"Orrore a Mosca": Il titolo che avrei voluto leggere sui principali quotidiani (e non ho letto)

Darya Dugina viene fatta a pezzi e nessuno – a parte Elisabetta Frezza – dimostra un minimo di compassione, nessuno traccia la linea tra ciò che è guerra e ciò che è crimine.

SCRITTI PANDEMICI

L’orrore del presente: il peggio del passato che ritorna.
C’è un fil rouge che lega i protagonisti di questo distopico presente: la tolleranza nei confronti dell’ideologia nazista. Per qualcuno, la frase di Vladimir Putin “denazificare l’Ucraina” era semplice propaganda. Il fatto che una Nazione che aspirava a diventare membro dell’Unione Europea e della NATO avesse quale Presidente del Parlamento Andrij Parubij, non era che un dettaglio insignificante. Parubij nel 1991, a Kiev, fondò il Partito Social-Nazionale d'Ucraina, di stampo neonazista, insieme a Oleh Tjahnybok, che in seguito assumerà il nome di Unione Pan-Ucraina "Libertà" (Svoboda). Dal 1998 al 2004 fu anche a capo dei Patrioti d'Ucraina, organizzazione paramilitare armata. Nell'inverno 2013-2014 fu un importante leader delle proteste di Euromaidan che portarono alla deposizione di Viktor Janukovyč, svolgendo il ruolo di comandante delle "forze di autodifesa del Maidan".
Nel settembre 2018 fu oggetto di polemiche per una sua affermazione durante una trasmissione televisiva: Parubij affermò infatti in quell'occasione che Adolf Hitler sarebbe stato la più grande persona a praticare la democrazia diretta…
In Italia, l’Articolo 604 bis del Codice Penale recita:
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito: a) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; (omissis)”.
Ciò nonostante, atti di discriminazione per motivi nazionali sono stati commessi nei confronti di cittadini della Federazione Russa del tutto innocenti, o meglio “colpevoli” di essere russi. Ciò nonostante, l’intera stampa nazionale ha sostenuto a spada tratta i governanti in carica in Ucraina senza una seria riflessione su cosa significhi, oggi esattamente come in passato, essere nazista.
L'ideologia razzista di Hitler, che identifica l'ariano come razza "geniale" e l'ebreo come "parassita", dichiara la necessità per i tedeschi di cercare spazio vitale (Lebensraum) a est a spese degli slavi e degli odiati marxisti della Russia.
Secondo Hitler, era "la sacra missione del popolo tedesco... riunire e preservare gli elementi razziali più preziosi... ed elevarli alla posizione dominante". "Tutti coloro che non appartengono a una buona razza sono pula", scriveva Hitler. Era necessario che i tedeschi "si occupassero non solo dell'allevamento di cani, cavalli e gatti, ma anche della purezza del proprio sangue". Hitler attribuì un significato internazionale all'eliminazione degli ebrei, che "deve necessariamente essere un processo sanguinoso", scrisse. In Ucraina, Stepan Bandera, oggi cantato come eroe nazionale, ha aderito al nazismo e si è reso direttamente responsabile della morte di migliaia di ebrei.
L’ideologia nazista ha causato uno tra i peggiori crimini di massa della storia, l’olocausto. Uomini e donne, aderendo alle ignobili e antiscientifiche teorie razziali di Joseph Arthur de Gobineau (e in particolare al Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane), convinti di far parte di una razza superiore, hanno fatto (e naturalmente omesso di fare) cose che a una persona normale, sana di mente, appaiono aberranti, contro natura, bestiali.
Cose analoghe – che debbono essere chiamate col loro giusto nome: crimini – hanno fatto le milizie neonaziste nel Donbass. La strage di Odessa, naturalmente, ma anche episodi di questi ultimi mesi. Prigionieri russi evirati, colpiti da proiettili alle ginocchia, lasciati morire come se la loro vita non avesse alcun valore. Tutte le belle intenzioni, tutti i buoni propositi contenuti nelle Convenzioni internazionali (in primis la Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949 sul trattamento dei prigionieri di guerra) in fumo: “E’ la guerra”, ha scritto qualche autorevole giornalista. “No, è un crimine di guerra”, rispondo io, giurista.
Amnesty International ha documentato questi crimini e, apriti cielo, qualcuno si è indignato che finalmente si facesse luce anche sui crimini commessi dagli ucraini.
Ma nulla è cambiato nelle teste bacate dei nostri giornalisti: Darya Dugina viene fatta a pezzi e nessuno – a parte Elisabetta Frezza – dimostra un minimo di compassione, nessuno traccia la linea tra ciò che è guerra e ciò che è crimine.
Il mondo non si può permettere di consentire la sopravvivenza dell’ideologia nazista. Chiunque non si dichiari apertamente indignato davanti ai crimini di guerra (di ambo le parti, naturalmente), è un maledetto bastardo, esattamente identico a tutti coloro (e furono moltissimi) che assistettero senza far nulla (e questa è la migliore delle ipotesi, molti collaborarono, altri in cuor loro ne gioirono) al rastrellamento degli ebrei nelle nostre civilissime città Occidentali.
Il titolo del vostro quotidiano preferito avrebbe dovuto essere “Orrore a Mosca” o qualcosa di simile. Ma voi, cari giornalisti, siete obnubilati dalla vostra stessa propaganda. Per questo, noi lettori ci dobbiamo difendere. Non leggendovi.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia