Prigionieri Azovstal, Mosca dice no a scambio con oligarca filorusso Medvedčuk

Si complica la strada dei negoziati tra Russia e Ucraina: da Mosca si definisce improbabile lo scambio di prigionieri tra i combattenti di Azovstal e l'oligarca filorusso

Mosca dice no a uno scambio tra i prigionieri dell'acciaieria Azovstal e l'oligarca filorusso Medvedčuk. Il negoziato tra Russia e Ucraina per giungere quantomeno a un cessate il fuoco preparatorio a un vero e proprio accordo è più lontano. Oggi, lunedì 23 maggio, sarà una giornata ricordata per la condanna all'ergastolo del primo soldato russo accusato di crimini di guerra e per il probabile processo, in parallelo, dei combattenti ucraini catturati dai russi al termine dell'assedio dell'acciaieria Azovstal. Di conseguenza, di fronte a questo muro contro muro in versione giudiziaria, è molto improbabile che le due parti tornino a parlarsi a stretto giro. Lo scenario che si prospetta è dunque quello di una guerra che si prolungherà nelle prossime settimane con la consueta violenza, soprattutto nella regione orientale del Donbass dove gli ucraini stanno cercando di respingere in tutti i modi la lenta avanzata russa. 

Prigionieri Azovstal, Mosca dice no a scambio con oligarca filorusso 

È successo tutto nel giro di una mattina. Da Kiev è arrivata la notizia della prima condanna per crimini di guerra di un soldato russo, il 21enne Vadim Shishimarin. Un esito annunciato, al quale probabilmente non in modo casuale ha risposto la Russia raffreddando la pista di una consegna dei prigionieri ucraini dell'acciaieria Azovstal nel contesto di uno scambio. Sembrava l'ipotesi più probabile, all'indomani della resa.

Invece adesso le possibilità sono precipitate. Le dichiarazioni del viceministro degli Esteri russo Andrei Rudenko avevano fatto ben sperare, visto che non avevano escluso le possibilità di uno scambio. Le voci più credibili davano per possibile lo scambio con l'oligarca filorusso Viktor Medvedčuk, catturato all'inizio del conflitto. Le dichiarazioni del diplomatico però sono state subito smentite dal capo della Repubblica Popolare di Donestsk e soprattutto dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il primo, come aveva già fatto capire nei giorni scorsi, è un sostenitore della linea intransigente nei confronti dei combattenti considerati neo-nazisti in Russia.

Le parole di Peskov e le difficoltà di Zelensky

E lo stesso braccio destro di Putin, Peskov, ha definito improbabile questo esito conciliante: "Poiché Medvedchuk non è un militare è difficile pensare che possa essere scambiato con i militari che si sono arresi ad Azovstal", ha spiegato. "Credo che tutto ciò che non contraddica il buon senso sia possibile", ha concluso il funzionario. 

Adesso lo scenario per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si fa molto complicato. Il leader del governo di Kiev contava di riportare in Ucraina gli eroi dell'Azovstal, che hanno alimentato la resistenza ucraina nei primi tre mesi di conflitto col loro eroismo. Il timore del presidente è che ora possa essere accusato di aver consegnato i miliziani del battaglione Azov al nemico, col conseguente calo di popolarità.