mai immaginato un impegno di armi, denaro e intelligence come in effetti è avvenuto. Il dado era tratto e non si poteva tornare indietro. Dopo alcuni mesi, la guerra aveva prodotto la parziale distruzione delle più belle e famose città dell’Ucraina, la fuga di milioni di ucraini e tanta sofferenza. L’operazione speciale di Putin aveva creato una situazione di stallo che aveva prodotto troppi morti da entrambe le parti. Era necessario cambiare strategia, anche perché in Russia si stava formando un atteggiamento verso la guerra che imputava a Putin di essere stato troppo morbido e richiedeva l’inizio della guerra vera e propria (i falchi). Putin, nonostante sia considerato in Occidente un macellaio, era contrario e ha adottato una soluzione intermedia, che consiste nella distruzione delle infrastrutture allo scopo di lasciare gli ucraini al freddo e senza derrate alimentari. Questa nuova strategia, ancora in atto, sta dando i suoi risultati. Gli abitanti dell’Ucraina stanno andando incontro a un inverno come non si era più visto dalla Seconda guerra mondiale. La stessa cosa è avvenuta nelle regioni del Donbass: milioni di filorussi si sono trasferiti in Crimea e l’esercito russo distrugge le infrastrutture con missili e colpi di cannone, per renderlo inospitale agli Ucraini. L’inverno, che si avvicina, gioca a favore dei russi. Io spero per gli ucraini che Putin non sia costretto a cambiare ancora la strategia, per attuare una guerra vera e propria.
Da più parti, si comincia a invocare una tregua per arrivare alla pace. Emergono tre posizioni diverse: non inviare più armi, continuare a inviare armi per dare forza all’Ucraina al tavolo delle trattative, continuare a inviare armi fino alla sconfitta della Russia. Premetto che ogni posizione è giustificabile, se esaminato dal proprio punto di vista. La prima posizione è sostenuta da tutti coloro i quali pensano che l’invio delle armi in Ucraina favorisce l’escalation del conflitto e allontana la pace. Tra costoro, vi sono il papa e io stesso. La seconda posizione è sostenuta dagli Stati Uniti e dai Capi di stato dell’Unione Europea, con un’importante differenza: mentre l’Europa, che sta subendo gravi danni dalla guerra, spera nella sua cessazione in tempi brevi, gli Stati Uniti vogliono infliggere alla Russia un grave danno per insegnarle a restare nei propri ranghi. In realtà, è una lezione che si vuole impartire alla Cina tramite la Russia. Poiché saranno loro a stabilire se e quando l’obiettivo sarà raggiunto, la fine della guerra sarà decisa dal presidente Biden. L’Europa potrà solo sperare che ciò avvenga in tempi brevi. La terza posizione ha un solo sostenitore: Zelensky. Il suo potere e la sua fortuna dipendono dalla guerra che dovrebbe continuare fino alla sconfitta totale della Russia. In tal modo, si riannetterebbero non solo le regioni del Donbass ma anche la Crimea. È per difendere questa visione che ha chiesto agli ucraini di morire e di sopportare infinite sofferenze. Se la guerra venisse interrotta, per lui sarebbe la fine. Per comprendere la guerra in corso ed eventuali suoi esiti, è opportuno riflettere anche sul tipo di armi che vengono impiegate dalle parti in causa. La differenza è sostanziale. Gli Stati Uniti, che hanno le cinque più importanti aziende che producono armi nel mondo, hanno sviluppato una tecnologia che tende a potenziare le armi tradizionali: ad esempio, se un cannone sparava con una gittata di 10 km, adesso può sparare fino a 100 km. La Russia, viceversa, oltre a questo, ha implementato una tecnologia di diverso tipo, come attestano, in particolare, il missile che viaggia alla velocità dieci volte la velocità del suono (10 mach) che vola basso e non è intercettabile dai radar, il missile spaziale che distrugge i satelliti artificiali che ruotano intorno alla terra con una precisione impressionante, il sommergibile atomico detto “mostro dei mari”, che ha una supremazia assoluta nel dominio degli oceani. Con l’uso di queste armi, la Russia può raggiungere qualsiasi obiettivo, distruggere i satelliti artificiali e i cavi sotto gli oceani che rendono possibile le comunicazioni internazionali. Queste armi non si impiegano in guerre locali come quella di Ucraina, ma in una guerra mondiale dove domineranno incontrastati. In conclusione, possiamo affermare che le armi dell’impero americano consentono di vincere le guerre locali, mentre le armi dell’impero orientale sono deputate per vincere la guerra mondiale.
Il secondo livello del conflitto, che riguarda l’economia e la finanza, ha origine con il crollo del muro di Berlino, che segna la fine della guerra fredda. L’impero sovietico è un cumulo di macerie e gli Stati Uniti assurgono al ruolo di “guardiani” del mondo. Lo esercitano mediante l’area del dollaro, che segna il loro incontrastato dominio nel commercio, nella finanza nello sviluppo industriale. Esiste sul pianeta Terra un solo impero: quello americano. Tuttavia, il tempo passa e due giganti si risvegliano: la Russia e la Cina. La Russia che Putin eredita da Gorbaciov e da Yeltsin altro non è che un cumulo di macerie. Con grandi capacità e una pazienza da certosino, egli inizia la ricostruzione. In pochi decenni, la Russia torna a essere una potenza mondiale, che aspira a un ruolo dominante nelle vicende umane internazionali. La Cina, dal canto suo, si risveglia dal sonno millenario e guarda a un futuro che la vede protagonista. Quando sono stato in Cina nel 1985 per instaurare relazioni con le Università di Pechino, Nanchino e Shanghai, ho trovato un paese che ancora viveva secondo uno stile che apparteneva ai secoli passati. In meno di cinquant’anni, la Cina è diventata il secondo paese nell’economia mondiale, è all’avanguardia nella tecnologia biologica e medica e nella comunicazione 5G. Controlla numerosi Stati in Oriente, in Africa e nell’America Latina. L’attuale presidente, Xi Jinping, ha realizzato un accordo (patto) con Putin, che è la premessa per una visione condivisa che dovrebbe portarli al dominio del pianeta Terra. Sul piano economico, commerciale e finanziario la Cina ha inventato la piattaforma denominata “Via della seta”, il cui scopo è quello di formare un’alternativa all’area del dollaro, che è il cuore pulsante del mondo occidentale. Questa piattaforma, cui hanno aderito i paesi della “BRICS” (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sta creando seri problemi al dollaro, come ammette la Goldman & Sachs. Paradossalmente, la “Via della seta” sta avendo un impulso anche dalle sanzioni imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dall’Europa.
Gli Stati Uniti possono tollerare tutto tranne l’indebolimento del dollaro, che è lo strumento più potente mediante cui esercitano il controllo del nostro pianeta. Ricordo, al riguardo, che Hillary Clinton decretò la fine di Gheddafi solo perché aveva dichiarato l’intenzione di uscire dall’area del dollaro.
Come possono tollerare che i paesi della BRICS e i loro alleati non solo rifiutino il dollaro ma creino addirittura un’alternativa?
Poiché fautore e protagonista di tutto ciò è la Cina, è proprio la Cina che dev’essere fermata. La guerra di Ucraina è solo una mossa che colpisce la Russia affinché la Cina intenda. Una prova di ciò si trova proprio negli Stati Uniti, in cui Trump e Biden, pur rappresentando visioni alternative diverse, sostengono entrambi la volontà di tenere a bada la Cina.
Dal punto di vista geopolitico, l’impero americano è costretto a frenare la crescita di potere della Cina e della Russia. Ne va di mezzo il proprio futuro. In tal caso, è responsabile della guerra che sta insanguinando l’Ucraina. Tuttavia, un’altra ipotesi è possibile: può darsi che Cina e Russia, dopo aver constatato la fragilità in cui versa l’impero americano a causa delle sue contraddizioni e conflitti ai vertici del potere, abbiano deciso di dargli un colpo finale per accentuarne lo stato di crisi. In tal caso, l’operazione speciale di Putin contro l’Ucraina sarebbe il primo atto di un attacco deliberato cui farà seguito l’attacco a Taiwan. Se le cose stanno così, la posta in gioco non è il destino dell’Ucraina né la riannessione di Taiwan alla Cina, ma lo scontro tra due concezioni dell’uomo e della vita irriducibili l’una all’altra. L’antropologia che vincerà dominerà il pianeta Terra.
Arriviamo così al terzo livello, che riguarda lo scontro antropologico tra Oriente e Occidente, tra liberalismo e totalitarismo. Tutte le guerre, fin qui combattute dalle società umane, sono state caratterizzate dai tre livelli precedentemente esaminati. La differenza va ricercata nel diverso valore che è stato loro attribuito. Nella guerra in corso e i suoi possibili sviluppi, il livello che predomina sugli altri è quello antropologico. Anche se la guerra è causata principalmente da cause economiche, i risultati che da essa emergeranno riguardano l’uomo, la vita e il mondo. Sarà questo uomo, così inteso, che avrà il governo assoluto dell’umanità. Ma come sarà? Sarà espressione di un’antropologia liberale che pone l’individuo, la democrazia, il capitalismo e la religione a suo fondamento o sarà espressione di un’antropologia totalitaria che pone a suo fondamento lo stato, la dittatura, il capitalismo e l’etica? Il futuro dell’umanità sarà caratterizzato da una di queste due antropologie, in maniera assoluta e totale.
Non vi sarà la loro coesistenza. L’antropologia vincente esprimerà l’Uno-dio che governerà il pianeta Terra. Su questo argomento, sto scrivendo un libro intitolato “Liberalismo contro totalitarismo: due antropologie a confronto per la conquista del pianeta Terra”.
Quali sono le conseguenze più rilevanti della guerra?
Come avviene di sovente nella storia umana, questa guerra ha arricchito alcuni e arrecato sofferenze indicibili ad altri. I primi ad averne tratto vantaggio sono gli Stati Uniti, i quali hanno ottenuto due risultati da lungo tempo desiderati: l’interruzione dei rapporti dell’Unione Europea con la Russia e l’indebolimento della Germania. Il primo risultato fornisce agli Stati Uniti un enorme profitto economico, che consiste nella vendita del loro gas a un prezzo che è quattro volte quello che l’Europa pagava alla Russia. Ma non solo perché le più importanti aziende europee, dato l’alto costo dell’energia, stanno emigrando negli Stati Uniti portandovi ingenti capitali. Vi guadagna anche la Russia, che continua a vendere i suoi prodotti aggirando le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Europa. A vedere l’altro lato della luna, troviamo che la Russia ha notevolmente rafforzato le sue risorse economiche e finanziarie, dirottando verso Oriente e l’Africa le sue attività. La Cina, l’India e gli altri paesi del BRICS comprano dalla Russia tutto ciò di cui hanno bisogno, dal gas alle armi. Ne trae enormi vantaggi la Cina, che continua i commerci con la Russia e con i paesi occidentali, al riparo da sanzioni economiche. A soffrirne, sono l’Ucraina e l’Europa. Quando parlo di Ucraina, faccio riferimento alla popolazione e non ai suoi governanti che sono i veri responsabili di tante sofferenze. Gli oligarchi ucraini, da Zelensky a Podorosky, sono uomini ricchissimi che hanno proprietà in tanti paesi del mondo.
Certamente non stanno soffrendo il freddo e la fame. Ho tanti amici in Ucraina, tra professori e gente comune. Mi scrivono e mi parlano delle loro sofferenze. Tutti mi chiedono quando finirà il loro calvario. Zelensky afferma con spavalderia che gli ucraini sono pronti a morire per l’Europa e per la NATO. Perché i nostri bravi conduttori di programmi televisivi non fanno a intervistarli? Se l’Ucraina piange, l’Europa non sta meglio. Le sanzioni che gli Stati Uniti le hanno imposto ci stanno rendendo tutti più poveri. Ricordo la fame e la sofferenza che ho dovuto subire durante la Seconda guerra mondiale e nel dopoguerra. Pensavo che sarebbero state solo un ricordo conservato nel cassetto della mia memoria. Ma non è così. Quell’incubo sta ritornando. A farne da alfiere è la Germania che si vede sull’orlo di un abisso dove la crisi economica potrebbe buttarla. La Germania ha fondato le sue ricchezze economiche soprattutto privilegiando la Russia come suo partner. Il gasdotto sottomarino Nord Stream che porta il gas russo in Germania, è stato irrimediabilmente danneggiato, mettendo in grave crisi l’economia tedesca. In Germania e altrove, c’è chi pensa che a volerlo siano gli Stati Uniti. Vero o falso una cosa è certa: sono loro che ne hanno tratto vantaggio. L’Italia, che è legato al carro della Germania, ne seguirà le sorti. La crisi della Germania, purtroppo, si estende ai suoi partners europei, prima fra tutti l’Italia. I governanti del nostro paese hanno voluto essere i primi della classe, nel fornire armi all’Ucraina senza esercitare alcun controllo. L’Italia è l’unico paese in Europa che mantiene segreto il tipo di armi che invia.
