Cina, zero covid, 110 milioni di persone in lockdown a Guangdong per 16mila casi

La Cina stretta nella morsa della politica "zero covid" si trova di fronte a continui lockdown a intermittenza che mettono in difficoltà la popolazione

La Cina con la sua politica "zero covid" rimane l'unico Paese nel mondo più invischiato nella lotta contro il virus. Tutto questo nonostante i suoi effetti devastanti per l'economia e il crescente malcontento popolare che da giorni serpeggia a Guangzhou. Adesso anche la provincia del Guangdong, che conta 110 milioni di abitanti è finita in lockdown dopo i soli 16mila casi riportati nelle ultime 24 ore. La maggioranza dei nuovi casi è concentrata qui, mentre sono 28mila i nuovi contagi che comunicano dalla Cina nelle ultime 24 ore. Numeri che stridono con il totale della popolazione. E Guangding adesso col doppio della popolazione italiana e 1/10 dei casi, paga il prezzo più caro.

Cina, zero covid, a Guangdong lockdown per 16mila casi

Gli ultimi dati che rileva il Dragone sono un record. Anche Pechino messa alle strette con scuole e ristoranti chiusi e dipendenti pubblici in smart working coi suoi 1438 casi. Chiuse anche le palestre, mentre l'11 novembre scorso la Cina - che finora aveva seguito una rigidissima politica di tolleranza zero sul Covid - aveva allentato alcune restrizioni. D'altronde non sono più una novità i lockdown ad intermittenza che utilizza il Paese di Xi Jinping per contenere il virus. Delle politiche che gli abitanti hanno imparato a non accettare, non servendosi della mascherina all'aperto e per questo venuti puniti.

Per Yanzhong Huang, esperto di salute del think tank americano Council on International Relations non vi è alcun "segnale che i vertici cinesi siano pronti ad abbandonare presto zero Covid" ed un altro anno della medesima misura porterebbe a "un disastro per l'economia cinese e potrebbe esacerbare le tensioni sociali fino a giungere a un punto di rottura, che minaccerebbe la stabilità del regime e potrebbe anche causare una crisi di legittimità". Ma è vero anche il contrario: aprire il Paese troppo in fretta è rischioso, perché la Cina potrebbe "trovarsi di fronte a un'ondata virale accompagnata da mortalità di massa, che travolgerebbe rapidamente il suo fragile sistema sanitario", avverte.