Ucraina, l'appello pacifista di Yurii Sheliazhenko che bacchetta Zelenskyj: "Chi, se non noi stessi, può fermare la guerra?"

"Se siamo uomini liberi, abbiamo il diritto di decidere se continuare ad alimentare questa guerra o al contrario se vogliamo che il nostro Paese cessi l'invio di armi"

L’appello pacifista di Yurii Sheliazhenko

E’ accettabile mettere a rischio la sicurezza di milioni di esseri umani, imporre sacrifici, distruggerne il benessere senza che quei milioni di esseri umani siano chiamati a decidere se vogliono la guerra o la ripudiano come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali?

A quasi settant’anni dalla pubblicazione del Manifesto per la Pace di Bertrand Russell e Albert Einstein, è lecito alimentare una guerra nella quale le parti belligeranti sparano razzi contro una centrale nucleare?

Non è forse vero quanto scritto quasi settant’anni fa? “Dobbiamo cominciare a pensare in una nuova maniera. Dobbiamo imparare a chiederci non che mosse intraprendere per offrire la vittoria militare al proprio gruppo preferito, perché non ci saranno poi ulteriori mosse di questo tipo; la domanda che dobbiamo farci è: che passi fare per prevenire uno scontro militare il cui risultato sarà inevitabilmente disastroso per entrambe le parti?”. Ciascuno di noi è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità: se siamo – come ci hanno insegnato – uomini liberi, abbiamo il diritto di decidere se vogliamo continuare ad alimentare questa guerra o al contrario se vogliamo che il nostro Paese cessi l’invio di armi.

In un articolo intitolato "L'etica della guerra" (gennaio 1915), il filosofo britannico Bertrand Russell, convinto oppositore dell’entrata in guerra dell’Impero Britannico nella Prima Guerra Mondiale, scrisse: "La giustificazione delle guerre di autodifesa è molto comoda, poiché per quanto ne so non c'è mai stata una guerra che non fosse di autodifesa". Non si tratta dunque di stabilire chi abbia torto e chi ragione: per questo esistono i Tribunali internazionali e gli storici. Si tratta di stabilire se noi siamo davvero uomini liberi.

O se un signore chiamato Jens Stoltenberg può dettare la linea dei nostri governanti, mettere a rischio la nostra sicurezza, imporre sacrifici, distruggerne il nostro benessere per allargare la sfera d’influenza della NATO. Perché questo è il punto nodale: la guerra russo ucraina è una guerra di prestigio, una “guerra per l’egemonia”, la più esecrabile nell’oscena gerarchia delle guerre, quella più deprecata da Bertrand Russell.

Chi, se non noi stessi, può fermare la guerra?

Il movimento pacifista ha un’utilità proprio in tempi come questi, in cui alimentare la guerra sembra essere l’unica soluzione presa in considerazione dai nostri governanti.

La pace deve essere imposta dal basso, così come la guerra non deve essere imposta dall’alto.
E spetta a tutti noi il compito di manifestare per la pace, indipendentemente dalle nostre convinzioni individuali. Perché la pace, unicamente la pace, ci consente di vivere pienamente le nostre vite di esseri umani. Perché la guerra è un crimine contro l’umanità, un ritorno alla barbarie, un mezzo di risoluzione delle controversie internazionali che i nostri Costituenti hanno ripudiato perché ne avevano sperimentato nelle loro vite tutto l’orrore. Riporto, nella sua versione integrale, l’appello alla pace di Yurii Sheliazhenko, ucraino, membro del direttivo della rete pacifista internazionale World Beyond War, Segretario esecutivo dell’Ukrainian Pacifist Movement e membro dell’Ufficio europeo per l’obiezione di coscienza.

“Viviamo in tempi difficili che richiedono coraggio per promuovere la pace. Quando nazioni vicine con una storia intrecciata cominciano a opprimersi, distruggersi e uccidersi a vicenda anno dopo anno, sul proprio territorio o invadendo il territorio del vicino…Quando scrivi su Facebook che la Carta delle Nazioni Unite richiede la risoluzione pacifica di tutte le controversie e che, pertanto, il presidente Putin della Russia e il presidente Zelensky dell’Ucraina dovrebbero cessare il fuoco e avviare colloqui di pace – e ricevi commenti pieni di oscenità e maledizioni…

