Embargo petrolio Russia, trovato l'accordo in Ue. Il trionfo di Orban

Il Consiglio europeo ha raggiunto l'intesa sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca ma si tratta di un accordo al ribasso: l'Ungheria ha ottenuto tutto ciò che voleva

Trovato l'accordo in Ue sull'embargo al petrolio russo: un'intesa che certifica il trionfo di Orban. Dopo un mese di completo stallo, con fughe in avanti a suon di dichiarazioni smentite nel giro di qualche ora, alla fine l'Unione europea ha raggiunto il consenso unanime per approvare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia dall'inizio del conflitto in Ucraina. Per settimane il provvedimento è stato congelato per l'incapacità dei 27 Paesi membri di trovare una soluzione sull'embargo al petrolio russo. Ora il via libera è arrivato, come annunciato durante la notte sia dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel che dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ma si tratta di una vittoria su tutto il fronte per il premier ungherese Viktor Orban, che ha ottenuto tutto ciò che voleva. 

Embargo petrolio Russia, trovato l'accordo in Ue. Il trionfo di Orban

Le crepe all'interno dell'Unione emergono persino dai tweet con cui i rappresentanti delle sue istituzioni annunciano l'accordo: Michel parla di un taglio dei 2/3 delle forniture di petrolio russo, von der Leyen sale al 90% entro la fine dell'anno. Al di là delle contraddizioni nelle dichiarazioni tuttavia, i limiti emergono analizzando nel dettaglio le misure adottate. L'embargo riguarda solo il petrolio esportato dalla Russia via mare ed entrerà in vigore solo tra sei mesi. Nell'immediato, insomma, non cambia nulla nonostante i proclami.

Oltre il principio di massima, però, ci sono una serie di eccezioni che riducono la portata della misura. A cominciare da quella che riguarda l'Ungheria, che potrà continuare a importare il greggio da Mosca attraverso l'oleodotto Druzhba e potrà rifornirsi anche via mare in caso di interruzione delle forniture per un danneggiamento all'oleodotto. In teoria la deroga sarebbe temporanea, ma è probabile che diventi permanente. Una vittoria su tutta la linea per il premier ungherese Orban, dunque, che non ha dovuto cedere su nulla. 

Le altre misure del sesto pacchetto di sanzioni

Dietro il veto di Budapest si sono riparati anche altri Paesi europei: anche Bulgaria e Croazia hanno ottenuto una serie di esenzioni, così come la Repubblica Ceca, che dovrà azzerare le importazioni di petrolio russo solo alla fine del 2023. A trarre beneficio anche la Polonia e la Germania, che ricevono petrolio dallo stesso oleodotto ungherese ma che si sono impegnate a non farne più uso entro la fine dell'anno. 

Oltre al petrolio, i 27 hanno approvato anche l'esclusione dal sistema di pagamenti internazionali Swift della più importante banca russa, la Sberbank e l'inserimento nella blacklist di altre personalità vicine al presidente Vladimir Putin, a cominciare dal patriarca Kirill. Non sono state incluse nel pacchetto altre misure che invece sembravano destinate a passare: il divieto per le navi europee di trasportare petrolio russo così come il divieto per i cittadini russi di vendere beni immobili nel territorio dell'Unione.