Guerra delle targhe, l’Onu avverte Kosovo e Serbia: “Pronti a intervenire”

Il segretario generale delle Nazioni unite, Jens Stoltenberg, ha parlato in una conferenza stampa congiunta. Nulla di fatto nel tavolo tra Kurtic, Vucic e l’Ue

L’Onu avverte Kosovo e Serbia sulla guerra delle targhe. “Se la situazione dovesse deteriorarsi siamo pronti a intervenire”, ha detto ieri il segretario generale delle Nazioni unite, Jens Stoltenberg, intervenendo nelle due conferenze stampa tenute col primo ministro kosovaro, Albin Kurti, e col presidente serbo, Aleksandar Vucic. Il messaggio di Stoltenbergè chiaro: se le tensioni tra Pristina e Belgrado sulla conversione delle targhe automobilistiche per i serbi residenti nel nord del Kosovo non dovessero attenuarsi, l’Onu agirà di conseguenza. Sul fronte europeo, invece, il tavolo tra l’Ue, Kurtic e Vucic, che si è tenuto oggi a Bruxelles, si è concluso con un nulla di fatto.

Guerra delle targhe, l’Onu avverte Kosovo e Serbia: “Dialogo unica via”

“La nostra missione di pace in Kosovo è focalizzata sul mandato ricevuto dall’Onu: dovesse la situazione deteriorare siamo pronti a intervenire”, ha ribadito Stoltenberg. “Il dialogo è l’unica soluzione per la regione. La nostra posizione è chiaramente illustrata dal mandato dell’Onu e lo rispettiamo, siamo un attore neutrale, la nostra missione prevede, tra le varie cose, di far rispettare il movimento libero delle persone”. Il segretario generale, promettendo un intervento rapido nel caso in cui la situazione non si dovesse sbloccare, ha ricordato che “in Kosovo abbiamo 4mila soldati e già la loro presenza ha un valore di stabilità”.

Continuano le accuse reciproche tra Kurti e Vucic

Il premier kosovaro Kurti, però, non sembra intenzionato a rivedere la sua decisione (la legge sulle targhe dovrebbe entrare in vigore l’1 settembre). “È una misura legale secondo la nostra costituzione”, ha detto. “I cittadini del Kosovo sono legittimati a stare in allerta per le azioni distruttive della Serbia in linea con l’agenda della Russia per l’Europa. Da una parte c’è lo stato democratico del Kosovo, dall’altra strutture illegali serbe, con la presenza di gang criminali: non dobbiamo abbandonare le politiche basate sui valori e la tolleranza zero sul crimine organizzato”. Toni non esattamente conciliatori. E Vucic? “La Serbia è pronta a rispettare tutti i trattati che ha firmato, vogliamo evitare ogni possibile escalation con la Nato: crediamo di non avere dato adito ad alcuna provocazione”, ha sottolineato. “Da 180 giorni ci accusano di preparare azioni militari, ma non è accaduto nulla. Abbiamo bisogno di un approccio razionale, di negoziati, di trovare compromessi. E noi siamo pronti”.

Nulla di fatto nel tavolo di Bruxelles: “Ma l’Ue non molla”

Anche l’Unione europea, tramite l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è intervenuta per cercare di smorzare le tensioni tra Kosovo e Serbia. L’incontro, però, è stato solo interlocutorio. “Non è stato un vertice normale o regolare, è stato un incontro di gestione della crisi, con l’obiettivo di calmare la situazione sul campo”, ha precisato Borrell. “Nel lungo giorno di incontri bilaterali e trilaterali, il risultato da segnare per l’Ue è di essere riuscita a continuare a far dialogare le parti, per creare un clima di stabilità e di sicurezza nella regione. I due leader hanno concordato continue discussioni su base regolare, per velocizzare il percorso su un’agenda concordata. Non c’è ancora un accordo, ma questa non è la fine della storia. C’è ancora tempo e l’Ue non molla”.