Russia, il capo del gruppo Wagner Prigozhin ammette: "Abbiamo interferito con elezioni USA"

Il "cuoco di Putin", capo del potente esercito mercenario Wagner, lancia una ambigua ammissione "Abbiamo interferito in modo chirurgico". Guerra psicologica o desiderio di attenzione?

Yevgeny Viktorovich Prigozhin è senz'altro, tra le personalità di spicco della "corte" di Putin, uno degli elementi più indecifrabili. Capo dei mercenari del gruppo Wagner, ormai principale forza d'urto dell'esercito russo in Ucraina, ha sempre avuto un comportamento erratico: dal denigrare il ministro della difesa Shoigu, a indecifrabili elogi a Zelensky, stavolta ha alzato la posta: tramite il sito della sua compagnia di catering Concordin, ha affermato pubblicamente di avere avuto un ruolo nel influenzare le elezioni americane che portarono alla vittoria Donald Trump. Come interpretare questa ammissione? Un tentativo di attirare l'attenzione oppure un tentativo di confondere il nemico?

Prigozhin, capo dei Wagner: "Abbiamo interferito in modo chirurgico e continueremo a farlo"

Prigohzin è l'oligarca al centro di numerosi servizi ormai indispensabili per il Cremlino. Dopo aver avviato business nella ristorazione, conquistò la confidenza di Putin servendogli personalmente da mangiare in una fatale sera del 2001. Da allora, gode di una sorta di immunità totale, che consente a lui di fare ciò che vuole, e a Putin di fargli fare tutto ciò che non può fare legalmente secondo le leggi russe. Tra cui la creazione di una potente armata mercenaria, il gruppo Wagner.

Nel 2016, è stato accusato di avere aperto una troll farm, ossia un servizio attraverso cui bombardava i social, attraverso account fake, di propaganda filo-russa e filo-Trump: elezioni, quelle del 2016, su cui ancora grava l'accusa di una forte influenza del Cremlino. Guerra laterale, dunque, che era valsa allo "Chef di Putin" la proibizione a entrare negli USA e altre sanzioni. Azioni che oggi Prigozhin rivendica: leggiamo un messaggio scioccante, in cui sostanzialmente conferma le accuse. Il timing non è casuale: coincide con le importantissime elezioni mid-term che avvengono negli Stati Uniti.

"Abbiamo interferito, stiamo interferendo e continueremo a farlo. In modo accurato, preciso, chirurgico, in un modo che è unico per noi".

Dobbiamo dunque interrogarci: come interpretare un atto del genere? 

Sappiamo che Prigozhin non è un personaggio comune, né istituzionale. Anzi, lui guadagna tanto più potere tanto più le istituzioni russe sono deboli: nel carnaio della guerra in Ucraina, in cui le truppe regolari russe hanno esibito una pessima performance, i "suoi" mercenari Wagner hanno invece combattuto benissimo, divenendo protagonisti insostituibili di qualsiasi azioni offensiva russa. Prigozhin ha più volte pubblicamente criticato e umiliato Gerasimov Shoigu, rispettivamente capo di Stato Maggiore e Ministro della Difesa; i "regolari" che lui si appresta, secondo molti, a sostituire. C'è chi lo pronostica come nuovo ministro della difesa, e chi, persino, come successore di Putin. Con un messaggio del genere, Prigozhin vuole attirare attenzione mediatica, fondamentale per il suo personaggio: vuole esibire pubblicamente il suo potere, persino quello di cambiare il corso delle elezioni di una superpotenza straniera. Dunque, la prima ipotesi: si tratta di una vanteria, della rivendicazione di una azione efficace. Secondo il giornalista Guido Olimpo, Prigozhin vuole presentarsi come "Mr. Wolf" in Pulp Fiction, un tuttofare che risolve ogni problema.

Seconda ipotesi: Prigozhin vuole confondere le carte. Gettare scompiglio nel campo avversario rivendicando sfacciatamente una accusa, secondo la quale, certamente, i servizi segreti e le istituzioni democratiche degli USA fanno una pessima figura. Dunque una sorta di trolling, un dire "ve l'ho fatta sotto al naso", un modo di provocare, diffondere disordini e sospetti.

Di certo, questa affermazione rende ancora più inquietante la figura di Prigozhin, forse ormai saldamente avviato ad essere il numero 2 della Russia di Putin. Ora i Wagner hanno anche un quartiere generale a San Pietroburgo, e sono collaboratori espliciti della Difesa: è il ritratto di un esercito che si "mercenarizza", sotto il comando di un individuo "eversivo" e senza controlli che accumula sempre più potere.