Quando viene proclamata la legge marziale e la mobilitazione totale e i fucili vengono consegnati a migliaia di persone appena reclutate e i selfie con i fucili diventano di tendenza sui social e nessuno sa chi e perché qualcuno improvvisamente spara in strada…

Quando anche i civili in un condominio si preparano ad accogliere il nemico con le molotov, lo raccomanda l’esercito, e cancellano dalla loro chat un vicino percepito come un traditore solo perché ha invitato la gente a stare attenta, a non bruciare la casa comune e a non permettere ai militari di usare i civili come scudo umano…
Quando suoni lontani di esplosioni dalle finestre si mescolano nella mente con messaggi di morte e distruzione, e odio, e sfiducia, e panico, e chiamate alle armi, a più spargimento di sangue per la sovranità…
…è un’ora buia per l’umanità. Dobbiamo sopravvivere e superarla, e impedire che si ripeta. Il Movimento pacifista ucraino condanna tutte le azioni militari da parte della Russia e dell’Ucraina nel contesto dell’attuale conflitto. Condanniamo la mobilitazione militare e l’escalation dentro e fuori l’Ucraina, comprese le minacce di guerra nucleare.

Lanciamo un appello alla leadership di entrambi gli Stati e alle forze militari affinché facciano un passo indietro e si siedano davvero al tavolo dei negoziati. La pace in Ucraina e nel mondo può essere raggiunta solo in modo nonviolento. La guerra è un crimine contro l’umanità. Pertanto, siamo determinati a non sostenere alcun tipo di guerra e a lottare per la rimozione di tutte le cause di guerra. È difficile rimanere calmi e sani di mente ora, ma con il sostegno della società civile globale è più facile.
Purtroppo, anche i guerrafondai stanno spingendo la loro agenda in tutto il mondo. Chiedono più aiuti militari per l’Ucraina e sanzioni economiche distruttive contro la Russia. La Nato dovrebbe fare un passo indietro dal conflitto sull’Ucraina, aggravato dal suo sostegno allo sforzo bellico e dalle aspirazioni di adesione del governo ucraino all’Alleanza.

La Nato dovrebbe idealmente sciogliersi o trasformarsi in un’alleanza per il disarmo. L’Ucraina non dovrebbe schierarsi con nessuna grande potenza militare, che siano gli Stati Uniti, la Nato o la Russia. In altre parole, il nostro paese dovrebbe essere neutrale. Il governo ucraino dovrebbe smilitarizzare, abolire la coscrizione, risolvere pacificamente le dispute territoriali riguardanti Donbass e Crimea e contribuire allo sviluppo di una futura governance globale nonviolenta, invece di cercare di costruire uno Stato nazionale del 20° secolo armato fino ai denti.

Sarà più facile negoziare con la Russia e i separatisti se si condividerà la visione che l’Ucraina, il Donbass e la Crimea in futuro saranno insieme su un pianeta unito senza eserciti e confini. Anche se alle élite manca il coraggio intellettuale di guardare al futuro, la comprensione pragmatica dei benefici del mercato comune dovrebbe aprire la strada alla pace.

Tutti i conflitti dovrebbero essere risolti al tavolo dei negoziati, non sul campo di battaglia; il diritto internazionale lo richiede e non c’è altro modo plausibile per risolvere le controversie emergenti dai traumatici eventi del 2014 a Kiev, Crimea e Donbass, dopo otto anni di spargimento di sangue da parte delle forze ucraine e filorusse e con l’attuale tentativo militarista aggressivo russo di annullare quel cambio di regime in Ucraina.

Invece di affogare nella rabbia gli ultimi legami umani, abbiamo bisogno più che mai di preservare e rafforzare i luoghi di comunicazione e cooperazione tra tutte le persone sulla Terra, e ogni sforzo individuale di questo tipo ha un valore.
La nonviolenza è lo strumento più efficace e progressivo per la governance globale e la giustizia sociale e ambientale, rispetto alle illusioni sulla violenza sistemica e la guerra come panacea, soluzione miracolosa per tutti i problemi socioeconomici.
L’Ucraina e la Russia non hanno forse sofferto abbastanza per capire che la violenza non funziona? Putin e Zelensky dovrebbero impegnarsi in colloqui di pace seriamente e in buona fede, come politici responsabili e rappresentanti dei loro popoli, sulla base di interessi pubblici comuni, invece di combattere per posizioni che si escludono a vicenda.”

di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia