100 giorni di guerra in Ucraina, la situazione sul campo: perché la pace è lontana

Dopo 100 giorni di guerra in Ucraina non si intravede ancora la fine del conflitto: i russi hanno conquistato il 20 per cento del territorio ucraino ma non si parla di negoziati

Dopo 100 giorni di guerra in Ucraina, la situazione sul campo mostra chiaramente che la fine delle ostilità è ancora lontana. Nata come "operazione militare speciale" da portare a termine in pochi giorni, l'invasione russa è diventata una vera e propria guerra dai tratti novecenteschi, visto che sul campo si è arrivati ben presto a una situazione di logoramento. Il conflitto può essere diviso in due fasi. Una prima, cominciata il 24 febbraio e conclusa tra la fine di aprile e l'inizio di maggio, in cui la Russia ha cercato di circondare l'Ucraina sferrando un'offensiva su più fronti: dal Nord, sfruttando la porosità del confine tra Ucraina e Bielorussia; da Est, con direttrici Kharkiv e il Donbass; e da Sud, usando come piattaforma la Crimea

100 giorni di guerra in Ucraina, situazione sul campo: perché fine è lontana

Dopo qualche settimana la strategia si è rivelata disastrosa: gli ucraini sono stati in grado di resistere infliggendo al nemico pesanti perdite sia in termini di uomini che di mezzi militari. Il piano studiato da Vladimir Putin, che prevedeva anche la presa di Kiev e la destituzione di Volodymyr Zelensky, da sostituire con un leader fantoccio filorusso, non si è realizzato. Per questo Mosca ha deciso di riorganizzare l'offensiva, concentrando gli sforzi bellici nel Donbass. 

Un cambio di strategia coinciso anche con l'evento che per ora sta segnando la svolta di questa guerra: la presa di Mariupol. Dopo settimane di assedio nell'immenso impianto di Azovstal, grande quanto un quarto dell'intera città, il battaglione Azov e i marines della 36ma brigata si sono arresi consegnandosi ai russi. Non è stata solo la resa di qualche centinaio di uomini coraggiosi, ma anche il venir meno di un simbolo dell'opposizione al nemico, che in tutto il Paese aveva fatto anche da "carburante psicologico". 

Dall'operazione militare speciale alla liberazione del Donbass

Con la presa della città portuale sul mare d'Azov, Mosca ha potuto rivendicare il primo grande successo militare: la conquista di un corridoio di terra che dal Donbass porta direttamente in Crimea, attraversando tutta la fascia costiera del mar d'Azov, che da quel momento diventa praticamente un lago russo. Non solo, perché da quel momento i russi possono puntare a prendere anche i territori a Ovest della Crimea, in particolare Odessa, visto che Kherson è stata conquistata nelle prime fasi di guerra.

Da quel momento l'assalto di Mosca assume uno slancio nuovo: persino i servizi di intelligence del Regno Unito ammettono che l'avanzata è "lenta ma tangibile" nel Donbass. Dall'ultima settimana di maggio i russi cingono d'assedio la città di Severodonetsk, nell'oblast di Lugansk. Per molti la città è vicina a cedere: se così fosse, i russi potrebbero aprirsi un corridoio verso la parte centrale del Paese e dirottare gli sforzi nell'oblast di Kharkiv, dove si trova la seconda città più importante del Paese, che dà il nome alla regione.