Draghi in Israele: dal "muro del pianto" per la pace con Putin, alla ricerca del gas perduto
Mario Draghi va in Israele per stimolare il tavolo delle trattative con Vladimir Putin oppure per accordarsi sul gas insieme al primo ministro? Ecco due letture diverse di una stessa vicenda che potrebbe tradire il dietrofront sulle sanzioni a seguito dei corridoi del grano aperti da Mosca, o forse no...
E siamo sempre lì, al drammatico giro di boa del gas russo a cui tutti dicono di voler rinunciare, ma nessuno mai ci riesce. Sono passati ormai due mesi dal tour africano di Cingolani e di Maio che hanno attraversato i paesi dell'Africa nera e quelli nordafricani, facendosi addirittura tirare dentro al progetto del Nigal, un gasdotto di 4000 chilometri che attraversa l'Africa nera, il Niger e arriva fino all'Algeria attraversando guerriglie e giungle sahariane. L'obiettivo era convincerli ad esportare un gas che nemmeno sapevano di avere.
Draghi in Israele: il dietrofront dopo i corridoi del grano
Adesso però Draghi ha deciso di dare una sterzata all'economia italiana e magari sogna di fare da apripista anche a quella europea, andando in Israele alla ricerca di gas. Perché come avevano detto alcuni economisti in merito alla possibilità di uno scudo anti-spread, nulla sarebbe cambiato se non si fosse intervenuti sul gas price. E così Draghi che non crede nella politica di aumento dei tassi sui titoli annunciati dalla Bce, ci sta provando con la ricerca del gas in Israele, così come scrive Bloomberg. Ma in Italia l'interpretazione del viaggio a Gerusalemme di Draghi è diverso: il capo della finanza armata, farebbe marcia indietro sulle sanzioni, disposto a portare sul tavolo delle trattative il presidente della federazione russa Vladimir Putin.
E lo fa coinvolgendo lo stesso primo ministro israeliano Isaac Herzog, che lo ospita insieme al ministro degli esteri Yair Lapid. La finanza armata di cui parlava il Financial Times ha dunque gettato lo scudo? Forse. Pesavano infatti alle navi russe che sfilavano nel mar Mediterraneo, con l'ultimo incrociatore russo il Varyag che lambiva le coste di Santa Maria di Leuca. E così la marina militare italiana ha dovuto fare i conti con sé stessa, tra rassicurazioni alla stampa e risposte da dare alla pubblica opinione.
Draghi in Israele: dialogare con Putin o accordarsi sul gas?
Si tratta di un dietrofront da parte di Mario Draghi rispetto alle sanzioni? Forse. La finanza armata che le aveva ideate e organizzate contro la Russia, tramite Ursula von der Leyen e la presidente della Federal Reserve che, proprio oggi, si dovrà esprimere su un possibile innalzamento dei tassi, così come ha già fatto la Banca Centrale Europea annunciando che entro settembre ci sarà un innalzamento ulteriore dello 0,25%.
Draghi ormai si fida di Israele, l'unico che potrebbe costruire un percorso negoziale affiancando la Turchia: "In momenti di incertezza e di guerra come quelli che stiamo vivendo è ancora più importante opporsi con fermezza l'uso politico dell'odio. Dobbiamo promuovere la tolleranza, il rispetto reciproco, l'amore per il prossimo questi sono i veri ingredienti di una pace duratura". Parole di pace preferite dinanzi alla comunità italiana nel tempio di Gerusalemme, che nulla hanno a che fare con le parole riportate da Bloomberg secondo cui draghi avrebbe detto: "vogliamo ridurre la nostra dipendenza dal gas Russo e accelerare la transizione energetica verso gli obiettivi climatici che abbiamo fissato".
Anche Ursula von der Leyen in un discorso a sud di Israele invece avrebbe addirittura ammonito il Cremlino: "il comportamento del Cremlino rafforza solo la nostra determinazione a liberarci dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi. Ora ora stiamo esplorando modi per intensificare la nostra cooperazione energetica con Israele".
Più che una missione di pace quella di Mario Draghi, sembra quasi una dichiarazione di guerra.
di Maria Melania Barone