Poiché è perlomeno strano, non possiamo non chiedere il perché. Nessuna risposta. È recente la dichiarazione di un eminente esponente della maggioranza di governo secondo cui lo fanno perché lo faceva anche il governo Draghi. Ma vi sembra questa una risposta? A me no. Forse mi considerano un inutile idiota. Molti hanno sperato che il nuovo governo facesse una politica estera diversa da quella di Draghi, che si era supinamente sottomesso alla volontà di Biden. Illusione perduta poiché dalle dichiarazioni del presidente Meloni si evince chiaramente che, per quanto riguarda la guerra di Ucraina, s’intende continuare sulla via intrapresa dal suo predecessore. Quando ha incontrato Biden in margine al G20, il presidente americano le ha chiesto di fare qualcosa che non aveva chiesto neanche a Draghi: chiudere tutte le collaborazioni con la Cina messe in atto con il trattato stipulato dal governo Conte riguardanti la “Via della seta”. Cosa farà? Staremo a vedere. Questa è la realtà delle cose anche se gli imbonitori di casa nostra continuano a bersagliarci con il recondito messaggio che è giusto soffrire per difendere l’autodeterminazione dell’Ucraina ad entrare nell’Unione Europea e nella NATO. Ne vale proprio la pena? A voi l’ardua sentenza.
Quali previsioni si possono fare sull’esito di questa guerra?
Io penso che Stati Uniti, Russia e Cina non abbiano alcuna intenzione di scatenare una guerra mondiale, almeno perché non hanno la certezza di vincerla. Ne è prova il missile caduto in Polonia. A prescindere dal fatto che il missile fosse ucraino fatto arrivare in Polonia da Zelensky per esacerbare la situazione e costringere gli alleati a impegnarsi in una guerra mondiale, la NATO e la Polonia non sono caduti nella trappola preparata ad arte dal presidente ucraino. Assisteremo ad accuse e contro-accuse secondo i dettami della propaganda messa in atto dalle parti in causa. Avremo anche momenti di estrema tensione che sembrano voler portare irrimediabilmente verso la guerra totale. La ragione dovrebbe proteggerci dalla barbarie, a meno che non accada qualcosa di imprevedibile che sia la scintilla della deflagrazione mondiale. Questo pericolo esiste e si chiama Zelensky. Il presidente ucraino ha promesso al suo popolo di sopportare ogni sofferenza in cambio della vittoria sulla Russia, che significa il ripristino dell’integrità territoriale del suo paese, riannettendo non solo il Donbass ma anche la Crimea. Molti gli hanno creduto. Dal punto di vista militare, ciò significa combattere fino alla sconfitta della Russia. Come conseguenza, si afferma il rifiuto categorico di ogni proposta di tregua e di pace. Come ho detto sopra, saranno gli Stati Uniti a decidere quando la guerra dovrà finire. Far finire la guerra significa trovare un accordo tra le parti in cui entrambi rinunciano a qualcosa. Non è pensabile dire a Putin di finire la guerra e di tornarsene a casa rinunciando al Donbass e alla Crimea. Qualsiasi accordo di pace presuppone che parte del territorio ucraino sia annesso alla Russia. Se, tuttavia, Zelensky rifiuta ogni accordo di pace, gli Stati Uniti dovranno costringerlo. Si verrebbe così ad aprire un varco nel loro accordo. Cosa potrebbe succedere? Gli Stati Uniti ci hanno insegnato che, quando un alleato fedele non serve più ed è di ostacolo, si può eliminare. Così hanno fatto con l’Iraq di Saddam Hussein quando lo hanno rifornito di armi e denaro per fare guerra all’Iran. Poi, essendo diventato scomodo, lo hanno eliminato. Così hanno anche fatto con Osama Bin Laden. Questo Zelensky lo sa e teme al solo pensarlo. In conclusione, Zelensky è un ostacolo sulla via della pace. Se gli Stati Uniti non sapranno controllarlo come si dovrebbe, allora egli, preso dalla disperazione o da megalomania, potrebbe attuare l’antico detto “muoia Sanzone con tutti Filistei”. Sarebbe la fine del pianeta Terra.