Embargo petrolio russo, von der Leyen pessimista: "Basse aspettative di accordo"

Pochi minuti prima dell'inizio del Consiglio europeo la presidente della Commissione europea von der Leyen si è detta pessimista sull'accordo per il sesto pacchetto di sanzioni

La presidente della Commissione europea von der Leyen si è detta pessimista sull'embargo del petrolio russo: "Basse aspettative di accordo". Con ogni probabilità il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca slitterà ancora. A confermarlo, non le voci di corridoio dei funzionari europei alla vigilia del Consiglio europeo, ma la presidente della Commissione europea che dice chiaramente che non c'è ancora l'intesa tra i 27 Paesi europei. A bloccare il pacchetto, ancora una volta, l'embargo sul petrolio russo. Una misura drastica, che la stragrande maggioranza degli Stati membri sarebbero pronti a prendere e su cui fa decisamente muro il premier ungherese Viktor Orban. Il leader di Budapest, infatti, si è scagliato contro le istituzioni europee, definite "irresponsabili" perché hanno inserito il tema nel calendario della discussione pur in assenza di un accordo. 

Embargo petrolio russo, von der Leyen pessimista: "Basse aspettative"

Stamattina il clima era molto più positivo. L'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, si era detto sicuro che oggi pomeriggio si sarebbe arrivati a un accordo: "Nel prossimo pacchetto di sanzioni contro la Russia non falliremo sull’embargo petrolifero", aveva detto sicuro in un'intervista alla radio France Info. Esternazioni che sembravano confermate dal fatto che gli ambasciatori europei avevano inserito il blocco delle esportazioni di greggio nelle conclusioni del vertice dei capi di Stato e di governo, contrariamente alle aspettative.

Un segnale di quanto l'accordo all'unanimità sembrasse a un passo. Le indiscrezioni parlavano di un'intesa ottenuta grazie a un approccio molto soft: in una prima fase l'embargo sarebbe dovuto scattare fra sei mesi e riguardare soltanto il petrolio trasportato via mare. Dal blocco sarebbe stato risparmiato l’oleodotto Druzhba, fondamentale per le forniture di Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. 

L'opposizione di Orban che paralizza l'intesa

Ma le dichiarazioni della von der Leyen e del leader ungherese all'arrivo a Bruxelles hanno rimesso in discussione tutto. In caso di ulteriore stallo per le prossime 48 ore, il segnale mandato dall'Unione europea sarebbe pessimo: l'arrivo del sesto pacchetto di sanzioni era stato annunciato quasi un mese fa, il 4 maggio. Da allora l'iniziale unità dei Paesi membri è andata via via sgretolandosi fino alla paralisi assoluta. 

"Al momento non c'è un accordo sull'embargo al petrolio russo, siamo in una situazione veramente difficile, essenzialmente per il comportamento irresponsabile della Commissione Ue", ha attaccato duramente Orban, che poi ha spiegato perché non è arrivato ancora il via libera: Budapest vuole la garanzia che nel caso in cui l'oleodotto diventasse inservibile, visto che attraversa il territorio ucraino che è zona di guerra, sarà possibile ottenere il petrolio russo in altri modi.