Putin è morto! La bufala dai giornali britannici fa il giro del mondo
La morte di Putin comparsa prima sul Mirror e sul Daily Star fa il giro del mondo ma è una fake news
Lo volevano morto a tutti i costi e siccome non ci sono ancora riusciti, qualche giornale britannico ha deciso di tessere ancora la narrativa di uno zar malato, stavolta facendolo letteralmente morire.
Putin è morto, ma solo sul Mirror
Dal cancro al cervello, notizia proveniente addirittura da qualche funzionario del Ministero dell'Interno italiano, al cancro alla gola che lo avrebbe sicuramente stroncato entro tre mesi. All'ultima teoria che invece gli dà soltanto sei mesi di vita e che contraddice l'analisi delle intelligenze occidentali che avrebbero visto quella di Putin trattenere i dolori allo stomaco durante uno dei suoi video, segno che il famoso cancro per cui avrebbe dovuto subire una importante operazione, secondo altri giornali avvenuta proprio qualche giorno fa, sarebbe stata per un cancro allo stomaco.
La morte di Putin è un'ipotesi realistica?
A chi credere? A cosa serve scrivere queste cose soltanto basandosi su un presunto gonfiore al volto che avrebbe indicato l'utilizzo di corticosteroidi? Probabilmente ad alimentare l'odio dell'opinione pubblica nei confronti del teppistello di Mosca che ha osato invadere l'Ucraina.
Stavolta però i tabloid britannici hanno fatto l'upgrade battendo tutti: a far morire Putin ci hanno pensato loro pubblicando una notizia che vedrebbe il Presidente della Federazione russa morto, e con l'intelligence impegnata nell'utilizzo di controfigure. La notizia deriverebbe dall'informazione dei capi del MI6 che parlano di un cancro del sangue, forse di una leucemia. A pubblicare per primo la notizia tuttavia non è stato il Mirror, che a oggi sta facendo tamtam in telegram, ma il Daily Star. Segno che questa narrativa, assolutamente sfornita di prove concrete è basata sulla presunta dichiarazione di qualche sedicente capo dell'intelligence, ed è in grado soltanto d'innalzare l'audience a livelli mai pensati prima.
di Maria Melania Barone